Alpinismo

Piolets d’Or: i nomi dei vincitori dell’edizione 2021!

Premiate una salita himalayana e una "dietro casa"

Sono finalmente stati annunciati i vincitori della edizione 2021 dei Piolets d’Or, che tornano quest’anno a Briançon, dal 26 al 29 novembre. Due le ascese premiate, come vedremo a breve molto distanti tra loro, in termini geografici e di stile. E una menzione speciale all’alpinista spagnola, classe 1971, Silvia Vidal.

And the winner is….

Le salite riconosciute come particolarmente meritevoli in un anno povero di avventure alpinistiche sono risultate essere, come anticipato, soltanto due. “Per riflettere sull’attività alpinistica del 2020 – si legge sulla pagina Facebook dei Pioletsla Giuria Internazionale dei Piolets d’Or 2021 ha deciso di premiare una salita di alta quota e una non di alta quota. Entrambe, in modi diversi, incontrano i nostri valori alpinistici. Vi portiamo dunque in Asia con l’ascesa di una parete finora vergine e raramente vista da occhio umano, su un’alta vetta poco nota del Karakorum pakistano, e poi in Nord America per un esempio perfetto di avventure vicino casa e arrampicata tecnica e leggera nelle Montagne Rocciose, messa a segno da due residenti locali.”

Se la suspense è sufficiente andiamo a scoprire nel dettaglio le due salite premiate.

Sani Pakkush – Pierrick Fine e Symon Welfringer

Dopo che la pandemia ha ostacolato i piani per un viaggio in Nepal in autunno, Fine e Welfringer hanno avuto solo due settimane per elaborare una nuova idea. Il Pakistan è stato l’unico paese a consentire loro l’ingresso, e dopo uno studio approfondito dei dati cartografici hanno optato per l’ignota parete sud del Sani Pakkush, una vetta di 6.952 metri nel Karakorum occidentale che era stata scalata solo una volta: nel 1991 dai tedeschi attraverso la cresta nord-ovest.

Sarebbe stata a tutti gli effetti una spedizione esplorativa: la parete sud è grande e complessa e si eleva dalla testata della Toltar Valley, ove la parte alta del ghiacciaio quasi certamente non è stata raggiunta in precedenza da alcun alpinista. Certo scegliere il mese di ottobre, in cui generalmente è troppo tardi per pianificare ascese in Pakistan, ha ridotto parecchio le probabilità di riuscita. E invece…

Dopo più di due settimane di acclimatamento, con tempo sereno ma freddo hanno salito un difficile sperone di neve/ghiaccio/misto all’estrema sinistra della parete, con due pessimi bivacchi, prima di fermarsi presto il terzo giorno in un punto comodo lungo la cresta sud-ovest. All’indomani, dopo sette ore di duro lavoro su neve inconsistente, hanno toccato la vetta. Il quarto giorno sono tornati al loro campo base a 4.100 m, scendendo e calandosi lungo la via di salita.

Mount Robson – Ethan Berman e Uisdean Hawthorn

  • Emperor Face (parete Nord Ovest) – Running in the Shadows (2,300m, US VI, M6 AI5 A0)
  • Ethan Berman (USA) e Uisdean Hawthorn (UK)
  • 30 settembre- 1 ottobre 2020

Il Mount Robson è la vetta più alta delle Montagne Rocciose canadesi e l’Emperor Face è la più grande parete di misto delle Montagne Rocciose. C’erano già cinque vie o varianti aperte su questa parete, la prima, nel 1978, di Jamie Logan e Mugs Stump. Tuttavia, questa nuova via segue un cospicuo sistema di canaloni a destra della Kruk-Walsh (2010) ed è stata salita in ottimo stile: Berman e Hawthorn sono stati solo la seconda squadra (e la prima per quasi 40 anni) a salire una nuova linea sulla parete e raggiungere la vetta, senza utilizzare l’elicottero per l’avvicinamento o la discesa.

I due hanno camminato per 20 km dalla strada di accesso alla base della montagna (e poi di nuovo indietro), hanno bivaccato sotto la parete, poi hanno scalato 1.800 m fino all’Emperor Ridge, dove si sono fermati per un secondo bivacco dopo 19 ore di movimento. Tutta l’arrampicata tecnica era su terreno nuovo, con i tiri duri attraverso barriere rocciose ripide e sottilmente ghiacciate che spesso avevano un aspetto molto scozzese. Il giorno dopo, in condizioni meteorologiche avverse e con scarsa visibilità, hanno compiuto una complessa traversata di un chilometro lungo il fianco occidentale dell’Emperor Ridge per raggiungere la vetta, dove hanno bivaccato ancora una volta prima di intraprendere una discesa di 3000 m lungo la Via Kain.

Menzione speciale a Silvia Vidal

“Il Piolets d’Or promuove l’alpinismo condotto secondo lo stile alpino, in cui si fa tanto con poco. I nostri premi riflettono questa filosofia. Ma promuovono anche lo spirito di esplorazione, un alto livello di impegno e autosufficienza“. Questa la premessa della Giuria alle motivazioni alla base della scelta di assegnare una menzione speciale a Silvia Vidal.

“A questo proposito i Piolets d’Or desiderano riconoscere l’enorme contributo fornito all’arrampicata in solitaria su big wall per più di due decenni da parte di Silvia Vidal. L’alpinista catalana è famosa per le sue impressionanti imprese di resistenza e di arrampicata artificiale sulle maggiori big wall di tutto il mondo. Le sue salite più importanti sono state realizzate principalmente in totale autonomia: completamente sola, senza radio, senza cellulare, senza GPS, senza previsioni del tempo, senza comunicazione. Le perforazioni tendono a essere minime e sempre effettuate a mano.” 

Le nuove vie di Silvia Vidal, aperte in stile “capsula”, spaziano dall’Alaska al Canada, Cile, India, Mali, Pakistan e Perù. Tra le salite in solitaria più significative ricordiamo:

  • Life is Lilac (870m, 6a A4+), Shipton Spire , Pakistan (21 giorni da sola in parete, 2007);
  • Naufragi (1.050m, 6a+ A4+), Raldang , India (25 giorni in solitaria sulla parete, 2010);
  • Espiadimonis (1.500m, 6b A4), Serrinia Avalancha, Cile (due settimane fissando i primi 350 m, poi 32 giorni in parete, per un totale di quasi due mesi da soli in questa regione selvaggia, 2012);
  • Un Pas Més (530m, 6a A4+), Xanadu, Alaska (36 giorni di trasporto dell’attrezzatura – 540 km di cammino – sia in salita che in discesa dalla parete, e 17 giorni in solitaria in parete, 2017);
  • Sincronia Magica (1180m, 6a+ A3+), El Chileno Grande , Cile (16 giorni sono stati spesi per trasportare carichi, e dopo aver fissato i 180 m iniziali, 33 giorni sono stati trascorsi da sola in parete, 2020).

Le salite più significative del 2020

Ricapitoliamo le salite più significative dell’anno passato, tra cui sono state selezionate le due ascese vincitrici:

Asia

  • Pik Mechta (2590m), prima salita di Der Flieglende Hollander 
    Evgeny Glazunov, Elena Panova e Anatoly Syshchikov (Russia)
  • Pik Trud (4636m), nuova via sulla Ovest
    Kirill Belotserkovskiy e Grigoriy Chshukin (Kazakhstan)
  • Sani Pakkush (6951m), prima salita della parete Sud e cresta Sud Ovest
    Pierrick Fine e Symon Welfringer (Francia)
  • K6 Central (7155m), prima ascesa
    Jeff and Priti Wright (USA)
  • Daddomain West (6296m), prima salita lungo la parete NO
    Yuikeung Ho, Siyuan Huang e Xiaohua Yang (Cina)

Europa/Asia Occidentale

  • Ushba South (4710m), nuova via sulla parete NO
    Archil Badriashvili e Giorgi Tepnadze (Georgia)

Nord America

  • Mount Robson (3954m), prima ascesa di Running in the Shadows sulla Emperor Face
    Ethan Berman (USA) e Uisdean Hawthorn (UK)
  • Neptuak Mountain (3,241m), prima ascesa di The Hammer and the Dance sulla parete NE
    Brette Harrington (USA) e Tony McLane (Canada)

Sud America

  • Cerro Redondo (1850m), due nuove vie
    Karla Barria, José Navarro, Gonzalo Vasquez, Eduardo Weber (Cile) & Antonia Aldunate, Nicolas Secul (Cile) e Seb Pelletti (Australia)
  • Aguja Standhardt (ca 2700m), prima ascesa di Il Dado è Tratto (600m, 7b A1) sulla parete Nord- cresta Nord
    Matteo Bernasconi, Matteo della Bordella e Matteo Pasquetto (IT)
  • Aguja Standhardt (ca 2700m), prima ascesa di El Flechazo sulla parete Est
    Nico Favresse e Sean Villanueva (Belgio)
  • Torre Egger (2850m), prima ascesa di MA’s Vision 
    Brette Harrington (USA), Quentin Lindfield Roberts (Canada) e Horacio Gratton (Argentina)
  • Aguja Saint-Exupéry (ca 2550m), prima ascesa di Mir sulla parete Sud
    Luka Kranjc e Luka Lindic (Slovenia)
  • Cerro Negro Pabellón (6157m), prima ascesa parete SE
    Luco Badino, Chicho Fracchia e Martin Hildage (Argentina)

Nuova Zelanda

  • Pyramid Peak (2295m), prima ascesa di Frost Flower sulla parete Sud
    Ben Dare (Nuova Zelanda)

Europa

  • Skardhatindar (1381m), prima ascesa di End of the Line sulla parete SE
    Rory Harrison (residente in Islanda) e Bjartur Týr Ólafsson (Islanda)
  • Brèche Perdrieux – tra Pointe Orientale (3348m) e Pointe Centrale (3307m – prima ascesa di The Fridge sulla parete Nord 
    Luc Mongellaz, Manu Pellissier e Jessy Pivier (Francia)
  • Terza Pala di San Lucano (2355m), prima ascesa di Guardian of Dreams sulla parete Sud
    Martin Dejori, Titus Prinoth e Alex Walpoth (Italia)
  • Prima traversata della cresta della Valtournenche 
    Francois Cazzanelli and Francesco Ratti (Italia)
  • Rocchetta Alto di Bosconero (2412m), prima ascesa di Apus sulla parete NO
    Mirco Grasso (Italia) e Alvaro Lafuente (Spagna)
  • Piz Badile (3308m), prima ascesa di Amore Supercombo sulla parete NE
    David Hefti e Marcel Schenk (Svizzera)
  • Karwendal, prima ascesa di Stalingrad
    David Bruder e Martin Feistl (Germania)
  • Sagwand (3227m), prima ascesa di Limited in Freedom sulla parete Nord
    Luka Lindic (Slovenia) e Ines Papert (Germania)
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