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Omar Di Felice e la sua lunga cavalcata Alpina

Il suo lockdown l’ha passato sui pedali, in Mongolia, dov’è rimasto bloccato dopo aver concluso la sua traversata in bici del deserto del Gobi. Quando poi è rientrato in Italia ha continuato a macinare chilometri, prima in provincia di Roma, poi all’interno dei confini laziali e dopo spostandosi all’interno del Paese. È durante questo strano tempo sospeso che Omar Di Felice ha immaginato il suo nuovo progetto: le Alpi non-stop.

Per un ciclista percorrere le Alpi in bici vuol dire misurarsi con salite iconiche come lo Zoncolan, lo Stelvio, l’Agnello e molte altre. Per Omar è stato un viaggio attraverso 22 passi e lungo 1700 chilometri. Un itinerario con 40mila metri di dislivello che l’ha portato da est a ovest, dal mare al mare. Le Alpi, che le si percorra a piedi, in bici o con i mezzi pubblici, alla fine segnano dentro e lasciano il segno. Ti si imprimo nel cuore in modo indelebile perché rappresentano una fusione di storie, diversità e similitudini.

Omar, com’è nata l’idea di percorrere le Alpi?

“È un’idea che ho coltivato per molti anni, ma che alla fine non ho mai messo in pratica perché nella stagione estiva ci sono sempre molti eventi. Quest’anno, anche a causa del virus, mi sono ritrovato con più tempo e maggiori possibilità di organizzarla.”

Come hai immaginato il percorso?

“Anche questo si è affinato con il tempo. Bisogna però dire che non mi sono inventato nulla di nuovo. In molti hanno percorso le Alpi, chi a piedi, chi con gli sci. Ho scelto di partire da un confine per arrivare su un altro confine, da Trieste e Ventimiglia inseguendo idealmente la linea del sole. Un modo per riprendere il concetto di ripartenza.”

Com’è stato pedalare lungo le Alpi?

“A livello di percorso conoscevo circa il 90 percento delle salite, avevo già avuto occasione di provarle nel corso degli anni. Avevo quindi un’idea di quel che mi sarebbe aspettato.

È stato pazzesco fare tutto quel percorso in cinque giorni, una vera emozione alla fine di ogni pendenza. Poi il pubblico, che mi ha potuto seguire grazie al live tracking, mi ha emozionato moltissimo. C’era chi si affacciava dal balcone, chi ha preparato degli striscioni, chi è saltato in sella e ha pedalato con me per qualche ora.”

Invece le Alpi, anche se percorse in appena 5 giorni, cosa ti ha lasciato questo territorio?

“La bellezza di un territorio unico. Ho potuto apprezzare, un colpo di pedale alla volta, il valore di queste montagne. Più di una volta ho pensato: ma davvero abbiamo tutto questo a passo da casa? Altri Paesi se li sognano questi paesaggi e queste salite.

Devo dire che questo momento, in cui non si può andare molto lontano, mi ha offerto l’opportunità di soffermarmi a osservare quel che diamo sempre per scontato. Prima cercavo l’esotico, ora ho scoperto di avere l’avventura dietro casa.”

Come hai gestito tutta la parte logistica? Come e dove hai mangiato, dove hai dormito?

“Ero reduce dalla Mongolia, dove mi sono dovuto gestire in autonomia portando con me anche la tenda per la notte. Sulle Alpi è stato certamente più facile. Bene o male sapevo che in ogni valle, su ogni cima, avrei trovato un paesino o un rifugio dove fermarmi. Per questo sono partito leggero, con un sacco a pelo, ma niente tenda.

Ho cercato di essere performante e fare quanti più chilometri possibili  per poi fermarmi nel fondovalle a riposare tre o quattro ore al giorno dove capitava: un bar, un b&b, un ostello.”

Davvero poco…

“Si, ma il giusto per riuscire a pedalare oltre 300 chilometri a giornata con 8 o 9mila metri di dislivello positivo.”

 

Poco dopo aver chiuso questo progetto hai partecipato alla Race Across France, gara di endurance lunga oltre 2000 chilometri, arrivando secondo. È stato un bell’allenamento quello lungo le Alpi…

“Quando hanno ufficializzato la gara mi sono subito iscritto. Volevo mettermi alla prova si un percorso che mi piace e su una distanza dove so di poter rendere bene. È stata una gara veramente intensa, i primi 1100 chilometri erano pieni di dislivello, mi sono divertito. Gli ultimi 1500, tutti piatti, li ho subito abbastanza. Sono stati molto difficili.”

Ora si pensa al futuro… progetti in preparazione?

“Ora come ora non penso a progetti lontani. Non c’è la garanzia di riuscire a fare le cose in sicurezza. Magari ancora qualche gara. Quest’anno preferisco viverlo settimana per settimana, senza grossi programmi.”

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