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Monte Hood, interrotte le ricerche

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GOVERNMENT CAMP, Stati Uniti — Sono state sospese le ricerche dei due alpinisti dispersi sul monte Hood. Le autorità infatti ieri hanno comunicato alla stampa la decisione di non andare avanti con le operazioni, rese troppo rischiose dal pericolo valanghe e dal cattivo tempo che imperversa sulla montagna più alta dell’Oregon. Del resto, dicono gli esperti, le probabilità che i due giovani, in quota da venerdì scorso, siano ancora vivi, sono meno dell’1 per cento.

I due giovani alpinisti americani, Anthony Vietti di 24 anni e Katie Nolan di 29, sono dati per morti e le ricerche sono state sospese per il troppo elevato pericolo valanghe. Questo quanto comunicato ieri alla stampa statunitense dalle autorità, che da venerdì scorso sono impegnate nelle operazioni di recupero dei due dispersi sul monte Hood, la montagna di 3.429 metri nello Stato dell’Oregon.

Per cercarli sono state impiegate notevoli forze, persino un Black Hawk, il celebre elicottero militare statunitense. Ma i forti venti e la neve che in questi giorni interessano la vetta, hanno reso troppo pericoloso il volo dei velivoli sulla parete. Il forte pericolo di slavine poi, ha impedito anche l’ avvicinamento a piedi dei soccorritori.

"Anche sui pendii dove normalmente non si verificano valanghe, si stanno staccando slavine in questi giorni – ha dichiarato Steve Rollins, uno dei capi delle squadre di Soccorso alpino del Portland Mountain Rescue -. Non credo che nel futuro immediato avremo condizioni migliori che possano permettere a noi e a nessun altro di salire in sicurezza".

E se anche il rischio fosse minore del resto, secondo quanto dicono gli esperti, non varrebbe comunque la pena di correrlo. "E’ possibile che siano ancora vivi? Sì – ha detto ieri alla conferenza stampa organizzata della polizia la Dottoressa Terri Schmidt, esperta di ipotermia e specialista del Pronto Soccorso -. Ma è verosimile che lo siano? No. Sappiamo che dopo 48 ore le possibilità di trovare qualcuno vivo in quelle condizioni scendono a circa l’1 per cento". E in questo caso i giorni trascorsi in quota e sotto la bufera sono ormai 5.

Gli alpinisti infatti, erano saliti sulla montagna venerdì scorso lungo una via che, secondo i media americani, è abbastanza semplice. Sabato era stato trovato sul ghiacciaio del monte Hood il cadavere di uno dei tre componenti del gruppo, il 26enne Luke Gullberg.

Secondo una delle ultime ipotesi, è possibile che Gullberg, il più esperto della cordata, si fosse allontanato dagli altri per cercare aiuto, a seguito di un indicente in cui sarebbero rimasti coinvolti i due amici. Vicino al suo corpo senza vita infatti, sono stati ritrovati un casco, una bottiglia d’acqua, un imbrago, una macchina fotografica e una muffola appartenente alla 29enne dispersa.

"E’ possibile che la Nolan abbia perso la muffola nell’incidente – ha dichiarato Nate Thompson, coordinatore delle operazioni di ricerca -. Se Gullberg infatti stava tornando indietro per cercare aiuto, e la Nolan aveva perso un guanto nell’incidente, lui potrebbe aver lasciato a lei il suo equipaggiamento, le sue provviste, il suo zaino e i suoi guanti, prendendo con sé solo quello che le era rimasto".

In ogni caso solo il ritrovamento dei loro corpi potrebbe fornire ulteriori informazioni per la ricostruzione dei fatti.

Valentina d’Angella

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