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Fotografare in montagna con lo smartphone

Anche scattando con lo smartphone si possono ottenere “buone” foto, conoscendone pregi, difetti e, soprattutto, imparando a valutarne i limiti

Negli anni ho usufruito di una trentina di fotocamere professionali, digitali e analogiche, medio formato e banco ottico compreso. Perché parlare, quindi, anche del cellulare da utilizzare come fotocamera? Perché, ad oggi, è impossibile non citare la possibilità di ottenere fotografie con lo smartphone, di gran lunga il mezzo più utilizzato. Mi viene anche spontaneo pensare che chi legge le pagine di fotografia, su Montagna.TV, sia maggiormente interessato all’utilizzo di altri tipi di fotocamere. Mi sento, però, di suggerire di avere sempre mentalità aperta e di non scartare mai una “possibilità fotografica” a priori. In definitiva, lo strumento fotografico di qualità conta ed è importante, ma anche con lo smartphone si possono ottenere delle buone fotografie.

La Val Canali, il torrente Canali e le Pale di San Martino. Foto Cesare Re

Il ricordo e la cartolina

A volte, chi fotografa in montagna vuole semplicemente ottenere delle foto ricordo, oppure una documentazione delle proprie gite, magari da pubblicare sul web, da condividere sui social o da utilizzare come blocco per appunti, per future sessioni di shooting o per individuare sentieri o vie di arrampicata. Una delle funzioni più semplici e immediate è inviare qualche scatto ai propri amici, come si faceva con la classica cartolina, via posta.

Per documentare un’ascensione?

Se si intraprende un’escursione o un’ascensione molto lunga e difficile, con necessità assoluta di limitare il peso e avendo poco tempo da dedicare alle immagini, lo smartphone ci viene in aiuto, con la sua portabilità e per il semplice fatto che non aggiunge alcun peso all’attrezzatura alpinistica, nel senso che troverebbe posto comunque nello zaino. In caso di ascensioni complicate, spesso, si utilizzavano le fotocamere compatte, piccole e maneggevoli. Oggi, questa tipologia di macchina fotografica sta scomparendo, in quanto sostituita proprio dal telefono. Rimangono sul mercato alcune compatte, soprattutto quelle di elevata qualità e dal costo decisamente elevato, tipo la Sony DSCRX o RX100, alcuni modelli di Leica, come per esempio la Leica Q, classificate, a mio avviso, in una categoria a parte. È anche vero che per muoversi in parete o lungo una via ferrata, lo smartphone non è proprio semplice da maneggiare, non avendo apposite impugnature. Occhio a rovinose cadute!

Regolazioni del vostro strumento fotografico

So che può sembrar strano, ma la maggior parte delle persone conosce molto poco le funzioni della fotocamera del proprio telefono. Moltissimi smartphone di recente produzione, entrando nelle impostazioni avanzate della relativa fotocamera, consentono di regolare manualmente alcuni parametri. In genere, con simulazioni digitali, si possono impostare tempi, diaframmi e iso, anche manualmente. In alcuni telefoni è possibile addirittura regolare il bilanciamento del bianco e scattare in formato raw. Negli ultimi anni, tra l’altro, con il continuo sviluppo dell’intelligenza artificiale e di alcune app e automatismi vari, le possibilità di scegliere come saranno le nostre foto sono notevolmente aumentate. È anche vero, però, che se siete soliti scattare fotografie in montagna con lo smartphone e iniziate ad interessarvi a molti di questi parametri, forse è il momento di iniziare ad utilizzare una fotocamera, come una reflex o una mirrorless. Chi intende documentare la propria gita in montagna con il cellulare, in genere, segue l’idea del “punta e scatta”, magari modificando poi la foto, direttamente “on camera” (on smartphone, direi). Con apposite regolazioni, si possono modificare colori, luci, ombre. Utilizzando la sezione filtri, si possono aggiungere cornici e simulare alcuni effetti di stampa tipo “vintage”, con tonalità seppia, colori sbiaditi, bianconeri particolari e altre situazioni retrò o comunque diverse dallo scatto originale. A patto di non abusarne, la cosa può avere anche un certo interesse. Da tener presente, però, che non si parla minimamente di un effetto creativo e personale, in quanto gli stessi schemi si ripetono e vengono utilizzati da milioni di utenti. Le cornici, infatti, sono le stesse, per tutti, così come i colori seppiati e tutti gli altri risultati estetici effetti ottenibili. È, quindi, più coerente parlare di omologazione dell’immagine e non di personalizzazione dei risultati. Attenzione e moderazione! Giusto per fare un esempio, non esageriamo, “devastando” il volto dei nostri amici, con le varie impostazioni di “bellezza”, trasformando il volto in una maschera curiosa, non di bellezza o carnevale e neanche di qualche tradizione folclorisitca alpina, ma semplicemente rovinando uno scatto. Si…è proprio così. Prendo spunto da questo parametro, presente in tutti i telefoni, per suggerire di non esagerare mai nella modifica delle foto e nell’uso dei vari filtri, di qualsiasi tipologia.

Settaggi utili

Se avete l’interesse di ottenere foto stampabili di buona qualità, consiglio vivamente di utilizzare sempre la massima risoluzione possibile. Esistono, però, alcuni settaggi, tipo: paesaggio, macro, ritratto, notturno, ecc. Sfruttando questi automatismi, si possono cercare di controllare alcune funzioni. La funzione “paesaggio”, dovrebbe consentire di avere soggetti nitidi dal primo piano allo sfondo, la “macro” (non è una vera macro) è utile per fotografare fiori e soggetti piuttosto piccoli, il settaggio “ritratto”, ovviamente, è da utilizzare per fotografare persone, o meglio primi piani del volto, limitando la profondità di campo sullo sfondo. Il tutto tenendo presente dei limiti oggettivi del mezzo che state usando. Insomma, la parola d’ordine è “non strafare!”, altrimenti munitevi di fotocamera e relativo corredo di ottiche e accessori!

Composizione, qualche consiglio

Per ogni immagine è importante la composizione; in parole semplici, come inquadrare, ma soprattutto dove mettere il soggetto rispetto allo sfondo, a che altezza si posiziona il cielo e cose simili. Le regole, indipendentemente dal tipo di mezzo fotografico usato, sono le stesse. Se il nostro soggetto è un paesaggio, assicuriamoci che abbia un punto d’interesse, che le montagne sullo sfondo non siano troppo lontane o troppo piccole, che ci sia un primo piano e uno sfondo rilevante. Esempi pratici di primi piani interessanti possono essere staccionate, sassi, fiori, strade, sentieri, cartelli. Informiamoci sulla distanza minima di messa a fuoco dell’obiettivo della nostra fotocamera o del nostro cellulare, o semplicemente facciamo qualche prova, in modo da non avere soggetti sfocati o primi piani illeggibili, perché fotografati troppo da vicino. Attenzione, però, agli elementi di disturbo, tipo pali della luce, bidoni della spazzatura e oggetti sgradevoli in genere. Se nella foto di paesaggio è compreso un soggetto umano, ragioniamo sulla sua posizione all’interno dell’immagine, cercando di non metterlo perfettamente nel centro, ma in posizione un po’ più defilata. Lo stesso discorso vale anche per un fiore, una baita, un rifugio. Valutate attentamente dove posizionarlo. Scattate sia in verticale, sia in orizzontale, provate ad abbassarvi, ad inginocchiarvi, a sdraiarvi e il mondo nello schermo vi sembrerà diverso. Cercate di non inclinare il vostro mezzo fotografico, ma di tenerlo parallelo al soggetto, per evitare fastidiose deformazioni: amici con le gambe cortissime e il torso troppo lungo sono un fatto increscioso dovuto alla prospettiva. Se fotografate un animale, magari una marmotta, ma anche semplicemente il vostro cane, abbassatevi alla sua altezza, meglio ancora all’altezza dei suoi occhi. Per un ritratto in cui si veda il viso in primo piano, curate molto lo sfondo, facendo sì che non contenga elementi di disturbo. Ci sono un sacco di foto di bambini con un viso ben inquadrato, un bel sorriso o una bella espressione, ma con degli sfondi orribili che distraggono (mezzo viso di un genitore o parente che teneva in braccio il pupo, un pezzo di automobile, un quadro, un vetro riflettente, un pezzo di montagna). È sufficiente cercare uno sfondo uniforme, tipo un muro o un albero verde o, semplicemente, il cielo, o il paesaggio per la più classica delle foto ricordo. Determinante, qualsiasi sia l’inquadratura scelta, è impugnare saldamente il telefono. È piccolo, leggero, ma non ha l’ergonomia di una fotocamera.

Luce naturale, luce flash e sensibilità iso

Nella maggior parte degli smartphone, il flash scatta in automatico, quando la fotocamera ritiene la luce non adeguata alla scena. Benissimo se siamo in interni, ma scattando all’aperto ad un paesaggio, sarà bene disattivare il flash. È, comunque, opportuno sapere che il flash illumina il soggetto solo per pochi metri, quindi non servirà per avere in luce una casa intera, un rifugio o un paesaggio intero! Se volete, però, scattare una foto ricordo a delle persone, in pieno giorno, con le montagne sullo sfondo, può essere interessante usare il flash anche all’aperto, per schiarire i volti. Ci sono programmi appositi (app), in genere identificati con un’icona del sole e una del flash insieme, che mischiano la luce ambiente alla luce artificiale, rendendo il viso del soggetto illuminato e il paesaggio sullo sfondo ben leggibile. Anche in questo caso, vale la regola del “non strafare”, altrimenti procuratevi una fotocamera e un flash separato.

Obiettivi e aggiuntivi

Non “zoomare” con le dita! Il gesto più classico che si fa col cellulare: si tocca lo schermo con indice e pollice, che si toccano l’un l’altro, e poi si allontanano le dita, una verso l’altro e una verso il basso. Questo è lo zoom digitale. Usatelo con parsimonia, perché il telefono altro non fa che ingrandire il soggetto compiendo un ritaglio e degrada notevolmente la qualità dell’immagine. Questo sistema non ha nulla a che vedere con lo zoom ottico che rappresenta l’effettiva capacità, del vostro obiettivo, di avvicinare o allontanare un soggetto, senza elaborazioni software che renderebbero la foto di scarsa qualità. Il vostro smartphone, se è recente o di elevata gamma, avrà più obiettivi, in genere sono almeno 3. Uno che si usa normalmente (in genere indicato come 1x), un grandangolare (indicato, a seconda delle marche 0,5 oppure 0,6) e una sorta di teleobiettivo (indicato come “2”). Queste sono ottiche vere che consentono risultati qualitativamente buoni. Esistono anche obiettivi (oppure aggiuntivi ottici) che si montano sullo smartphone e consentono di implementare le possibilità macro, oppure ultra grandangolari, come per esempio i fish eye e anche alcuni teleobiettivi (18 x; 22 x, per esempio). Se sentite seriamente l’esigenza di utilizzare questi accessori, però, torno a consigliarvi di usufruire di una reflex o di una mirrorless e di relativo parco ottiche.

Dallo schermo alla stampa

Che bella foto! Che bei colori! Che luce! Sullo schermo del computer, su molti siti web, sui vari portali di condivisione di immagini, si vedono foto dai colori sgargianti, brillanti, quasi “lucidate”. Alcuni colori sono simili a quelli naturali, altri troppo artificiali, troppo elaborati. Non è una questione ideologica, ovvero del ritrarre la natura per quello che è, senza elaborazioni digitali, ma semplicemente una questione pratica. In che senso? Nel senso che nel momento in cui intendiate stampare le foto, difficilmente otterrete gli stessi risultati che avete visto sul monitor del vostro computer o sul web, se la foto è troppo elaborata. Sulla carta, si vedono e si notano maggiormente i difetti dovuti ad un eccesso di post-produzione e i vari artefatti digitali. Quindi, se amate il fotoritocco, tenete presente che, anche in questo caso, la parola d’ordine è “non strafare!”

Impostazioni e consigli

    • Impara a conoscere il tuo smartphone.
    • Imposta la massima risoluzione.
    • Meglio se scatti in piena luce, quando possibile.
    • Impugna saldamente lo smartphone, poiché non ha l’ergonomia di una fotocamera.
    • Componi l’immagine con cura, come se stessi fotografando con una reflex o una mirrorless.
    • Scegli il punto di messa a fuoco, toccando lo schermo nel punto che ritieni adatto.
    • Scegli il punto di misurazione dell’esposizione, toccando lo schermo nel punto che hai scelto.
    • Non “zoomare con le dita”, ma scegli sempre le ottiche vere del tuo telefono, dal grandangolo al teleobiettivo.
    • Usa la post produzione on camera, le app e i filtri, ma senza esagerare.
    • Assicurati che l’ottica sia pulita.

La Levanne

La Levanne, dalla cima della Punta Violetta. Una composizione accurata, per evidenziare nuvole e primo piano.


Il Lago d’Arpy

Lago d’Arpy, in Valle di La Thuile. Le regole di composizione sono sempre le stesse che si scatti con la fotocamera o con il telefono.


Le Grandes Jorasses

Le Grandes Jorasses e il lago d’Arpy. Importante il primo piano, con la presenza dei fiori.


Il Monte Rosa

La est del Rosa. In casi come questi è importante che ci sia dettaglio sul ghiaccio. Può essere utile scegliere con cura il punto di esposizione. Ho toccato, con il dito, lo schermo del telefono sulla roccia grigia, nelle parti più scure.


Le Pale di San Martino

Tramonto sulle Pale di San Martino. Il contrasto e la saturazione sono stati aumentati “on camera”.


Il Gruppo del Sella

Il Sella impreziosito dalle nuvole, in una tonalità tenue. Volendo sarebbe stato possibile aumentare contrasto e saturazione, direttamente “on camera”.


L’arcobaleno

La magia dell’arcobaleno, sulle Pale di San Martino. Gli smartphone sono settati per restituire colori accesi e immagini vivide.


Il Monte Leone

Alba sul Monte Leone, all’Alpe Veglia. In questo caso è stato usato lo zoom digitale. Eh si vede…Lo so…predico bene e razzolo male.


Un asino

Un bell’asino in primo piano, a Livigno. L’immagine è stata poi tagliata in formato quadrato, “on camera”.


Una mucca

Mucca, in Val Venegia. In genere il telefono, in questi casi, è in grado di individuare l’occhio del soggetto e di mettere a fuoco sullo stesso.


La scarpetta di Venere

Scarpetta di Venere, piuttosto rara, qui nel Parco Paneveggio Pale di San Martino. Evidenti i limiti dello smartphone. Una parte del fiore è leggermente sovraesposta.


La genziana

Una rara genziana bianca, nel Parco Puez Odle. I soggetti piccoli sono semplici da fotografare con lo smartphone. Le dimensioni ridotte del sensore (dimensioni fisiche e non in mega) consentono una profondità di campo sempre molto elevata.


I fossili

Fossili di Megalodon, nei pressi del rifugio Albani, ai piedi della Presolana. Ho accentuato leggermente la struttura, “on camera”, per evidenziare la texture della roccia.


Gli abeti

Abeti, fotografati leggermente dal basso verso l’alto, per conferire dinamicità alla foto.


La reflex

Ecco! Il vero uso che faccio del mio telefono: blocco per appunti, per ricordare alcune situazioni, mentre sto fotografando con la reflex.


Il movimento

Sfruttando il ritardo di scatto di un vecchio smartphone, si può ottenere questo effetto movimento. Premete il pulsante di scatto e, immediatamente, muovete il telefono.


Le Cascate dell’Inferno

Cascate dell’Inferno, all’Alpe Devero. Il telefono, in automatica, ha fermato il flusso dell’acqua. Oggi, ci sono delle apposite funzioni che sono in grado di simulare l’effetto seta dell’acqua, ovvero di rendere l’idea del movimento. Se siete così interessati a scatti del genere, però, torno a suggerirvi di utilizzare una fotocamera, con relativo treppiede.


Le Cascate della Val Nera

Cascate della Val Nera, tra la Forcola e Livigno.


La Val Canali

La Val Canali, il torrente Canali e le Pale di San Martino. In questo caso è importante il punto di ripresa, nel mezzo del torrente.


Il Sass Maor

Il Sass Maor e il Velo della Madonna, con un cielo che invoglia all’utilizzo di un filtro bianco e nero che evidenzi anche le nuvole.


Il Lago di Colbricon

Lago di Colbricon, filtrato in un bianco e nero ad altro contrasto.


Crampiolo

Autunno a Crampiolo, all’Alpe Devero, con il Cervandone sullo sfondo.

Scopri la rubrica Fotografare in Montagna: qui la prima puntata, dedicata all’alba e al tramonto. Qui la seconda puntata, dedicata all’utilizzo di grandangolo e teleobiettivo. Qui la terza puntata, dedicata agli alberi. Qui la quarta puntata, dedicata agli animali. Qui la quinta puntata, dedicata al corredo per il foto-trekking. Qui la sesta puntata, dedicata ai laghi. Qui la settima puntata, dedicata ai paesaggi in bianco e nero.

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Un commento

  1. Buongiorno.

    I fossili nei pressi del rifugio Albani credo siano di Conchodon (bivalvi), non Megalodon (squalo gigante)

    Saluti,

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