Pareti

“Bonatti era senza eguali”. Simon Messner e Martin Sieberer sulla nord del Cervino

Ancora Bonatti al Cervino, questa volta per mano di Simon Messner e Martine Sieberer. “Avevamo in mente questa salita da anni” confida Messner. “Ma trovarla in condizione non è facile”. Poi ecco che giornate e temperature sembrano perfette. Si salta su un treno per Zermatt e via, su per i pendii ghiacciati dall’autunno alla ricerca di una via difficile e poco ripetuta che nel tempo si sta guadagnando un posto tra le grandi classiche del nostro tempo.

All’ombra della montagna, per un’intera giornata, hanno ricalcato i passi di Walter Bonatti sulla mitica via con cui lo scalatore lombardo ha detto addio all’alpinismo estremo nel febbraio del 1965, a soli 35 anni. “Abbiamo un grande rispetto per Walter che ha aperto questa via nel 1965, da solo, in inverno e rimanendo in parete per più giorni” affermano i due. “Salendo fa quasi impressione pensare che non esiste un posto per bivaccare. O ti porti amaca e sacco come ha fatto Bonatti, oppure sei costretto a rimanere in piedi”.

Preso il primo treno della giornata per Zermatt Simon e Martin hanno iniziato il loro avvicinamento ancora alla luce delle frontali. Verso le 9 si sono trovati di fronte alla grande parete, pronti ad attaccare la via. “Di solito è troppo tardi per iniziare la salita lungo una via del genere, ma dato che le condizioni sembravano ok abbiamo continuato”. Slegati hanno proseguito fino alla “traversata degli angeli” dove la complessità del terreno ha suggerito di tirare fuori le corde e aumentare il grado di sicurezza. Non trovando un posto per bivaccare ci siamo detti: andiamo avanti. I polpacci bruciavano, ma siamo stati bravi”. La parete, gelata dalle rigide temperature, si presentava ricoperta di ghiaccio duro come il marmo. “Tra delicati passaggi su roccia friabile e questo ghiaccio durissimo non avevamo tempo da perdere”.  Veloci e rapidi sono saliti senza bere nemmeno un sorso d’acqua, ghiacciata nelle borracce.

Poco prima di mezzanotte, sotto un cielo trapunto di stelle, eccoli sbucare in cima alla Gran Becca, abbracciarsi felici consci di aver ricalcato le orme di un mito senza tempo. “Durante la salita abbiamo provato un mix di sentimenti. Raggiungere la cima è stato molto forte. Sono un po’ dispiaciuto per non aver conosciuto Walter, uomo di una grandezza unica. Questa via e il modo in cui l’ha aperta svelano la sua forza mentale senza eguali”.

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