BOLZANO — Mangiò del cibo che era stato avvolto nel muschio, camminò per giorni, si ferì e cercò di tamponare l’uscita del sangue con altro muschio. Questi gli ultimi momenti della vita di Oetzi secondo gli ultimi studi compiuti dai ricercatori inglesi sulla mummia del Similaun vissuto 5.200 anni fa.
La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori inglesi, guidati dal botanico James Dickson dell’università di Glasgow, che ha analizzato i frammenti del tratto intestinale di Oetzi. Grazie a questi studi oggi siamo in grado di conoscere le ultime ore di vita della mummia del Similaun, vissuto ben 5.200 anni fa.
Sappiamo infatti che Oetzi mangiò del cibo che era stato avvolto nel muschio, camminò per giorni, si ferì e cercò di tamponare l’uscita del sangue con altro muschio. L’importanza di tale scoperta, al di là della straordinarietà di poter risalire a eventi così lontani nel tempo, sta nel fatto che si tratta del primo ritrovamento di muschio nei resti di una mummia.
"Non vi sono documenti archeologici che attestano l’uso di queste sostanze a scopi alimentari – spiegano gli studiosi sulle pagine della rivista Vegetation History and Archaeobotany su cui è stata pubblicata la notiza – e sono pochissime le prove di un uso dei muschi per trattamenti medici interni".
"Piuttosto – proseguono – muschi trovati nei siti archeologici erano usati per avvolgere i cibi". Conferma di ciò sarebbero appunto le tracce di muschio nell’intestino, rimasugli dell’involucro con cui Oetzi avrebbe imballato i cibi prima di mangiarli, secondo un uso tipico del Neolotico.
Il muschio sarebbe poi anche prova dell’ultimo viaggio compiuto dall’antenato, dal momento che uno dei muschi analizzati dai ricercatori, non era allora, come adesso, presente nella regione dove la mummia è stata trovata.
Valentina d’Angella
