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Monte Hood, un morto e due dispersi

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Updated – GOVERNMENT CAMP, Stati Uniti — Continuano le ricerche dei due alpinisti dispersi sul monte Hood, nell’Oregon, Stati Uniti. Un terzo è stato trovato morto sabato, sul ghiacciaio della montagna, alta oltre 3.400 metri. Dopo quattro giorni le operazioni non hanno ancora dato risultati, nonostante il grande dispiegamento di forze, compreso l’intervento di un Black Hawk.

Una tormenta di neve ha avvolto ieri sera e questa mattina il monte Hood, impedendo così a velivoli di sorvolare da vicino la montagna. Per continuare le ricerche ieri è stato impiegato anche un Black Hawk, famoso elicottero militare statunitense, ma ancora dei due dispersi non ci sarebbe traccia.

Il monte Hood, con i suoi 3.429 metri, è la montagna più alta dell’Oregon. I tre alpinisti erano partiti per la vetta venerdì all’1 di notte: secondo quanto riferisce la stampa statunitense, il programma prevedeva la salita lungo il versante ovest, e la discesa da sud. Nel pomeriggio però sarebbero stati costretti a scendere, ma senza fare più ritorno. Gli amici quindi, avrebbero dato l’allarme.

Le squadre di soccorso hanno trovato sabato sul ghiacciaio, a quota 3213 metri, il corpo di uno dei tre alpinisti: Luke T. Gullberg, 26 anni di Des Moines nello Stato di Washington. Tra gli affetti della vittima c’era una bottiglietta d’acqua e una macchina fotografica: i soccorritori hanno esaminato una ventina di foto per trovare indizi utili a localizzare le altre due persone che erano con lui, un uomo di 24 anni Longview, e una donna di 29 di Portland.

Dall’analisi degli scatti, pare che i tre avessero cambiato percorso di salita, probabilmente valutando quello programmato troppo pericoloso. Gullberg sarebbe a un certo punto precipitato: una lenta e lunga caduta che però non l’avrebbe ucciso sul colpo.

Infatti, a quanto pare, i soccorritori avrebbero trovato delle impronte intorno al suo corpo, caduto in una zona pianeggiante ai piedi della parete. L’autopsia inoltre, avrebbe riscontrato come causa della morte l’ipotermia e non le ferite riportate dalla caduta. Certo è che non c’erano tracce di corda, il che probabilmente starebbe a significare che i tre non erano legati.

Oggi le ricerche dovrebbero continuare, sempre se il tempo concede la possibilità ai soccorritori di riprendere le operazioni.

A tener ancora vive le speranze è l’esperienza alpinistica dei due dispersi, che avrebbero già scalato diversi picchi nella stessa catena del montuosa delle Cascades e saprebbero come sopravvivere nella neve ad alta quota. Nel frattempo i parenti dei tre giovani hanno raggiunto Timberline Lodge, un rifugio sul monte Hood in cui fanno base i soccorsi.

Valentina d’Angella

Video courtesy of CNN

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