Alpinismo

Il record “inaspettato” di Killian Jornet

Killian Jornet quando era partito per la sua spedizione all’Everest puntava al record di velocità di salita al tetto del mondo. Anche se non è riuscito a batter quel primato, dalla sua spedizione l’alpinista catalano torna a casa con un guinnes differente, uno che fino ad oggi deteneva Pemba Dorje Sherpa. Infatti il nepalese, nel 2007, aveva scalato due volte l’Everest senza ossigeno in 7 giorni arrivando in vetta l’8 ed il 15 maggio. Oggi Killian ha battuto quel record salendo la montagna più alta della terra per la seconda volta, dopo soli 6 giorni da quando era arrivato in cima la prima volta.

L’alpinista catalano ha raggiunto la cima dell’Everest la mezzanotte del 21 maggio impiegandoci 26 ore, partendo dal monastero di Rongbuk. Ma, non contento, solo dopo sei giorni, il 27 maggio, è tornato sulla vetta in sole 17 ore, partendo questa volta dal campo base avanzato.

Un record, quello che avrebbe ottenuto Jornet, che è sempre stato una prerogativa dei nepalesi, anche se il primo a compiere una doppietta fu Messner nel 1980, che realizzò la storica solitaria all’Everest senza ossigeno a soli 2 anni e 3 mesi di distanza dalla prima salita con Habeler. Da allora solo gli sherpa si sono contesi questo record.

Dopo Messner, fu Ang Rita Sherpa, che tutt’ora detiene il record di 10 salite dell’Everest senza ossigeno, a raggiungere questo obiettivo quando ritornò sul tetto del mondo solo dopo sei mesi e mezzo. Poi, nel 1999, fu la volta di Babu Chiri che lasciò passare solo 20 giorni e poi, nel 2007, come abbiamo scritto, toccò Pemba Dorje.

Fino ad oggi solo 21 alpinisti, secondo la documentazione fornita da Eberhard Jurgalski a 8000ers.com, hanno salito più di una volta l’Everest senza ossigeno. Di questi la metà sono sherpa, mentre tra gli alpinisti stranieri troviamo nomi del calibro di Reinhold Messner (nel 1978 e 1980), Marc Batard (nel 1988, quando conquistò il record di velocità senza ossigeno dal versante sud  – e 1990), Òscar Cadiach (nel 1985 e 1993), Anatoli Bukreev (nel 1995 e 1996, anno della tragedia all’Everest), Ed Viesturs (nel 1990 e 1996), Iván Vallejo (nel 1999 e 2001) e Silvio Mondinelli (nel 2001 e 2010).

Lasciando da parte un istante l’Everest, Kilian Jornet sta anche aspettando la conferma di aver raggiunto la vetta del Cho Oyu, che se arrivasse porterebbe con se anche un’altra grande soddisfazione: aver scalato 3 ottomila in 20 giorni. 

Gli alpinisti che possono essere annoverati nella lista di coloro che hanno compiuto tale impresa è limitata: solo 8 persone ci sono riuscite prima d’ora e tutte le montagne che appartengono a questo trittico sono in Pakistan, stranamente nessuna in Tibet o Nepal. In questo albo d’oro, come spesso accade, la rappresentanza italiana è nutrita, infatti nella lista compaiono anche gli italiani Nives Meroi, Romano Benet e Luca Vuerich. Tornando invece all’Everest, merita di essere citata l’impresa unica di Karl Unterkircher, che nel 2004 in 63 giorni sale le due vette più alte del mondo senza ausilio dell’ossigeno supplementare, l’Everest e il K2.

Indipendentemente da questo, il fatto che un alpinista alle prime esperienze a queste altezze si sia adattato cosi bene da scalare 4 volte, incluso l’acclimatamento a campo 3 dell’Everest, sopra gli 8.000 metri, è formidabile.

 

Fonte: Desnivel – Foto @ Kilian Jornet

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