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Riale, il borgo walser dal Val Formazza culla di fondisti fortissimi e rampa di lancio per entusiasmanti escursioni in quota

Nemmeno un impianto di risalita, ma notevolissime occasioni di divertimento con gli sci o con le ciaspole tra vette sontuose al confine con la Svizzera

La piana di Riale sembra disegnata da un pittore particolarmente ispirato, con le case in legno e pietra e le ripide montagne a fare da sfondo come una quinta scenografica. Chärbäch, il nome Walser di questa località, è la frazione più a nord del Piemonte e anche una delle più alte, con i suoi 1.730 metri di quota. Fu uno dei primi insediamenti Walser dell’Ossola, anche per la sua posizione geografica, proprio ai piedi del Passo Gries, valico utilizzato da questa popolazione di origini alemanne e via commerciale utilizzata, in passato, per scambi tra Vallese e Lombardia.

I Walser, che chiamarono questa valle Pomatt, vi si stabilirono verso la fine del XIII sec. L’aspra conformazione della zona creò non pochi problemi di comunicazione con il resto dell’Ossola, tanto che fino al 1920 la Formazza era raggiungibile solamente a piedi e i suoi abitanti avevano più contatti con la Svizzera, grazie proprio all’agevole Passo di Gries (2462 m), rispetto al capoluogo Domodossola.

In seguito, grazie alla costruzione di dighe e all’utilizzo delle acque della valle per scopi idroelettrici, vennero tracciate numerose carrozzabili che migliorarono la viabilità della zona collegandola sino al bacino del Toggia e al sovrastante Passo di San Giacomo (2313 m) e al lago artificiale di Morasco, proprio sopra Riale. L’architettura delle case, in pietra e legno, è un inno visivo alla cultura Walser, ben presente anche nei nomi di molte altre località della Val Formazza o Valle di Pomatt e in alcune forme di dialetto.

La neve è ancora piuttosto abbondante in questo angolo di Val Formazza e consente la pratica dello sci di fondo, con 12 km di piste, di varia difficoltà e con vista sulle turrite ed eleganti vette del gruppo di Ban (3027 m) e del Basodino (3273 m). Sono piste dalla lunga storia. I primi fondisti furono, nel 1903, alcuni svizzeri che arrivavano dal Vallese e diedero l’esempio. I formazzini si appassionarono ben presto al nuovo sport tanto che già negli anni 20 del secolo scorso questa era la “Valle Invincibile” che vinse per ben 7 volte (tra il 1920 e il 1932), la “Valligiani”, la gara di sci di fondo a squadre più importante dell’epoca.

Nella piana di Riale è possibile noleggiare l’attrezzatura tecnica per il fondo e usufruire di ristoro, e pernottamento, acquistando souvenir e prodotti tipici, come il celeberrimo formaggio Bettelmatt prodotto solo in pochi alpeggi di zona, uno dei quali situato nelle vicinanze di Riale, lungo il sentiero di salita per il Passo Gries.

Sono molte anche le possibilità di intraprendere escursioni invernali, partendo dalla piana di Riale. Con le ciaspole, ma anche con gli sci, un grande classico è la salita al Rifugio Maria Luisa che si svolge sull’ampia carrareccia, quasi sempre battuta e ben tracciata, che con tornanti conduce alla struttura, in circa 1.30 ore. Il rifugio è aperto, in genere nei fine settimana, anche in periodo invernale. Volendo, per chi ha dimestichezza col terreno innevato, si può proseguire oltre, verso i vicini laghi di Castel e verso il bacino artificiale del Toggia.

In ogni caso e, soprattutto dopo il rifugio Maria Luisa, è importantissimo e determinante informarsi sulle condizioni del manto nevoso e mettere nello zaino anche un paio di ramponcini per affrontare in sicurezza eventuali tratti ghiacciati dove le ciaspole non sarebbero sufficienti.

Le montagne che circondano Riale sono frequentate anche per lo scialpinismo. Tra le tante, un’escursione con le pelli molto interessante è la salita al Passo di Nefelgiù (2583 m), fattibile anche con le racchette da neve, ma sicuramente più indicata per lo scialpinismo, visto il dislivello superiore agli 800 metri e il carattere stesso dell’escursione, con l’ultimo tratto molto ripido e la possibilità di prosecuzione, solo per esperti, verso il Corno orientale di Nefelgiù. Gite entusiasmanti sono possibili anche nella zona del lago del Sabbione e del rifugio Claudio e Bruno: i più esperti non si fanno mancare l’ascensione, a tratti alpinistica, della Punta d’Arbola (3235 m).

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