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Hai un mulo per trasportare fotocamere e obiettivi? In caso contrario ascolta i consigli dell’esperto

Come trasportare il corredo fotografico in montagna: una scelta imperfetta, tra zaino, borsa, marsupio e accessori vari e creativi

E’ tutto pronto. Il materiale fotografico è ben posizionato, in perfetto ordine nei relativi scomparti: una fotocamera, un paio di zoom, non proprio leggerissimi, 2 o 3 filtri, il flash, le schede di memoria e un paio di batterie di scorta. L’obiettivo macro non ci sta proprio. E’ chiaro e lampante, proprio come un bel colpo di flash, che se non porterò il macro, troverò spettacolari specie floreali e, molto probabilmente, la più bella stella alpina della mia vita.

Ma si sa…la scelta del corredo fotografico è sempre un compromesso, secondo le esigenze fotografiche e, soprattutto, tenendo conto delle caratteristiche ambientali del tragitto, dell’impegno fisico e della meta della nostra escursione o ascensione. Rimane valido il “quasi postulato sul corredo fotografico”: quello che non porti si rivelerà particolarmente utile o quasi indispensabile”.

In genere questa sorta di regola non scritta vale soprattutto per teleobiettivi e lenti macro, l’assenza dei quali sarà foriera di grandiosi incontri, rispettivamente con la fauna e con la flora. E’ comunque chiaro e lampante, sempre come il lampo di cui sopra, che non è possibile sobbarcarsi il peso di troppi chili di attrezzature ed accessori, ma è necessario scegliere di volta, in volta, come già ampiamente argomentato in Corredo Fotografico per il foto-trekking.

Per la serie “nella vita bisogna saper scegliere”; nel senso che si sceglie l’attrezzatura di volta in volta, secondo le esigenze, la tipologia di escursione, lo sforzo fisico e i soggetti che si ritengono più importanti.
Per la serie “nella vita bisogna saper scegliere”; nel senso che si sceglie l’attrezzatura di volta in volta, secondo le esigenze, la tipologia di escursione, lo sforzo fisico e i soggetti che si ritengono più importanti.

Come trasporti il corredo fotografico?

Oltre al peso, è importante trovare un criterio razionale e comodo per trasportare il materiale. A meno di non poter usufruire di qualche mulo da soma o di un paio di amici volenterosi, disposti ad un prezioso aiuto a mo’ di sherpa, dovremo portarci tutto sulle spalle, o in mano, o appeso in qualche modo creativo. Tralasciando i criteri di trasporto dello smartphone, la consueta tasca dei pantaloni, provo a razionalizzare e argomentare le varie possibilità per stivare l’attrezzatura.

Tracolla

E’ il più banale, in un certo senso. Il grado di sicurezza per una fotocamera appesa al collo, con relativa ottica singola, è più o meno zero. “L’antipatico gingillo meccanico che rechiamo sui monti, legato alle spalle”, tanto per citare il grande Guido Rey risulterà veramente antipatico e fastidioso, se portato a tracolla, soprattutto se di peso e ingombro ragguardevole. Il vostro collo non ve ne sarà grato. La fotocamera ballerà e sbatterà costantemente sul corpo. Si può migliorare la situazione e la stabilità della macchina fotografica accorciando la tracolla e sistemandola a lato, sul fianco, facendola passare tra collo e braccio. In questo modo la macchina fotografica ballonzolerà di meno e si adagerà in una posizione a contatto col bacino.

Non mettetela mai semplicemente al collo frontalmente, invece che lateralmente. Se dovesse capitare di scivolare di spalle, la fotocamera rimbalzerà, proiettata verso il cielo, per poi ricadere rovinosamente su voi stessi, magari sul viso o sui denti. Potrebbe anche sbattere su rami e rocce. E’ ovvio che questo metodo va abbinato alla possibilità di riporre l’attrezzatura nello zaino, in caso di pioggia, per esempio.

Se hai uno zaino piccolo, o non vuoi sobbarcarti il peso di un teleobiettivo, le probabilità di incontro con gli animali aumenteranno notevolmente… Si può, però, ovviare al problema, magari fotografandoli in gruppo, come in questo caso, e non concentrandosi sui primi paini, anche perché non avevo una focale superiore ai 200 mm.
Se hai uno zaino piccolo, o non vuoi sobbarcarti il peso di un teleobiettivo, le probabilità di incontro con gli animali aumenteranno notevolmente… Si può, però, ovviare al problema, magari fotografandoli in gruppo, come in questo caso, e non concentrandosi sui primi paini, anche perché non avevo una focale superiore ai 200 mm.

Giubbotto fotografico

La sauna è garantita! Non so per quale arcano motivo, ma qualsiasi giubbotto fotografico non è per nulla traspirante, con tutte le conseguenze del caso. Può essere un’idea valida per la stagione fredda, per riporre una fotocamera leggera e, massimo, un paio di ottiche. Sono dotati di moltissime tasche imbottite: un pregio e un difetto che rende difficile trovare i piccoli accessori, a meno di non avere una buonissima memoria. Il rischio di continuare a cercare e ad aprire e chiudere cerniere è sempre in agguato. Attenzione! Anche in questo caso, il confort di marcia non è ai massimi livelli, con gli spigoli di ottiche e fotocamere che possono urtare con il corpo.

Borsa fotografica

Comoda, più o meno capiente a seconda delle esigenze, consente di stivare in maniera sicura fotocamere, obiettivi e molti accessori. Peccato che, appesa a tracolla, balla continuamente tra la vita e la parte alta della coscia. Un fastidio costante, quasi irritante, nel vero senso della parola. Rende anche difficile la progressione utilizzando i bastoncini da trekking. A mio avviso ha senso solo se si ripone nello zaino da montagna, estraendola quando è necessario accedere al contenuto. Attenzione ai raccordi tra la cinghia della tracolla e la borsa: a volte sono di plastica, un ottimo viatico per sganciarsi o rompersi in maniera accidentale. Io ho sostituito i raccordi con dei solidi moschettoni.

Una delle mie borse fotografiche. Marca Reporter, piuttosto economica e spartana. Usata, però, per quasi 20 anni si è rivelata molto robusta e funzionale. La ripongo in un normale zaino da montagna, estraendola solo quando serve. Sicuramente un ottimo compromesso. Ho sostituito gli agganci della tracolla, in plastica, con dei robusti moschettoni da montagna.
Una delle mie borse fotografiche. Marca Reporter, piuttosto economica e spartana. Usata, però, per quasi 20 anni si è rivelata molto robusta e funzionale. La ripongo in un normale zaino da montagna, estraendola solo quando serve. Sicuramente un ottimo compromesso. Ho sostituito gli agganci della tracolla, in plastica, con dei robusti moschettoni da montagna.

Zaino fotografico

Uno zaino dedicato alla fotografia permette di trasportare molto materiale fotografico, anche moltissimo, a seconda delle dimensioni. Ogni volta che vuoi usare la macchina fotografica, devi toglierti lo zaino, poggiarlo e aprirlo. Oltretutto non c’è spazio per il resto dell’attrezzatura da montagna: vestiario, cibo, acqua, eventuali attrezzi, ecc. Tra l’altro, e questo è un vero mistero, non riesco a comprendere il motivo per cui i produttori di zaini fotografici sembrino fare a gare per studiare spallacci scomodi e sottodimensionati, con regolazioni poco efficaci, molto diversi da quelli, comodi ed efficaci, di un normalissimo ed economico zaino da montagna.

Tamrac Expedition 9: è lo zaino fotografico più grande che ho. Consente di stivare anche un 500 f 4 o il 300 2,8, tra le ottiche più grandi e voluminose, in assoluto, e molte altre cose. Zaino solo fotografico. Non c’è spazio per altro. Bello, robusto, pesante e non adatto a trekking ed escursioni. Al massimo puoi appendere una giacca a vento all’esterno. Se hai sete, bevi dai torrenti, se hai fame, puoi cercare bacche o robe simili direttamente in natura.
Tamrac Expedition 9: è lo zaino fotografico più grande che ho. Consente di stivare anche un 500 f 4 o il 300 2,8, tra le ottiche più grandi e voluminose, in assoluto, e molte altre cose. Zaino solo fotografico. Non c’è spazio per altro. Bello, robusto, pesante e non adatto a trekking ed escursioni. Al massimo puoi appendere una giacca a vento all’esterno. Se hai sete, bevi dai torrenti, se hai fame, puoi cercare bacche o robe simili direttamente in natura.

Zaino ibrido: fotografico, con spazio ulteriore

Per ovviare al problema di cui sopra, ovvero quello della mancanza di spazio per l’attrezzatura e l’equipaggiamento non fotografico, alcune aziende hanno messo in commercio zaini che definirei ibridi. Oltre al posto dell’attrezzatura hanno anche scomparti per altro. Il problema è semplice: c’è poco spazio per l’attrezzatura fotografica e, soprattutto, c’è poco spazio per il resto. Tanto per intenderci con una borraccia, una giacca a vento e poco altro, lo spazio per “l’altro materiale” è esaurito.

Zaino ibrido della Lowepro, con spazio per l’attrezzatura da montagna e per fotocamera e obiettivi. Questo modello non era niente male. Parlo al passato, perché non è più in produzione. Nella parte bassa trova posto una piccola borsa dedicata, estraibile. Gli spallacci, però, non erano proprio adeguati ad un trekking impegnativo. Interessanti anche quelli della F - Stop
Zaino ibrido della Lowepro, con spazio per l’attrezzatura da montagna e per fotocamera e obiettivi. Questo modello non era niente male. Parlo al passato, perché non è più in produzione. Nella parte bassa trova posto una piccola borsa dedicata, estraibile. Gli spallacci, però, non erano proprio adeguati ad un trekking impegnativo. Interessanti anche quelli della F – Stop
Il Lowepro, con la borsa estratta. Ci sono attualmente in produzione modelli simili a questo. La soluzione della borsa estraibile è una buona idea.
Il Lowepro, con la borsa estratta. Ci sono attualmente in produzione modelli simili a questo. La soluzione della borsa estraibile è una buona idea.

Zaino Manfrotto, una sorta di ibrido. Ben studiato, a parte gli spallacci che non sono all’altezza di un vero e proprio zaino da montagna. Nella tasca inferiore trova asilo una fotocamera, anche voluminosa con una lente montata e un ulteriore obiettivo. Interessante per una gita da un giorno, visto che nella parte superiore c’è spazio per un po' di normale equipaggiamento da montagna, tipo vestiario e cibo.
Zaino Manfrotto, una sorta di ibrido. Ben studiato, a parte gli spallacci che non sono all’altezza di un vero e proprio zaino da montagna. Nella tasca inferiore trova asilo una fotocamera, anche voluminosa con una lente montata e un ulteriore obiettivo. Interessante per una gita da un giorno, visto che nella parte superiore c’è spazio per un po’ di normale equipaggiamento da montagna, tipo vestiario e cibo.

Marsupio fotografico

A mio avviso è il metodo peggiore. Consente di portare la macchina fotografica e qualche obiettivo. E’ agganciato come una cintura, con ulteriore fissaggio al torace, con ulteriore cinghia. E’ scomodo, limita i movimenti e non è molto capiente. Tra l’altro, ha l’effetto collaterale di rendere i pantaloni poco saldi: nel senso che il peso di questo contenitore può far calare le braghe! Un motivo per cercare di alleggerire l’attrezzatura, usando magari una snella mirrorless! Il rischio di “calata” è più limitato e, visto il peso minore, potreste anche fare in tempo ad afferrare i pantaloni, prima che sia troppo tardi. Se ti interessa un breve raffronto, molto personale, su reflex e mirrorless, puoi dare uno sguardo qui: Reflex o Mirrorless, la scelta migliore per fotografare in montagna.

Zaino da montagna

Un normale zaino da montagna (non fotografico) ha tutto lo spazio per l’equipaggiamento, come vestiario e generi di conforto, sacco a pelo, e tutto il resto e, soprattutto, ha spallacci adeguati al trekking o all’alpinismo. Si scelgono le dimensioni a seconda delle esigenze e delle attività da intraprendere. Se lo zaino ha delle tasche laterali, sia a contatto col corpo centrale, sia esterne (se non è da alpinismo) si possono dedicare questi spazi agli obiettivi, per esempio. Un teleobiettivo, tipo 70-200 o 80-400, o similari, vi trova spazio comodamente.

Zaino da montagna, treppiede appeso al porta accessori esterno e fotocamera in pugno da riporre poi nello zaino.
Zaino da montagna, treppiede appeso al porta accessori esterno e fotocamera in pugno da riporre poi nello zaino.

Come ulteriore protezione si possono utilizzare custodie singole, dedicate ad ogni ottica. Spesso avvolgo le ottiche in capi di vestiario, tipo i pile che sono piuttosto morbidi. Occhio se vi viene freddo e prendete la felpa… se vi dimenticate che il prezioso 70-200 è nascosto e avvolto nella giacca, la bassa temperatura sarà l’ultimo dei vostri problemi. La fotocamera può essere riposta in una “borsa pronto” che si può porre nella tasca principale dello zaino, o nello scomparto che ritenete più adatto. Oppure si può sempre tenere al collo, o legarla agli spallacci dello zaino, con appositi accessori dedicati, tenendo sempre presente le precauzioni di cui sopra. Il treppiede si può agganciare agli appositi legacci studiati per la picozza o per i bastoncini da trekking. Il problema può essere che non si ha tutto il materiale fotografico in una sola tasca, ma sparso nei vari comparti.

Classico zaino da montagna della Ferrino: ottimi spallacci, ottime rifiniture, tutto ottimo, insomma. Non c’è molto spazio per l’attrezzatura fotografica, a meno di non usare una piccola mirrorless. Sopra lo zaino è poggiata una fotocamera mirrorless della Fujifilm, con una sola ottica, il 18-55 mm. Nelle due tasche laterali trovano spazio, comodamente, un paio di ottiche, per esempio un obiettivo macro e un tele zoom, come il compatto e leggero 50 - 230 mm.
Classico zaino da montagna della Ferrino: ottimi spallacci, ottime rifiniture, tutto ottimo, insomma. Non c’è molto spazio per l’attrezzatura fotografica, a meno di non usare una piccola mirrorless. Sopra lo zaino è poggiata una fotocamera mirrorless della Fujifilm, con una sola ottica, il 18-55 mm. Nelle due tasche laterali trovano spazio, comodamente, un paio di ottiche, per esempio un obiettivo macro e un tele zoom, come il compatto e leggero 50 – 230 mm.

Insomma è necessario avere una discreta memoria! Oppure perderete tempo per cercare le schede di memoria o quel piccolo filtro che eravate convinti di aver inserito in una piccola tasca laterale, proprio in quel preciso punto…Tra i vari zaini da montagna che utilizzo, uno ha il corpo centrale diviso in due grandi scomparti. Quello inferiore ha una grande apertura, con una cerniera, che mi consente di inserire una borsa fotografica di generose dimensioni. Questo, a mio avviso, è il sistema migliore per stivare sia il materiale da montagna, sia quello fotografico.

Sacchetto di plastica

Ma come? Dopo tutte le elucubrazioni sul trasporto, vi parlo di un sacchetto? No. Non vi sto suggerendo di portare l’attrezzatura in un sacchetto da supermercato! Non sarebbe sicuro. Dico solo che, qualsiasi sia il vostro strumento di trasporto per l’attrezzatura fotografica in montagna, è sempre opportuno portare un ulteriore sacchetto di plastica da utilizzare per avvolgere l’attrezzatura, in caso di pioggia battente. E’ sempre una precauzione in più. Anche se avete zaino, borsa e marsupio impermeabili.

Toccate con mano, anzi con due e anche con le spalle

Questo articolo non è una sorta di “consigli per gli acquisti”, ma solo una riflessione personale, dopo più di 25 anni di professione. A tal proposito consiglio, prima di acquistare uno zaino o una borsa, di toccare con mano il materiale per rendersi conto della fattura, delle cuciture, degli spallacci e, soprattutto delle dimensioni non sempre ben identificabili leggendo le schede tecniche.

Un gruppo durante un workshop di fotografia, in Val Ferret. Tutti hanno uno zaino da montagna, più funzionale per una gita di due giorni, con pernottamento in rifugio. La fotocamera e le ottiche trovano posto nello zaino o in alcune tasche dello stesso.
Un gruppo durante un workshop di fotografia, in Val Ferret. Tutti hanno uno zaino da montagna, più funzionale per una gita di due giorni, con pernottamento in rifugio. La fotocamera e le ottiche trovano posto nello zaino o in alcune tasche dello stesso.

P.S. nessun mulo è stato utilizzato per trasportare attrezzatura fotografia

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