AlpinismoStoria dell'alpinismo

Aprile 1950, la grande esplorazione dei francesi tra Dhaulagiri e Annapurna

La storia dell’alpinismo himalayano, come molti sanno, cambia il 3 giugno del 1950. Alle due del pomeriggio di quel giorno, dopo una estenuante salita nella neve profonda, i francesi Maurice Herzog e Louis Lachenal si abbracciano sugli 8091 metri dell’Annapurna, la decima vetta della Terra. Per la prima volta un “ottomila” è stato vinto dall’uomo.  

Anche la terribile discesa dalla cima è famosa. Il 3 giugno, il monsone ha già iniziato a investire l’Himalaya. Gli alpinisti, già colpiti in salita da congelamenti ai piedi e alle mani, scendono nella bufera con l’aiuto di Gaston Rébuffat e Lionel Terray, e poi del medico della spedizione Jacques Oudot. Una valanga investe il gruppo, ma senza fare vittime. 

La discesa verso Pokhara, per ripidi e pericolosi sentieri, è un calvario. Herzog e Lachenal devono essere trasportati dai portatori, e rischiano ancora una volta la pelle. Le amputazioni alle mani e ai piedi iniziano già nel trekking di ritorno, e quelle del capo-spedizione sono molto estese. 

Bloccato sulla barella, meditavo sulla nostra avventura e sulla nostra inaspettata vittoria” scrive Maurice Herzog in Annapurna, primo Ottomila, uno dei libri di montagna più famosi di sempre. “L’Annapurna, verso cui eravamo andati a mani nude, è un tesoro con il quale dovremo vivere per il resto dei nostri giorni. Ci sono altre Annapurna nella vita degli uomini”.

Tra qualche mese, se il Covid-19 non ci metterà lo zampino, il doloroso trionfo di 70 anni fa verrà celebrato a Chamonix e a Parigi. Ma un altro aspetto di quell’impresa lontana merita di essere ricordato. E il suo anniversario cade proprio in questi giorni. 

La grande esplorazione tra Dhaulagiri e Annapurna

Nel 1950, quando la spedizione francese decolla dall’aeroporto parigino del Bourget verso l’India, il Nepal ha appena iniziato ad aprire i suoi confini agli stranieri. Nel 1948, oltre a qualche scienziato, entra nel paese lo svizzero Arnold Heim, che fotografa da un aereo l’Annapurna e il Dhaulagiri. Il suo libro Thron der Götter, “Il trono degli dei”, mostra agli alpinisti delle meraviglie sconosciute.

Il 5 aprile del 1950, quando Herzog, Lachenal e compagni traversano il confine tra India e Nepal, e proseguono a piedi verso Pokhara e la valle della Kali Gandaki, hanno in tasca un permesso che oggi sarebbe impensabile. Sono autorizzati a esplorare sia il Dhaulagiri sia l’Annapurna, e possono scegliere quale delle due vette tentare. Sembra una situazione da sogno, per qualunque esploratore o alpinista. Ma ci sono due seri problemi. Il primo è il tempo, dato che le uscite verso le due cime iniziano il 22 aprile, e a fine maggio arriva normalmente il monsone. Il secondo sono le mappe a disposizione dei francesi, che contengono errori madornali. La cittadina di Tukuche, con le sue belle case di pietra, è un campo-base perfetto. Ma sorge a 2590 metri, e la distanza verso i ghiacciai e i possibili campi-base è ancora enorme. Quando Jacques Oudot e Marcel Schatz, a cavallo e poi a piedi, risalgono la valle della Dhampus Khola che secondo le mappe dovrebbe portarli al Dhaulagiri, scoprono che tra loro e la montagna si apre un’altra gigantesca vallata. 

Va meglio a Lachenal e Rébuffat, che grazie a un cacciatore locale raggiungono la base della parete Est del Dhaulagiri. La loro esplorazione è entusiasmante, ma il giudizio sulla montagna molto meno. “E’ uno sperone Walker, pieno di seracchi sospesi!” racconta Lachenal al ritorno. Qualche giorno dopo, insieme a Maurice Herzog e a tre sherpa, le due guide di Chamonix tornano sul ghiacciaio e lo risalgono con difficoltà. “L’inclinazione è così forte che, se si sta in piedi, si può senza difficoltà leccare il ghiaccio” commenta il capospedizione. Il meteo complica queste esplorazioni. Ogni giorno, a mattine assolate, seguono temporali e nevicate.  

Dall’altra parte della valle, le mappe dei francesi indicano un valico, il Colle di Tilicho, che dovrebbe fornire un facile accesso all’Annapurna. Non è vero. Un team guidato da Herzog affronta la dura salita dai 2900 metri di Thinigaon ai 5099 del Mesokanto La, si affaccia su un grande lago, ma scopre che da qui la cima principale è difesa da una bastionata di roccia e ghiaccio. Sulle mappe di oggi, molto più precise, quella muraglia conserva un nome francese, Grande Barrière. 

Di ritorno a Tukucha, tocca a Lionel Terray spiegare che la più alta delle due vette non è un obiettivo possibile. “Capisci, mio vecchio Maurice, non è fattibile, il tuo Dhaulagiri! Coriaceo come il demonio! 

Intanto Jean Couzy, Schatz e Oudot hanno scoperto un passaggio che dà accesso all’Annapurna attraverso le selvagge gole della Miristi Khola. Foreste selvagge, lastroni rocciosi, faticosi saliscendi e sentieri inesistenti la rendono complicata. Ma è l’unica via. 

La decisione di concentrare gli sforzi sull’Annapurna viene presa il 15 maggio, quando mancano due settimane al monsone. La grinta dei francesi nel raggiungere e attrezzare il campo-base, e la loro capacità tecnica consentono di guadagnare rapidamente quota sui ripidi pendii glaciali del versante settentrionale della montagna. 

Lachenal e Rébuffat trovano la via verso la parte alta della montagna, il 28 maggio Herzog, con gli sherpa Dawa Thondup e Angawa, raggiunge il ghiacciaio sospeso a forma di falce che dà accesso ai facili pendii che conducono alla cresta sommitale. La grande esplorazione è finita, arrivano i giorni della vetta. In discesa, per le vittime dei congelamenti, le gole della Miristi Khola diventeranno un incubo. 

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4 Commenti

  1. Individuare il Tulo Bugin, girare a lungo in saliscendi sotto i Nilgiri e scendere trovandosi sotto la nord senza vederla tutta……. è stato geniale.
    I pastori di Choya vi portavano le capre nella bella stagione e vi sono delle loro incisioni nelle pietre dei loro ripari.
    I rododendri nella lunga salita sono giganteschi, foreste da attraversare, ma danno legna da ardere.

  2. Con appena 500 lire comprai “Uomini sull’Annapuna” di Murice Herzog…mentre ero al CAR di Orvieto…e me lo tengo ancora in biblioteca..

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