Alpinismo

Simone Moro e Filippo Facci, si è sciolta la cordata

Facci prende di nuovo carta e penna e ribatte, con grazia e fermezza, a chi ha criticato la sua intervista a Simone Moro.

Lo fa, su MountainBlog, dopo aver partecipato alla serata celebrativa di Simone e Tamara al Trento Film Festival, dove, dopo una mezzoretta dall’inizio, ha lasciato la sala del Centro Santa Chiara per “eccesso di ecumenismo” del talk show.

Facci slega con le sue mani la corda dell’amicizia che lo univa al maestro Simone Moro a causa della situazione in cui lo ha messo, non certo in montagna, ma nel mondo dell’informazione seppur montanara.

Non gli è proprio piaciuta la replica all’intervista che lo stesso Moro “aveva scritto su Facebook che non gli erano piaciuti «il tono, il titolo e i virgolettati» e, pur premurandosi di considerarmi suo amico, aveva aggiunto varie considerazioni legate a un certo malcostume giornalistico di bassa quota”.

Certo è che Facci, con una certa dose di ingenuità, dice lui, mai si sarebbe aspettato che fioccassero appellativi di “pennivendolo” e insulti per il giornale per cui scrive (Libero). Meraviglia anche per quanto scritto dal suo collega, della Gazzetta dello Sport, Alessandro Filippini, il quale ha definito “pseudo” l’intervista e, per proprietà transitiva, anche il suo autore, sottoscrivendo poi una frase di Tamara Lunger, anch’essa intervenuta su Facebook, affermando che il titolo dell’intervista a Moro era “la più grande cagata … che ho letto”.

Facci tiene a precisare che l’intervista era stata totalmente registrata con la consapevolezza di Moro e che il giornalista aveva certamente acconsentito a non scrivere, per amicizia,” troppo” delle cose che si erano detti in due ore di chiacchierata.

“È la ragione, normalissima, per cui di norma a fare certe interviste mandano degli «inviati» (come io sono) e non persone amiche dell’intervistato (come pure io sono, anzi ero)”.

Facci rivendica la bontà dell’intervista e il fatto che nessuno dei contenuti sia stato smentito, tantomeno nell’occasione di Trento e si meraviglia che il racconto e l’enfasi, forse eccessiva, in occasione della rinuncia alla vetta di Tamara Lunger, riassunta  nel titolo dell’intervista, abbia provocato reazioni cosi violente. Lo stesso titolo sul giornale spagnolo El Pais ha lasciato tutti zitti: «El gesto de Lunger que salvó la vida a sus compañeros en el Nanga Parbat». Insomma: se il maldestro resoconto sul «caso Lunger» è un po’ sfuggito di mano, come altri resoconti, non è detto che la colpa sia tutta e solo dei giornalisti”.

L’ultimo affondo di Facci è nei confronti di Filippini, che chiamato al telefono da lui gli da ragione e si scusa con “tartufesca” ammissione di colpa. Ma nulla poi cambia, nemmeno una riga, nemmeno l’opinione sul titolo di “merda”.

Si è sciolta così la cordata tra un alpinista di valore e un giornalista dalla schiena dritta. Peccato!

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3 Commenti

    1. “tra un alpinista di valore e un giornalista dalla schiena dritta”. Lol.
      Una stilettata. Colpiti e affondanti.

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