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Ötzi e l’ascia di rame “made in Tuscany”

Di Ötzi, l’Uomo del Similaun rinvenuto il 19 settembre 1991 sulle Alpi Venoste, abbiamo scoperto nel tempo molteplici curiosità. Merito degli scienziati che da 30 anni continuano a interrogarsi sulla vita dell’Uomo venuto dai ghiacci, e sul mondo che i suoi occhi avrebbero visto, circa 5000 anni fa. Sappiamo quale sia stato il suo ultimo pasto, conosciamo le sue patologie, quali l’intolleranza al lattosio e l’aterosclerosi, la dinamica della sua morte. Una ricerca interessante, ancora non del tutto conclusa, che si spinge al di fuori dei confini delle Alpi Venoste, riguarda l’ascia che Ötzi aveva con sé. Nel 2017 un team di ricercatori del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, coordinati dal professor Gilberto Artioli, ha scoperto infatti che il rame con cui fu realizzata l’arma provenisse dalla Toscana meridionale.

Un’ascia di rame “made in Tuscany”

I risultati della ricerca, pubblicati su Plos One in un paper dal titolo “Long-distance connections in the Copper Age: New evidence from the Alpine Iceman’s copper axe”, hanno consentito di estendere le “mappe” degli scambi socio-economici fra culture eneolitiche dell’Italia centrale e a nord dell’Appennino tosco-emiliano fino alle popolazioni che occupavano l’arco alpino orientale, dove viveva Ötzi. Prima di tale scoperta si riteneva infatti che la produzione e la circolazione del rame in area alpina nel IV millennio a. C. avessero origine solo da depositi centro-europei (Austria, Germania o Slovacchia) e balcanici (Serbia e Bulgaria).

“Al contrario – dichiarava nel 2017 il Prof. Artioli  – i risultati pubblicati su Plos One dimostrano inequivocabilmente come il metallo dell’ascia fosse estratto da minerali della Toscana meridionale. I depositi minerari della Toscana meridionale presentano un segnale inconfondibile dei rapporti isotopici del piombo, un segnale che può discriminare l’origine del rame da tutti gli altri depositi minerari dello stesso metallo noti in Europa e nell’area mediterranea. Questi rapporti isotopici del piombo, una sorta di carta di identità del minerale, vengono trasmessi inalterati al manufatto prodotto. La tesi dell’origine toscana del metallo è supportata dai nuovi dati archeometallurgici forniti dal nostro gruppo di ricerca, in collaborazione con Fabio Fedeli dell’Associazione Archeologica Piombinese, che testimoniano, nello stesso periodo temporale, attività di riduzione del minerale e di produzione di rame metallico nell’area della Toscana meridionale in particolare a Campiglia Marittima.”

Al di là dell’ipotesi di Campiglia Marittima (LI), le analisi isotopiche condotte dall’Università di Padova in collaborazione con l’Università di Berna, non sono state di per sé in grado di chiarire la localizzazione precisa del sito minerario di estrazione. Così come la modalità di diffusione del materiale tra Toscana e Alpi, ovvero se in forma grezza (lingotti, panelle) o piuttosto attraverso il trasporto di oggetti finiti (come l’ascia).

In merito a quest’ultimo punto il Prof. Artioli affermava che “l’analisi della distribuzione di asce con tipologia simile in Centro-Italia lascia tuttavia supporre che Ötzi, come amichevolmente viene chiamata la mummia rinvenuta al giogo di Tisa, vicino al più conosciuto ghiacciaio del Similaun, sia effettivamente venuto in possesso dell’ascia già finita costituita da una lama di inequivocabile origine toscana.”

Le teorie sulla localizzazione del sito minerario

La prima domanda rimasta insoluta, ovvero dove fosse localizzato di preciso il sito di estrazione mineraria nel Sud della Toscana, ha affascinato l’archeologo elbano Michelangelo Zecchini, che di recente ha evidenziato in un documento disponibile su Academia.edu una serie di indizi, letterari ed archeologici, che porterebbero a ritenere il sito di estrazione potenzialmente locato sul Monte Calamita sull’Isola d’Elba, piuttosto che a Campiglia Marittima.

La riflessione parte da una testimonianza riportata nell’opera De mirabilibus auscultationibus dello Pseudo-Aristotele: “Si dice che in Etruria ci sia un’isola chiamata Aitháleia nella quale da una stessa miniera prima era estratto il rame, dal quale dicono che presso di loro tutti gli strumenti venivano fabbricati in bronzo, poi non se n’è più trovato e, passato molto tempo, apparve il ferro, il quale oggi ancora utilizzano gli Etruschi quelli che abitano il luogo detto Populonia”.

Una testimonianza ritenuta a lungo mitologica, che secondo l’archeologo andrebbe considerata documento da non trascurare, con riferimenti al territorio dell’Elba. “Non sono poche le località elbane in cui sono (o sono state) presenti mineralizzazioni e miniere di rame, rame nativo”, scrive Zecchini, aggiungendo che tali siti siano oggi difficili da individuare ma nei secoli scorsi, fino all’Ottocento, risultassero ancora piuttosto evidenti.

“Non c’è dubbio che nel passato più o meno lontano l’area che ha dato maggiore possibilità di escavazione e di approvvigionamento di rame sia stata quella del Monte Calamita – aggiunge – , in particolare il Vallone basso con la sua Grotta per l’appunto denominata ‘Rame’. Non è certo un caso che i più antichi documenti d’archivio fin qui emersi sul possibile sfruttamento di miniere di rame si riferiscano proprio a questo territorio.”

A livello scientifico la situazione appare decisamente complessa: i rapporti isotopici del piombo presente nel rame prelevato dalla grotta Rame del Vallone di Calamita risultano infatti indistinguibili da quelli del rame di Campiglia Marittima. La testimonianza dello Pseudo-Aristotele potrebbe dare, secondo Zecchini, maggior peso all’ipotesi dell’origine elbana.

“L’ipotesi secondo la quale il rame dell’ascia di Ötzi fu prelevato dalle miniere di Campiglia Marittima non manca di verosimiglianza – conclude l’archeologo – , ma, allo stato attuale delle conoscenze, non ha elementi per prevalere sull’ipotesi che il rame stesso provenga dall’Elba.”

Bisognerà necessariamente attendere nuove ricerche per definire in maniera chiara e univoca il sito di origine del rame dell’ascia di Ötzi.

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Un commento

  1. Interessante, avevo avuto il sospetto vedendo la ricostruzione nell’immagine di Otzi,che vi era qualcosa di toscano in lui al singolare..al plurale avrebbe avuto attinenza con il conosciuto fotografo che di certo gli avrebbe consigliato un look diverso .Di certo il manufatto gli sarà stato recapitato da una guerriera un Amazon..

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