Tre luoghi del Gran Sasso dove l’overtourism non c’è
Gli ingorghi sulle strade più note e sui sentieri per la vetta del Corno Grande sono solo uno dei volti del Gran Sasso. La “grancia” di Santa Maria del Monte, la Val Maone e i colli ai piedi della Nord del Camicia offrono panorami, storia e silenzio
L’afflusso di visitatori, in estate, può creare problemi anche sul massiccio più alto dell’Appennino. Come i frequentatori del Gran Sasso ben sanno, a luglio e agosto (ma anche nei weekend di giugno e di settembre) la strada che traversa l’altopiano di Campo Imperatore vede formarsi lunghe code di auto, moto e camper. La poesia del “piccolo Tibet” d’Abruzzo svanisce.
All’estremità occidentale dell’altopiano, si crea spesso un ingorgo nelle svolte che conducono ai 2130 metri dell’Albergo, da cui iniziano alcuni dei sentieri più frequentati del massiccio. In questa zona, come abbiamo raccontato a luglio, l’installazione di una sbarra che si chiude quando il posteggio alla fine della strada è pieno, con la possibilità di salire con la seggiovia delle Fontari, ha reso meno drammatico il problema. La riapertura della Funivia, il 12 agosto, ha avuto un effetto positivo. Ma il problema rimane.
All’estremità opposta (est) di Campo Imperatore, nelle ore centrali della giornata, centinaia di auto si fermano al bivio di Fonte Vetica, dove due chioschi/macellerie consentono di acquistare arrosticini, salsicce e braciole, e di cucinarli su degli appositi bracieri. Una soluzione conveniente e apprezzata, che fa alzare verso il cielo grandi volute di fumo.
Non lontano da lì, si sfiora spesso l’overtourism a Rocca Calascio, dove il castello più fotografato d’Abruzzo si raggiunge per una strada senza posteggi, con un bus-navetta o a piedi. Sul versante teramano del Gran Sasso, dove la cabinovia dell’Arapietra ha finalmente ripreso a funzionare, anche i Prati di Tivo, in piena estate, si trasformano in un affollato parcheggio. Escursionisti e alpinisti, con l’impianto, salgono verso il Corno Grande e il Corno Piccolo. Gli altri restano sul piazzale e nella faggeta che sale verso il Piano del Laghetto e Cima Alta.
Accanto all’overtourism, come sulle Dolomiti, esiste anche l’overhiking, con le lunghe code di escursionisti che si formano tra Campo Imperatore, il rifugio Duca degli Abruzzi, tra l’Arapietra e il rifugio Franchetti, e sulle due vie normali del Corno Grande da Campo Imperatore e dai Prati di Tivo. Possono essere affollati anche i sentieri del Monte Aquila, del Pizzo Cefalone e del Monte Camicia.
Dove andare per non trovare la folla
Altre zone del massiccio, però, continuano a offrire solitudine e silenzio. Dal rifugio Racollo, al centro di Campo Imperatore, un viottolo conduce ai solenni ruderi della “grancia” (un piccolo monastero benedettino) di Santa Maria del Monte di Paganica, che offre un meraviglioso panorama sui monti Prena e Camicia. Tra andata e ritorno si cammina per poco più di un’ora.
Da Pietracamela, ai piedi delle vette più alte del massiccio, migliaia di escursionisti salgono in auto ai Prati di Tivo e iniziano a camminare da lì. Invece, se si posteggia accanto al monumento agli Aquilotti, si può traversare a piedi il borgo, e poi entrare nella meravigliosa faggeta della Valle di Rio Arno, fresca anche nel cuore dell’estate.
Nel bosco, all’improvviso, compaiono i memoriali che ricordano Paolo Emilio Cichetti e Mario Cambi, due alpinisti uccisi da una bufera nel febbraio del 1929. Se si torna indietro dal secondo memoriale si cammina per due ore, se si sceglie di proseguire si supera un tratto ripido si raggiunge il viottolo che collega i Prati di Tivo alla Val Maone. Panorami magnifici, ma un po’ di gente in più.
La roccia ha un ruolo importante anche ai piedi della parete Nord del Camicia, il “piccolo Eiger” del Gran Sasso, che domina l’abitato di Castelli. Il bellissimo sentiero che ne raggiunge la base inizia qualche chilometro oltre il paese in direzione di Rigopiano, e richiede due ore tra andata e ritorno.
Si ammirano splendidi scorci sulla Nord anche dalla strada che porta all’inizio del sentiero, punteggiata di casali e di luoghi dove sostare per uno sguardo più attento o per una foto. A Castelli, da non perdere il piccolo Museo della Ceramica e le numerose botteghe degli artigiani che producono vasi, piatti e altri oggetti.
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