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“La via perfetta – Nanga Parbat: Sperone Mummery”. Il libro di Nardi e Carati a MonzaMontagna

Nel mese di novembre il Festival MonzaMontagna ospiterà la prima presentazione ufficiale di “La via perfetta – Nanga Parbat: Sperone Mummery”. Il libro che Daniele Nardi era impegnato a scrivere dal maggio 2018 insieme alla scrittrice Alessandra Carati, che dalla tragedia dello scorso febbraio è diventata unica voce narrante per entrambi.

L’incontro dal titolo “Il sogno di Daniele Nardi” si svolgerà giovedì 21 novembre alle ore 21 presso il Teatro Binario 7 – Sala Picasso – in Via Turati 8, Monza (MB).

Dettagli sui contenuti del libro non sono ancora disponibili. Per scoprire se si tratti di una biografia o del racconto di un’avventura specifica di Daniele, bisognerà aspettare ancora un po’.

Intanto sul web è reperibile una sinossi che racchiude, potremmo dire, la storia del volume stesso. Nato dall’incontro, nel maggio 2018, tra l’alpinista di Sezze e la scrittrice di Monza. Pagine che hanno iniziato a prendere forma a pochi mesi dalla partenza per un nuovo tentativo invernale di Nardi sul Nanga Parbat.

“Sulla Terra ci sono quattordici montagne che superano gli 8000 metri: il Nanga Parbat è una di queste. La nona in ordine di altezza e una delle più pericolose; in particolare se la si affronta lungo lo sperone Mummery, una via che nessuno è mai riuscito a percorrere”, si legge.

“Daniele Nardi, insieme con Tom Ballard, sullo sperone ci è andato addirittura d’inverno. Era il suo quarto tentativo, il sogno della sua vita, la sua ossessione, come lui stesso ammetteva. In qualche modo, forse, le straordinarie ascensioni che aveva compiuto erano state un modo di prepararsi a quella salita. Era cosciente del rischio ma sicuro di farcela, stavolta. Daniele era un ottimista, come ogni grande esploratore. Solo così, del resto, con ottimismo e determinazione, un ragazzo di Sezze poteva farsi largo in un ambiente che in Italia è tradizionalmente riservato a uomini e donne cresciuti nelle valli del Nord. Lui, vicino a casa, per allenarsi aveva una montagna di 1536 metri, il Semprevisa, sulla cui cima ha dormito da solo quando aveva appena quattordici anni e già le idee molto chiare su ciò che voleva fare della propria esistenza. L’ultima impresa di Daniele Nardi si è interrotta a un passo dalla conclusione, ma lui aveva messo in conto che potesse accadere, per questo aveva contattato Alessandra Carati”. 

È forse questo il punto della sinossi su cui lo sguardo si ferma un istante di più. In cui la visione del Daniele sempre ottimista cede il posto a quella dell’uomo riflessivo, in grado di sfidare i propri limiti ma anche di comprenderli.

“Alessandra ha lavorato con Daniele a questo libro per quasi un anno; lo ha seguito al campo base del Nanga Parbat e, dopo essere rientrata in Italia, è rimasta in contatto con lui via telefono fino all’ultimo giorno. Nella sua posta elettronica aveva un’email che era un impegno: terminare il racconto.”

Lo aveva raccontato a pochi giorni dall’interruzione delle ricerche di Daniele e Tom al Corriere della Sera Alessandra, di quella email inviata il 22 dicembre 2018, pochi giorni prima di raggiungere insieme il campo base del Nanga Parbat. La scrittrice ha seguito Daniele sulle pendici della Montagna nuda, rimanendovi fino al gennaio 2019, per assistere con i propri occhi alle fasi di preparazione alla salita invernale lungo lo Sperone Mummery.

Daniele avrebbe in fondo potuto farle tale richiesta semplicemente a voce, e forse lo avrà fatto. Ma si sa, verba volant scripta manent. E così quella email ha assunto il valore di un messaggio imperituro e pertanto da onorare. Se non dovessi tornare desidero che continui a scrivere la nostra storia”.

La nostra storia. Un pluralia tantum che racchiude in sé un’amicizia breve ma intensa, e di certo un immenso senso di fiducia.

Chi prenderà in mano il volume di certo cercherà tra le righe la risposta alla domanda del perché Daniele abbia tentato più volte, al limite dell’ossessione, un’impresa da molti definita impossibile. Almeno impossibile by fair means.

La risposta in parte è già stata fornita dalla scrittrice nella medesima intervista al Corriere: “Mi diceva ‘Voglio arrampicare dove nessuno è andato perché confrontarmi con l’ignoto mi permette di capire chi sono’. Daniele lassù si sentiva tutt’uno con la natura e la montagna. Era la sua ricerca di spiritualità, il nucleo più profondo della sua umanità”.

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4 Commenti

  1. Non credo.. E non ci interessa, queste poche righe racchiudono veramente l ‘essenza di Daniele.. Non vedo l’ ora di leggere questo libro!

  2. Io sto attualmente leggendo l’altro libro di Nardi che se vogliamo è la prefazione del libro che sta per uscire. Sì intitola ” In vetta al mondo”, a me sta piacendo molto, lo consiglio.

  3. Certo che credere che lo sperone Mummery possa essere la via perfetta è proprio un’idea folle, come lo è stato il tentativo di percorrerlo.

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