AlpinismoAlta quota

Jornet e Gottler pronti per l’Everest. Sul Dhaulagiri chiusa la spedizione alla cresta inviolata

Sono oltre 160 gli alpinisti che durate la prima finestra di bel tempo, dal 11 al 12 maggio, hanno coronato il sogno di raggiungere la vetta dell’Everest. Purtroppo anche due incidenti mortali.

Jornet e Göttler pronti alla traversata 

Giorni di bel tempo che sono stati utilizzati da Kilian Jornet e David Göttler per concludere la fase di acclimatamento grazie a una rotazione che li ha portati fino a quasi 8.000 metri. “Ci siamo girati indietro e siamo riusciti a tornare al campo base per la cena“, ha detto Gottler, rimarcando come i ritmi delle performance dei due velocisti sono sempre ad alto livello, anche nell’aria sottile. Per evitare le code presenti nella parte alta dell’Everest, dove erano in corso i tentativi di vetta con l’ossigeno, i due alpinisti hanno optato per l’acclimatamento verso il Lhotse.

Con questa uscita il team è pronto per tentare l’ambizioso obiettivo di salire in vetta all’Everest dalla cresta occidentale e poi traversare per toccare la vetta del Lhotse e scendere al CB. Il tutto senza ossigeno supplementare. Sarebbe una prima incredibile.

Bisogna solo attendere la prossima finestra di bel tempo, prevista per attorno a mercoledì 19. I giorni a disposizione di meteo stabile dovrebbero essere abbastanza per il loro piano.

Peter HamorHoria Colibasanu Marius Gane rinunciano

L’altro bel progetto himalayano della stagione riguardava la salita dell’inviolata cresta NO del Dhaulagiri. Ci stavano provando Peter HamorHoria Colibasanu Marius Gane. Putroppo, la cordata ha deciso di rinunciare a tornare a casa. Dopo essere rientrati al campo base, a seguito della valanga che li ha travolti nella notte a 6800 metri, i tre si sono dati qualche giorno per valutare la situazione e capire se fosse possibile fare un nuovo tentativo. “Considerato quanto accaduto e le previsioni meteo, abbiamo deciso di fermare la spedizione. I rischi sono ingiustificatamente alti e preferiamo tornare a casa” ha scritto Horia. “Le previsioni meteo sono le medesime tutti i giorni: mattina sereno, mezzogiorno nuvoloso e pomeriggio nevoso. L’unico cambiamento è l’aggiunta di forti venti. I pericoli con queste condizioni sono per loro inaccettabili. Il sogno della prima salita attraverso la cresta nord-occidentale è svanito.” spiega invece la moglie di Hamor.

Tornato al campo base, Colibasanu ha anche raccontato con più dettagli ciò che è accaduto durante la scorsa uscita: “A un certo punto la neve è caduta dal seracco che ci proteggeva. Ci ha letteralmente schiacciato dentro la tenda. Abbiamo cercato di resistere tenendo una piccola tasca d’aria intorno alla bocca. La valanga si è fermata. Era completamente buio. Anche se eravamo tutti e tre nella stessa tenda, non ho sentito i miei compagni. Era tutto tranquillo. Tutto quello che potevo fare era cercare il mio coltello che era in tasca. Sapevo che questa era la procedura in caso di una valanga sopra la tenda: se non tagli il telo, puoi morire. Ho sentito che non c’era più aria. Ho tirato fuori il coltello e tagliato la tenda. Poi ho dovuto spingere attraverso un metro di neve per uscire. Ero carico di adrenalina. Sono riuscito a tirare fuori prima la mano, la mano con il coltello… e finalmente a respirare“.

Soria resta al Dhaulagiri

Le difficili condizioni della montagna, estremamente nevosa, sono la causa degli insuccessi dei tentativi di vetta fino ad ora lanciati. Tanto che non si è ancora riusciti, nonostante gli sforzi degli sherpa, ad attrezzare la via con le corde fisse oltre C3 (7000m). A dirlo è Carlos Soria, che rimane al campo base. Molti sono quelli invece che sono tornati a casa o perché positivi al Covid, come Stefi Troguet, o preferendo rinunciare a causa della situazione di incertezza dettata dalla situazione epidemiologica e meteo.

Il veterano Soria è però più pragmatico: resterà a sicuro e isolato al campo base finchè non si avranno notizie sulla riapertura degli aeroporti interni e internazionali. “Kathmandu non è un buon posto dove aspettare di capire se ci sono voli o meno” ha detto a Desnivel. La situazione nella capitale, ma anche in altri centri dove si trovano presidi sanitari, è infatti drammatica. Meglio per l’82enne restare lontano, la montagna è il posto più sicuro al momento.

Ancora al campo base, tra coloro che salgono senza ossigeno supplementare, Carla Perez e Topo Mena.

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