Meridiani Montagne

Sul filo di cresta con Meridiani Montagne. In edicola il nuovo numero

Il nuovo numero di Meridiani Montagne “Alpi in Cresta” è in edicola. Un percorso che ci condurrà, come funamboli su crinali di roccia, di neve e di ghiaccio, lungo l’arco Alpino, dalle Marittime alle Dolomiti Friulane.

Creste sinuose, eleganti, affilate, dentellate. Il loro incanto rapisce lo sguardo e fa sognare di diventare equilibristi sulla via per il cielo. Non c’è cresta delle Alpi che sia priva di una storia che meriti di essere raccontata. Ed è proprio sulle tracce di queste storie che Montagne condurrà i suoi lettori alla scoperta di alcuni degli itinerari più belli della catena.

In edicola è possibile richiedere, a 6 euro in più il prezzo della rivista, il libro fotografico “Dolomiti”. Un racconto attraverso le immagini delle montagne più celebri e celebrate delle Alpi tra scorci iconici e angoli inconsueti, per addentrarsi nello stupefacente mondo dei Monti Pallidi. A guidare in questo affascinante viaggio dallo sguardo poetico è Marco Albino Ferrari.

L’editoriale del direttore

A presentarci il numero di Meridiani Montagne “Alpi in Cresta” il direttore Marco Casareto:

La copertina del numero

Se un pianeta fosse privo di sostanze che scorrono verso il basso, non solo non vi sarebbero fiumi, ma nemmeno grandi creste” scrive Franco Michieli nell’articolo introduttivo a questa monografia. “Mancherebbero infatti i principali agenti che, erodendo e trasportando rocce, imprimono nei rilievi queste forme”. Se oggi guardiamo alle creste come entusiasmanti percorsi aerei attraverso il cielo, per gran parte della storia umana sono state viste solo come sbarramenti, muraglie tra versanti opposti in cui cercare punti di cedimento, valichi attraverso cui scavalcarle nel più breve tempo possibile. Le creste montane sono infatti l’antitesi dell’abitare o anche solo del sostare: non c’è spazio, non c’è acqua, sono esposte alle intemperie. La loro attrattiva riguarda unicamente l’estetica e l’avventura: sta nel desiderio di percorrere vie circondate dal vuoto. È riflettendo su cosa ci attiri irresistibilmente verso le terre alte che mi è tornata alla mente una lettera ricevuta alcune settimane fa. Il suo autore, Marco Lippolis, si presentava così: “Ho 27 anni, sono un giovane appassionato di montagna al momento affetto da un tumore. Ho una storia da raccontare: parla di malattia, ma soprattutto di montagna e di come quest’ultima sia in grado di aiutarci nello scoprirci esseri umani”. Lascio a lui il resto di questo spazio, perché non c’è altro che potrei aggiungere.

Circa un anno fa mi è stato diagnosticato un linfoma […]. Contro questo tumore combatto […] una guerra faticosa, che ogni tanto mi costringe ad accettare qualche sconfitta, ma che in nessun modo mi impedisce di sognare e immaginare. […] Dalla mia esperienza ho compreso quanto la montagna possa essere curativa per tutti coloro che, come me, vivono le difficoltà della malattia. Ci consente di evadere dagli spazi in cui spesso siamo reclusi, donandoci immagini che ricaricano di energia il nostro animo. Ci consente di porci degli obiettivi, creare dei programmi, impiegando il nostro tempo per sognare. E spesso, con l’aiuto di chi ci vuole bene, questi sogni possono anche diventare realtà molto più affascinanti di come li avevamo immaginati. La montagna ci insegna la rinuncia, che è parte della vita di tutti […]. Ma anche se il futuro che diligentemente avevo programmato è in parte cambiato, non significa che non possa essere altrettanto ricco di sorprese. Così in questo momento della mia vita mi trovo costretto ad abbandonare i sentieri battuti, per sperimentarne di nuovi […]. Forse anche da sdraiati a letto si può avvertire quell’istinto che spinge gli alpinisti ad aprire una nuova via. Prima o poi tutti proviamo quella sensazione, quando un altro chiodo è sotto i nostri piedi e guardia- mo a quello successivo. ‘Terrà se cado?’, ‘Quanti metri di volo sono?’, ‘Il compagno è pronto?’. Eppure il piede sale, la mano segue: via verso l’alto“.

 

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