Alpinismo

Caso Miss Go, gli austriaci smentiscono

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ISLAMABAD, Pakistan – “Due portatori d’alta quota della spedizione coreana di Mr Kim hanno rimosso le due corde il giorno prima del tentativo di vetta, e le hanno messe in un punto più pericoloso tra campo 3 e campo 4. E’ stata una decisione condivisa da tutti”. Arriva puntuale e secca la smentita di Gerfried Göschl alle accuse di Joao Garcia, che ha attribuito la responsabilità dell’incidente mortale di Miss Go agli alpinisti austriaci. Secondo questi ultimi non solo le corde non sarebbero state tolte da loro, ma anzi ne erano a conoscenza tutte le spedizioni che in quei giorni tentavano la vetta del Nanga Parbat.

“Abbiamo raggiunto il campo base poco prima di Joao Garcia, il 17 giugno, con 2.500 metri di corde, 25 moschettoni, 20 chiodi, 25 chiodi da ghiaccio, e 25 ancoraggi – racconta Gerfried Göschl, capo della spedizione austriaca impegnata al Nanga Parbat negli stessi giorni di quelle coreane di Miss Oh e Miss Go -. Poi del materiale in più (1000 metri di corda e altra attrezzatura per assicurare), che abbiamo lasciato a Chilas perché avevamo già preso accordo con il gruppo di Miss Oh ad Islamabad. Se ci fosse servito l’avrebbero mandato in due giorni”.

“Mr Garcia e il suo team (5 membri e due portatori) hanno portato in tutto 100 metri di corda – dice Göschl -, e secondo loro con quelle avrebbero potuto attrezzare una difficile via normale di un qualsiasi ottomila? Hanno scelto la strada più facile: non portare materiale e di usare quelli degli altri”.

Tanto per cominciare quindi, secondo quanto  sostiene Göschl, la spedizione era ben equipaggiata, a differenza di quanto ha dichiarato in una lettera al sito Explorersweb Joao Garcia. L’alpinista portoghese infatti, a seguito dell’incidente mortale capitato a Miss Go, aveva lanciato accuse contro la spedizione austriaca, criticata per l’organizzazione e rea, a suo dire, di aver tolto le corde dal Canalone Messner dove è morta la coreana.

“C’è stato un incontro tra capi spedizione – spiega Göschl -. Durante l’incontro Garcia si è comportato in modo molto strano. Forse pensava che avendo già scalato tanti ottomila apparteneva a un altro pianeta. Ha richiesto che tutto fosse secondo gli standard, e ha rimproverato noi (il mio team, quello di Miss Oh e di Mr Kim, inclusa Miss Go) di voler attrezzare tutta la parete dal campo base alla vetta. Diceva che quando aveva salito il Nanga Parbat per la prima volta 10 anni fa, non c’erano corde dopo campo 2, e ciò nonostante era stato sufficiente”.

“Sono stato informato dai miei compagni di spedizione che hanno salito la via normale – continua l’austriaco -, che un pezzo di 200 metri della corda coreana mancava tra campo 2 e campo 3. Pertanto tutte le spedizioni hanno deciso di togliere le corde da punti più sicuri per spostarle in altri più pericolosi della via. Tutte le spedizioni erano informate di questo. Due portatori d’alta quota della spedizione coreana di Mr Kim hanno quindi rimosso le due corde il giorno prima del tentativo di vetta, il 9 luglio, e le hanno messe in un punto più pericoloso tra campo 3 e campo 4”.

E del resto. dice Göschl, nessuno dei coreani li avrebbe accusati di niente. Secondo il capo spedizione austriaco quelle di Garcia sarebbero menzogne, per giunta non supportate da alcuna testimonianza. Per questo starebbe pensando di prendere le vie legali per difendere la sua reputazione.

“Non capisco proprio perchè ora lui stia girando le carte in tavola – conclude l’austriaco -. Dopo l’incontro che è avvenuto qualche giorno prima del tentativo di vetta, lui se ne è andato senza neanche una stretta di mano e non l’abbiamo più rivisto. Spero di avere l’occasione di rivederlo".

Valentina d’Angella

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