Alpinismo

Alpinisti come i criminali. Everest col Braccialetto

In Italia il braccialetto elettronico non ha per nulla funzionato per tenere sotto controllo i mariuoli, nonostante il cospicuo investimento economico e il bla bla politico istituzionale, ma paradossalmente gli alpinisti italiani, e non solo, che vorranno salire l’Everest dal versante nepalese se lo vedranno proporre dalle lungimirantissime autorità turistiche di quel paese.

Il Nepal è tra i Paesi più poveri del mondo il cui reddito pro-capite annuale è di appena 1.600 US$, inoltre una percentuale del 24,7% (nel 2008) di popolazione è sotto alla soglia di povertà, cioè con meno di 1 US$ al giorno. Dopo il terremoto del 2015, che ha portato via ventimila persone e distrutto parecchi monumenti, ed i precedenti 10 anni di guerra civile, che ha massacrato trentamila persone, il governo del Tetto del Mondo vuole imporre gli alpinisti a mettersi addosso un tracker GPS obbligatorio e inamovibile, per trovare i corpi (vivi o morti) in caso di incidente e per sapere dove vanno, cosa fanno, se sono arrivati in vetta o no.

Pare giusto invece che l’utilizzo di questi strumenti, utili e interessanti, sia lasciato alla volontà, al gioco o al business dei singoli, anziché alla volontà inquisitrice dello stato.

Qualcuno obbietterà che in tema di oggetti che individuano persone, l’ARVA è già parte dell’attrezzatura alpinistica e sci alpinistica, altri che gli smartphone consentono pressoché a chiunque di rintracciarci: la CIA, la FSB (
ex KGB) e il Guojia Anquan Bu cinese lo fanno sistematicamente e dunque, anche se i nepalesi rapiti dal delirio super elettronico volessero, per davvero (spero sia solo uno scherzo mediatico) impegnarsi in questa esaltante avventura, l’umanità non avrebbe da trarne un gran vantaggio e ancor meno l’immagine  spirituale ed il Karma del paese delle Divinità delle Montagne.

Mallory, Mummery, Hillary, Buhl, Bonatti, Cassin e le migliaia di uomini/alpinisti/avventurosi ed eroi che hanno amato le montagne ed esercitato in somma misura la passione dell’alpinismo, si rivolteranno nella tomba, informati ora che solerti burocrati metteranno una catena al bene supremo della libertà di chi le montagne le sale.

C’è da sperare (?) che invece gli alpinisti in attività si ribellino all’odiosa imposizione, che rischia di essere foriera oltretutto di pasticci e contenziosi di ogni genere. Basti pensare al GPS di Txikon al Nanga Parbat che ebbe uno svarione tanto che qualcuno ne contestò inopinatamente l’arrivo in vetta. E quanti falsi allarmi dovremo aspettarci per fine batteria e guasto del tracker?

300 dollari per 500 alpinisti, sono una discreta somma. Lo metteranno anche agli sherpa? E la gestione del sistema? L’allerta e il controllo? Certo qualche agenzia per il recupero degli incidentati con mezzi aereonautici probabilmente si sta già organizzando.

Non ci rimane che attendere, magari ripassando “I Conquistatori dell’Inutile” di Lionel Terray o leggendo il più recente: “Un giorno da Leoni. Alex Macintyre La nascita dell’alpinismo leggero eveloce”, di John Porter.

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2 Commenti

  1. Sono rimasto veramente deluso dalla scarsa qualità di questo articolo.
    Non sarebbe potuto essere più fazioso, negativo e privo di riflessione.
    Oltre al titolo già accusatorio, l’autore (anonimo?) scusa un governo molto lontano da noi, lo associa a politiche repressive e non spende neanche una riga x illustrate l’altra faccia della medaglia. Non c’è nessuna riflessione su quale potrebbe essere la situazione attuale tra il governo locale, società internazionali e “alpinisti” interessati a “conquistare” le vette.
    Io dubito che la situazione sia semplice e questo articolo non si impegna certo ad esplorare quali possano essere le cause che hanno spinto il governo, o gli enti di soccorso, ad arrivare a tale decisione.
    Di articoli così vuoti, negativi e faziosi siamo sommersi tutto il giorno. Su Facebook me lo sarei aspettato, ma certo non su un sito che si ritiene specializzato in notizie sulla montagna.
    Potete solo migliorare
    Ivan

  2. Non ci rimane che attendere, magari ripassando “I Conquistatori dell’Inutile” di Lionel Terray o leggendo il più recente: “Un giorno da Leoni. Alex Macintyre La nascita dell’alpinismo leggero eveloce”, di John Porter.

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