Storia dell'alpinismo

Ottobre 1950, Bill Tilman e Charles Houston alla scoperta del Khumbu

Nella storia dell’esplorazione himalayana, il 1950 è un anno di grande importanza. Il merito, prima che degli alpinisti, è di Tribhuvan, re del Nepal, che nel 1947 apre il suo paese agli stranieri. Nei primi due anni ottengono il permesso ricercatori come l’ornitologo americano Dillon Ripley, e fotografi come lo svizzero Arnold Heim. Il primo alpinista, nel 1949, è l’inglese Harold “Bill” Tilman, che ha tentato l’Everest nel 1935 e nel 1938. Nel suo trek nepalese, ai piedi del Langtang e del Ganesh Himal, l’inglese vede lo Shisha Pangma, 8017 metri, che in quegli anni si chiama Gosainthan, e si alza nel Tibet appena occupato dai cinesi. 

La conquista dell’Annapurna

La primavera del 1950, come tutti gli appassionati di montagna sanno bene, vede la conquista dell’Annapurna. Un team francese raggiunge Pokhara, risale la valle della Kali Gandaki fino a Tukuche, esplora il Dhaulagiri e l’Annapurna. Il permesso concede di scegliere quale delle due vette tentare. Il 3 giugno, il capo-spedizione Maurice Herzog raggiunge con Louis Lachenal gli 8091 metri dell’Annapurna. E’ la prima vittoria su un “ottomila”, una notizia che desta emozione nel mondo. Entrano nella storia anche i congelamenti subiti dai due alpinisti, e la loro discesa tra bufere e valanghe, con l’aiuto di Lionel Terray e di Gaston Rébuffat. Al ritorno, Herzog subirà estese amputazioni a mani e piedi. 

Nello stesso periodo, Bill Tilman torna in Nepal alla testa della British Annapurna Expedition. Percorre quello che diventerà il Giro dell’Annapurna, tenta l’Annapurna IV (7525 metri), poi entra nel regno del Mustang e tocca il santuario indù di Muktinath. Fa parte del team Charles Evans, che nel 1953 calcherà per primo con Tom Bourdillon la Cima Sud dell’Everest, e dirigerà nel 1955 la spedizione che conquisterà il Kangchenjunga.

L’esplorazione del Khumbu

A ottobre, dopo qualche settimana a Kathmandu, Tilman riparte verso le valli orientali del Nepal. A organizzare il trekking è stato Charles Houston, un medico di New York che nel 1938 ha diretto la prima spedizione americana al K2. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Houston ha studiato per la US Air Force gli effetti dell’alta quota sui piloti. Qualche anno dopo, si occuperà del mal di montagna acuto. E’ stato lui a ottenere il permesso, e Tilman ha teorizzato che è bene partire in spedizione solo con dei connazionali. Ma Charles è un amico, i due nel 1936 sono stati insieme al Nanda Devi, e il Khumbu è una meta invitante.  

Il 29 ottobre, Bill Tilman raggiunge Charles Houston, suo padre Oscar e i loro amici Elizabeth Cowles e Anderson Bakewell a Jogbani, al confine tra Nepal e India. E qui viola un altro dei suoi principi. Bakewell studia nel seminario di Kurseong, presso Darjeeling. Miss Cowles, oltre che un’alpinista, è femmina. Tilman ha scritto che una donna non è “un componente fondamentale del bagaglio di una spedizione himalayana”. Stavolta, però, accetta la presenza di Miss Cowles. E quindi, “con un medico per curarci, una donna per nutrirci e un prete per pregare per noi” la comitiva può partire.

Oggi ottobre è l’alta stagione del trekking, e a novembre molti escursionisti percorrono ancora i sentieri del Khumbu. Il gruppo del 1950, però, non parte a piedi da Lukla ma dalla lontana Dharan, nella pianura del Terai, e il viaggio diventa una corsa contro il tempo. Solo il 14 novembre gli americani e l’inglese arrivano a Namche Bazaar, la “capitale” degli sherpa. Sono i primi occidentali a farlo, vorrebbero fermarsi ma il calendario è tiranno. Una settimana più tardi dovranno rimettersi in marcia verso sud. L’indomani Oscar Houston, Miss Cowles e Bakewell si fermano al monastero di Tengboche. Bill Tilman e Charles Houston proseguono con quattro sherpa (Gyalgen, Saki, Da Namgyal e Danu, “figlio del formidabile Angtharkay”) verso le baite di Pheriche, ormai vuote per l’inverno, e il ghiacciaio del Khumbu che scende dal versante meridionale dell’Everest. Il 17 il gruppo raggiunge e segue la morena, e piazza un campo a 5050 metri, accanto al laghetto di Gorak Shep. Nel pomeriggio si continua verso la base del Lho La, il valico ai piedi della cresta Ovest dell’Everest che è stato raggiunto più volte, dal Tibet, dalle spedizioni britanniche d’anteguerra. George Mallory e Guy Bullock, nel 1921, sono stati i primi ad arrivare lassù, e a battezzare Western Cwm, “Circo occidentale” in gaelico, il bacino glaciale tra l’Everest, il Lhotse e il Nuptse.

Alla ricerca di una via di salita

Per sapere se si può salire alla cima, occorre rispondere a numerose domande. Si può raggiungere il Western Cwm dal ghiacciaio del Khumbu? Si può salire dal Cwm al Colle Sud (Tilman scrive “Colle Everest-Lhotse”) per un itinerario adatto agli sherpa carichi? E’ percorribile la cresta che sale dal Colle Sud alla vetta? Tilman e Houston non trovamo delle risposte certe. Il 18 novembre, l’ultimo giorno prima di ripartire per Dharan, risalgono sul ghiacciaio, tralasciando la conca dove le spedizioni piazzano oggi il campo-base. Piegano a sinistra, e salgono a una spalla rocciosa che offre un panorama migliore. E’ il Kala Pattar, oggi meta di migliaia di trekker. Da qui, l’americano e l’inglese hanno una vista sensazionale sulla piramide rocciosa dell’Everest, striata di neve e di ghiaccio. Oltre il Lho La vedono il Colle Nord, fondamentale per le spedizioni d’anteguerra, e la cresta che sale da questo alla cima. Ma gli interrogativi sulla via di salita dal Nepal rimangono senza risposta. Dal Kala Pattar, il Nuptse nasconde l’Icefall, la seraccata che dà accesso al Western Cwm, e non lascia vedere la parete del Lhotse. Non si vedono il Colle Sud, né la cresta tra questo e la cima dell’Everest. A destra della vetta appare un formidabile spigolo roccioso. “Forse non è la vera cresta, ma uno sperone che chiude la parete Sud-ovest” annota Tilman. E’ una magra consolazione.  

Nella discesa verso Namche Bazaar e il Terai, l’inglese ha pensieri contrastanti. “Non posso dire nulla sugli ultimi 300 metri, che saranno il tratto-chiave dell’ascensione, né sulla possibilità di raggiungere il Colle Sud” scrive nel suo libro Nepal Himalaya. Prima di una ricognizione approfondita, però, “non posso escludere che una via possa essere tracciata”. 

La nuova ricognizione partirà nel 1951, ma non sarà Tilman a guidarla. A 52 anni, questo straordinario esploratore e alpinista sente che le forze iniziano a lasciarlo, e dice addio all’Himalaya. Per concludere il libro, utilizza dei versi di Beowulf, un poema anglosassone dell’VIII secolo. “Più duro dovrà essere lo spirito / il cuore ancora più forte / Il coraggio più grande / mentre la forza diminuisce”. Nel resto della sua vita, Tilman navigherà su piccole imbarcazioni negli oceani più tempestosi della Terra. Scomparirà nel 1977, a 79 anni, in un viaggio verso le Isole Falkland, nelle acque dell’Atlantico meridionale.      

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