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Troupe torinese bloccata in Groenlandia a seguito del lockdown

Annullato anche il rientro dal Tagikistan degli scialpinisti veronesi

A causa dell’inasprimento del lockdown a livello mondiale, una troupe torinese risulta bloccata da settimane in Groenlandia. Anche per loro, al pari dei due alpinisti italiani al momento bloccati in Cile, sussiste l’incognita del quando e come poter tornare in Italia.

Francesco Catarinolo, Bernadette Weber, Ylenia Busolli e Dominic Rogan si erano recati nella regione polare per portare a termine le riprese di un documentario dedicato all’alpinista ed esploratore sudtirolese Robert Peroni. Il primo uomo ad aver attraversato a piedi Groenlandia e Sahara. Un avventuriero dal forte spirito solidale, che negli anni Ottanta decise di trasferirsi in Groenlandia per difendere le comunità locali di inuit dalla distruzione causata dall’arrivo della modernità. E supportarle nella salvaguardia dell’ambiente.

Bloccati in Groenlandia da inizio marzo

A seguito della espansione incontrollata del coronavirus alle latitudini più estreme (ricordiamo che al momento unico continente che resiste alla pandemia è l’Antartide), anche in Groenlandia è giunto il momento di prendere provvedimenti per arginare la diffusione del contagio. I quattro sono così rimasti a Tasiilaq, un paesino di circa 2000 abitanti a due ore dalla capitale Nuuk, raggiungibile solo via elicottero.

“Siamo arrivati qui il 5 di Marzo – ha raccontato il fonico trentino Dominic Rogan al quotidiano Il Dolomiti.it – . Il 13 hanno annunciato il blocco dei voli in Islanda, dove dovevamo fare scalo per il ritorno. Poi il 18 la Groenlandia ha bloccato i voli interni dopo i primi casi confermati a Nuuk. La situazione qui è che hanno chiuso le poche attività commerciali a parte gli alimentari. Sono chiuse le scuole e sono vietati gli assembramenti di più di 10 persone. Non sono in lockdown ma ci hanno consigliato di non andare troppo in paese perché la gente è molto preoccupata. A noi bene o male ci conoscono in molti ma spesso capita che la gente si copre la bocca quando ci vedono”. A preoccuparli è anche l’inadeguatezza dell’ospedale locale a fronteggiare una eventuale diffusione del virus.

A dare notizia del loro isolamento è stato il produttore di Tekla Gianluca De Angelis, riuscito a rientrare in Italia prima dell’avvio del lockdown. Come dichiarato al Corriere della Sera da De Angelis, insieme all’ambasciata italiana in Danimarca e al consolato italiano in Groenlandia si sta cercando di capire come sbloccare la situazione. La problematica è stata anche segnalata alla Farnesina e al senatore Alberto Airola “che ci ha assicurato che la pratica è all’attenzione del Ministro Luigi Di Maio”.

Un ritorno complicato

Accanto alle insidie della burocrazia, l’eventualità di un volo di ritorno in Italia trova un secondo ostacolo: il clima. Su Tasiilaq soffia in questi giorni il piteraq, un vento gelido con una velocità che sfiora i 200 chilometri orari. In simili condizioni non si rende possibile il decollo in elicottero necessario per raggiungere l’aeroporto di Kulusuk da cui partire alla volta di Reykjavik e poi, finalmente, verso l’Italia.

Anche laddove non soffino venti estremi, il rientro in Italia si mostra complicato. Dal Tagikistan, dove ricordiamo essere bloccati cinque scialpinisti di Verona, giunge notizia dell’annullamento di quello che avrebbe dovuto essere l’agognato volo di rientro, in programma per oggi. “Purtroppo ho ricevuto la brutta notizia che il volo è stato cancellato – ci informa Cristiano Tedeschi, direttore della scuola di scialpinismo Renzo Giuliani di Verona – .E non ci sono alternative a breve. La situazione è  molto complessa”.

 

 

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Un commento

  1. Almeno in Groenlandia le ore di luce aumentano..se fossero in Antartide…andrebbero verso la notte polare …perdurante.

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