Alpinismo

700 in cima all’Everest: tutti i dati della stagione dalla clinica medica

Si è conclusa da qualche giorno la stagione da record dell’Everest, che ha visto oltre 700 alpinisti raggiungere la vetta. La clinica medica del campo base ha pubblicato un riepilogo in dati di questo fortunato periodo: i pazienti visitati dall’equipe sono stati 397, dei quali l’88% era composto da uomini. Il 61% era nepalese, con un’età media di 36 anni. La maggior parte dei pazienti, circa la metà, era sherpa e nepalese mentre, in ordine decrescente di quantità, per la tenda/ambulatorio sono passati per lo più americani, canadesi, cinesi e inglesi.

Come prevedibile il principale tipo di disturbo per cui i pazienti sono stati curati dall’equipe medica era di natura respiratoria. Altri problemi fisici frequenti sempre dovuti all’alta quota, ma anche a incidenti di percorso, sono stati disturbi allo stomaco e infortuni muscolo-scheletrici. I casi di malattia d’alta quota vera e propria, stando alle affermazioni dell’Everest ER, sarebbero meno frequenti di quanto si possa pensare. Ciononostante la stagione ha visto ben 8 casi tra HACE (edema cerebrale da alta quota) e HAPE (edema polmonare da alta quota), problemi fisici estremamente seri che possono risultare fatali se non prontamente affrontati da professionisti.

Ricordiamo che i medici presenti al campo base dell’Everest sono volontari e che quelle quasi quattrocento persone soccorse hanno ricevuto un aiuto disinteressato. Per questo l’Everest ER ci ricorda che le donazioni sono sempre aperte per sostenere la causa, con la speranza che le grosse cifre mosse dal turismo della montagna nepalese contribuiscano anche a supportare servizi fondamentali come questo.

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3 Commenti

  1. se ognuno di quelli produce 2oo grammi di feci al giorno e permane 30 giorni..quanta ne rimarra’ , indecomponibile, al suolo ?
    Forse al posto di 200 ci vuole una incognita X, oppure un’indagine statistica che calcoli la media.

    1. Probabilmente un po’ di ossigeno supplementare aiuterebbe a finire di leggere l’articolo
      senza essere costretto a fermarsi al titolo

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