Località di montagna

Le Dolomiti del Bellunese, antiche pagine rocciose – Speciale Outdoor Estate

Trekking, rafting, mountain bike e molto altro. È questa l’estate che propone lo speciale Outdoor disponibile in allegato allo speciale di Meridiani Montagne dedicato all’Alpe Adria Trail. Sette località per sette avventure da vivere all’insegna della fresca aria di montagna. Il nostro racconto prosegue oggi con le Dolomiti del bellunese.

Vive a Tai di Cadore, ai piedi dell’Antelao, una delle principali montagne delle Dolomiti della Provincia di Belluno, tanto che viene anche chiamata “re delle Dolomiti”, in quanto è la seconda cima più alta. Francesco Vidotto è uno scrittore, racconta storie di montagna. I suoi romanzi narrano le vicende degli ultimi. Sullo sfondo corrono le montagne di casa, quelle Dolomiti aspre e irte. Quelle cime verticali su cui ama scalare e che ha imparato a conoscere crescendo con loro. “Sono nato a Treviso per caso, ma ho sempre vissuto qui” ai piedi delle cime bellunesi, ci racconta. “Le Dolomiti del Cadore racchiudono la maggior parte della bellezza di queste montagne. Osservandole si percepisce qualcosa di particolare. Ogni giorno mutano, sono cangianti di colori. Ti rapiscono in questa loro fragilità e quando le vivi per un istante, sai che quell’attimo è irripetibile, infinito. Si vedono da lontano queste montagne, non a caso di loro dicono “Dolomiti, the mountains of Venice” (Dolomiti, le montagne di Venezia). Sì perché si vedono anche dalla laguna, le montagne tra cui vive Francesco, ed è uno spettacolo unico. “Quasi una famiglia”. Dev’essere questa caratteristica che ha spinto i promotori del territorio come il Consorzio DMO Dolomiti a creare una grande rete di promozione in cui uno degli attori principali è Cortina Marketing.

Francesco, è tra queste montagne che trai ispirazione per i tuoi libri?

“Diciamo che mi stimolano a una riflessione indiretta. Non è che vado in montagna, cerco una forcella dove sedermi, e contemplo il panorama con le sue strutture verticali. Io vivo la montagna in modo più fisico, arrampicando, palpandola. È questo viverla che si incide in me e mi cambia, è come se ci fosse un’osmosi di energie tra questa natura verticale e il mio essere. Io penso che non potrei vivere in una città perché ho bisogno di sentire l’energia del temporale, il sole forte, la concreta sensazione che la vita ha una scadenza. Sono queste le sensazioni che mi regalano queste cime verticali ispirandomi.”

Qual è uno dei tuoi luoghi preferiti in cui rifugiarti alla ricerca di queste emozioni primigenie?

“Abbiamo un posto pazzesco, ma anche sconosciuto, che sono gli Spalti di Toro. Dalle loro cime posso ammirare la Vedorcia incastonata in quell’anfiteatro di guglie verticali che disegnano nel cielo forme incredibili. Sono una grande fonte di ispirazione per i miei libri, ma non può essere diversamente: quando vivi posti così belli cerchi di copiarli in quello che fai, cerchi di esserne promotore.”

Zone ancora selvagge dove ritrovare un contatto con se stessi, ma anche con la natura…

“Tra questi pinnacoli calcarei che sono le Dolomiti, nei boschi che le avvolgono, senti un brivido di frequenze ancestrali. Quando sei nel bosco e vedi il cervo che scappa, all’inizio magari ti spaventi osservando questa bestia enorme, libera nella natura. Basta però poco perché il trambusto interiore si trasformi in profondo sentimento umano. È una vibrazione che tra queste montagne si fa forte camminando, ascoltando il canto degli uccelli, il passo furtivo dei cerbiatti. La miglior cura per corpo e mente in cui immergersi per godere dei profumi e dei balsami della natura.”

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