Alta quota

Alex Txikon: ho bisogno di una pausa, forse proprio dall’inverno

Alex Txikon è rientrato a casa, in Spagna, dopo avere chiuso il suo progetto invernale “road to Himalaya”. Una stagione veramente difficile questa che ha visto tutti i protagonisti tornare a casa a mani vuote. Nessuna vetta in Himalaya, anche se Txikon non può comunque lamentarsi del risultato ottenuto. Sull’Everest è stato respinto dalle condizioni instabili della montagna, che l’hanno spinto a una saggia ritirata, ma in Antartide tutto è andato secondo i piani e poi c’è il rapido successo ottenuto in invernale sull’Ama Dablam. Ci siamo fatti raccontare da lui qualche dettaglio su questa stagione che l’ha visto protagonista di tre spedizioni concentrate in una.

Ciao Alex, partiamo dall’Antartide. Avete ottenuto dei bei risultati…

“Si, sono molto soddisfatto di quella prima parte della spedizione. Abbiamo trascorso 9 giorni sulle penisola antartica aprendo due nuove vie. I mesi trascorsi in Antartide sono stati perfetti.”

In Himalaya invece?

“Sull’Ama Dablam è stato stupendo e anche all’Everest. Sono molto felice di come è andata tutta la spedizione, anche serbo un po’ di delusione perché avrei voluto raggiungere la vetta dell’Everest in inverno e senza ossigeno. Con le condizioni incontrate sarebbe per stato impossibile.”

Che condizioni hai incontrato?

“Fin dall’inizio abbiamo avuto temperature molto alte all’Everest. Con molta acqua nei torrenti, una condizione che solitamente si verificava solo a marzo e mai prima. Quest’anno la temperatura più bassa registrata è stata di -25 gradi, solitamente però al campo base non si scendeva oltre i -8 gradi. Poi piccole finestre di bel tempo che hanno reso veramente complesse le operazioni sulla montagna oltre a rendere difficile l’individuazione del momento migliore in cui tentare la vetta.”

A proposito di vetta. Il tentativo è stato interrotto a causa delle pessime condizioni sulla montagna?

“Si, praticamente ha iniziato a nevicare non appena abbiamo lasciato campo base. A campo 1 c’era un metro di neve fresca, sulla parete del Lhotse almeno 50 centimetri. Troppo pericoloso. Poi abbiamo anche visto scendere una valanga dal Nuptse, non aveva senso continuare.”

Come mai hai deciso di salire l’Ama Dablam?

“Perché è una montagna veramente bella ed era da anni che l’avrei voluta salire. Ci ho pensato molte volte, alla fine ci sono riuscito quest’inverno. Salita perfetta, in soli 4 giorni, con uno stile molto pulito e un bel gruppo di amici affiatati. Una gran bella esperienza.”

L’anno scorso hai deciso di costruire degli igloo al campo base, al posto di utilizzare le tende. Quest’anno l’hai fatto?  

“Certo! Ne abbiamo costruito uno perfetto al campo base dell’Ama Dablam. Dentro avevamo la temperatura di -2 gradi costanti, ottimo.”

All’Everest invece?

“Purtroppo non siamo riusciti perché al campo base non abbiamo trovato la giusta quantità di neve necessaria per realizzarli. Sono però perfetti per le spedizioni invernali, per tante ragioni. Mantengono internamente una temperatura costante e con vento molto forte, anche oltre i 100 chilometri orari, non hanno problemi strutturali.”

Dove hai imparato a costruirli?

“A Bilbao da un mio amico, mi ha mostrato alcune tecniche infallibili che permetto di tirarli su perfetti.”

Il prossimo anno ti vedremo di nuovo all’Everest?

“Difficile dirlo adesso. Le spedizioni invernali sono molto difficili, richiedono tempo e organizzazione, scalare per giorni con quelle condizioni è veramente tosta. Siamo però motivati, vedremo.”

Oltre all’Everest, pensi ancora al K2 invernale?

“Si, però bisogna prima vedere cosa farà il team polacco. Per ora non voglio immaginare una nuova spedizione al K2. In generale credo di aver bisogno di una pausa, forse proprio dall’inverno. Come ho già detto, vedremo.”

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