Alpinismo
Nuova cascata per Salini e Panizza
LIVIGNO, Sondrio — "L’inverno si è concluso, ma prima di riporre gli attrezzi da ghiaccio lancio un ultimo sguardo alle vallate più fredde e con grande sorpresa il “piccolo Tibet” mi attende con il più insperato dei regali". Inizia così il racconto di Fabio Salini, che nei giorni scorsi a Livigno ha salito una nuova e spettacolare cascata di ghiaccio con Emanuel Panizza, battezzata "Stalattica".
"Stalattica è il nome di una cascata mai salita – racconta salini -, ma nota nell’ambiente dei ghiacciatori che frequentano abitualmente Livigno. Un’incredibile candela scende sospesa nel vuoto per una quarantina di metri e prima di toccare si spezza e il sogno si infrange. Ma questa volta è andata diversamente, la candela si è posata delicatamente a terra e il sogno, per una volta, lo abbiamo realizzato".
"Con Emanuel Panizza – prosegue l’alpinista – siamo saliti verso Stalattica attraversando il lago di Livigno e risalendo i pendii, prima con gli sci, poi con i ramponi ai piedi. In un paio d’ore siamo arrivati alla base, atterriti dalla visione della cascata di gigantesche proporzioni. Assaliti da un misto di attrazione e paura ci troviamo in estasi, ma con le gambe che tremano. Cerchiamo un pretesto per non attaccare, sembra impossibile che una cascata con un free – standing di questa portata (40 metri circa) possa resistere al suo stesso peso e al nostro tentativo di salita".
"La decisione è presa – racconta Salini -una decina di metri saliti in apnea, una vite piazzata che segna il punto di non ritorno, la corsa per riuscire a piantare almeno un attrezzo al di sopra della radice della candela ed infine un urlo (che in realtà è un sussurro) liberatorio. Alla fine dei sessanta metri una abalakove, poi di nuovo a terra levando tutte le viti piazzate per permettere a Emanuel di provare le stesse sensazioni".
I due alpinisti però avvertono: la cascata è ad alto rischio di crollo.