Cronaca

Italiani bloccati all’estero. C’è chi torna a casa e chi resta tra i ghiacci siberiani

“Sono ancora sottosopra. Non riesco ancora a connettermi con la realtà! È tutto strano perché è successo tutto d’un tratto questo cambiamento! Il possibile volo, la realtà del volo, lasciare gli amici cui iniziavi a legarti. Dormire un paio d’ore per prendere il volo, arrivare in Europa e all’arrivo trovare l’aeroporto fantasma, iniziare il viaggio verso casa…il tutto in poche ore… però tutto questo non è un Sogno ma è la realtà”. Queste le prime parole dopo il rientro a casa di Giuliana Steccanella, istruttrice della Scuola di Scialpinismo Renzo Giuliani del Cai Cesare Battisti di Verona, bloccata da settimane in Tagikistan insieme ai colleghi Annapaola Perazzolo, Fabio Bullio. Giorgio Bonafini e Andrea Micheli.

L’odissea del ritorno a casa dal Tagikistan

I cinque erano partiti il 21 febbraio scorso da Verona alla volta dell’Afghanistan, per condurre un progetto solidale finalizzato a portare lo scialpinismo nel Wakhan Corridor, tra i monti del Pamir.  Dopo aver trascorso alcune settimane con i ragazzi da formare come accompagnatori, avrebbero dovuto fare ritorno in Italia. Ma l’emergenza Covid-19 e la progressiva chiusura delle frontiere a seguito del lockdown internazionale, ha reso il loro rientro a casa una odissea. Un trasferimento in Tagikistan, una quarantena preventiva, e a seguire le false speranze di un volo che avrebbe dovuto decollare il 4 aprile. Con un po’ di pazienza ce l’hanno fatta. Dopo un’ultima tisana a Dushanbe che, come racconta Giuliana sui social, ha portato fortuna, il momento di tornare a casa è finalmente arrivato nella giornata del 7 aprile.

Ancora in Groenlandia la troupe torinese

Meno fortunati i membri della troupe torinese ancora bloccata in Groenlandia. Francesco Catarinolo, Bernadette Weber, Ylenia Busolli e Dominic Rogan, impegnati da inizio marzo nelle riprese di un documentario sulla vita dell’alpinista ed esploratore sudtirolese Robert Peroni e il suo impegno per la comunità inuit, continuano ad attendere buone notizie nel paesino di Tasiilaq, a due ore dalla capitale Nuuk. Centro abitato di circa 2000 abitanti, raggiungibile solo in elicottero.

In attesa di nuovi sviluppi e soprattutto di un miglioramento delle condizioni meteo, che al momento vedono soffiare sulla Groenlandia venti oltre i 200 chilometri orari, l’Associazione Italiana Registi ha deciso di condividere il teaser del documentario cui sta lavorando la troupe “per mostrarvi che la passione per il nostro lavoro non ha frontiere”.

Un ciclista umbro bloccato in Siberia

In Siberia risulta invece bloccato Lorenzo Barone, partito lo scorso 16 gennaio da San Gemini (TR) per condurre una traversata in solitaria tra i ghiacci. Una volta portata a termine la sua impresa, pedalando per migliaia di chilometri da Magadan alla Yakutia, passando per Ojmjakon, è venuto a conoscenza dell’emergenza coronavirus. Ad informarlo un camionista che gli ha offerto un tè e un passaggio fino a Irkutsk, dove si trova attualmente, non lontano dal lago Baikal.

Come raccontato al quotidiano Il Messaggero, si sta ponendo nell’ottica di trascorrere al meglio la quarantena sui ghiacci, affittando una casetta e attendendo tempi migliori. “Devo solo capire dove, credo di andare in qualche piccolo villaggio tra le foreste. In teoria non è possibile prolungare il visto, ma alla luce di questa emergenza sanitaria spero di riuscirci”.

Nessuna novità dal Cile

Nessuna notizia arriva invece dal Cile, dove risultano bloccati due alpinisti italiani Jasmine BissonMarco Lavaggi. I due, arrivati in Argentina a inizio febbraio per realizzare un ampio tour in Patagonia, approdati in terra cilena hanno visto chiudersi alle loro spalle la frontiera argentina. Hanno tentato di acquistare un volo di rientro da Santiago ma i prezzi esorbitanti li hanno portati a scegliere la via della “fuga verso nord”, nelle aree estreme del Cile, in cui il rischio contagio dovrebbe risultare inferiore. Attualmente il 3 maggio sembrerebbe essere una data potenziale per un loro ritorno in patria.

Omar Di Felice bloccato in Mongolia

Anche Omar Di Felice, partito per compiere la traversata del Deserto del Gobi in Mongolia a fine febbraio, risulta bloccato nella capitale Ulan Bator. I voli internazionali sono al momento sospesi. Notizia positiva è che il ciclista romano sia riuscito a completare la sua impresa e già sia con la mente rivolta al suo prossimo sogno: l’Antartide.

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Un commento

  1. Non so dove li vediate i ghiacci in Irkutsk dove attualmente ci sono temperature che vanno dai -2 di minima ai +15/20 di massima (ci vivo!). Capisco la spettacolarizzazione in un momento cosi drammatico ed epocale per favorire i clicks, ma questo e’ in po’ ridicolo. Quante persone saranno rimaste bloccare in luoghi poco ospitali senza per questo essere oggetto di articoli?
    Un grazie di cuore invece va a tutti i medici e a tutti gli operatorii sanitari per il lavoro ed il sacrificio profuso, questi si meritevoli di articoli!

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