Alpinismo

Himalaya: nuove regole per le spedizioni alpinistiche?

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BERGAMO — Non spingerti oltre le tue capacità. Sii preparato all’autosoccorso. Pensa ad un’assicurazione prima di partire. Ottimi consigli per un alpinista. Devono diventare delle regole vere e proprie, con tanto di sanzioni per chi non le rispetta? Prima di rispondere, pensateci bene. Perchè l’Himalaya e il Karakorum, non sono solo il sogno di ogni scalatore. Ma un ambiente che, grazie a disponibilità economica e facilità di trasporti, è sempre più accessibile alle masse e sempre meno riservato ad elite di comprovata esperienza. Dove l’alibi della “libertà” è troppo spesso scudo per giustificare imprese al di là dei propri limiti, che mettono in pericolo la sicurezza – propria e altrui – in zone remote, dove i soccorsi faticano ad arrivare.

E’ questo il presupposto alla base della riflessione che Montagna.tv vuole invitarvi a fare quest’oggi. Dopo le estati travagliate degli ultimi anni, abbiamo pensato di promuovere un’iniziativa che speriamo possa essere, in qualche modo, utile al mondo dell’alpinismo per voltare pagina e crescere non solo nei numeri, ma anche in termini di consapevolezza e sicurezza.

Oggi, sulle montagne più alte del mondo, si ha la stessa probabilità di incontrare l’alpinista estremo, con alle spalle l’apertura di decine di vie nuove in alta quota, o il pensionato della porta accanto che decide, dopo l’ennesima gita Cai, di provare l’ebbrezza di un ottomila accompagnato da una guida. Per il primo, la montagna è pura passione, lavoro, vita stessa. Per il secondo è più che altro una forma originale di turismo. I valori che li spingono, il bagaglio di esperienza, il modo di comportarsi, di reagire alle difficoltà, saranno profondamente diversi per l’uno e per l’altro. Ma l’ambiente è lo stesso. Lo condividono.

Alcuni aspetti delle spedizioni alpinistiche, come l’ecocompatibilità o la presenza di un ufficiale di collegamento, sono già sottoposti a regolamentazione da alcuni governi locali. Altri sono affidati al buon senso dei singoli. Oggi esistono diversi “decaloghi” con regole di comportamento per gli alpinisti, le spedizioni commerciali i trekking ai campi base. La maggior parte è stata elaborata, negli anni, dall’Uiaa, l’unione internazionale delle associazioni d’alpinismo. Ma si tratta più che altro di “buoni consigli” più che di norme.

La parola “regole” suscita antipatia solo a sentirla, è vero. Ma sempre più spesso, quando si parla di incidenti, soccorsi mancati, errori banali che causano disgrazie, o perfino di “montagne assassine”, viene da chiedersi come mai laggiù non ci sia nessuno che “vegli” su questa folla di pellegrini. Perché nessuno “osi” imporre delle regole, ma ci si limiti a dire a bassa voce “sarebbe stato meglio se… però chi può dirlo” senza troppa convinzione. Ci si domanda perché si continui ad invocare l’anarchia, quando la storia ha ampiamente dimostrato che non è il metodo migliore per garantire la massima libertà dei singoli.

In questo senso vogliamo spingervi alla riflessione. Chiacchierando con diversi alpinisti e analizzando i decaloghi esistenti, abbiamo tracciato un elenco di “regole” ipotetiche che potrebbero essere “imposte” alle spedizioni in Himalaya e Karakorum. Vorremmo che vi soffermaste su ognuna, pensando se secondo voi possa portare una qualche utilità o creare problemi. Cercando di evitare, se potete, prese di posizione assolute ma provando a mettervi in discussione.

Se si vuole sperare di arrivare, un domani, non all’ennesimo decalogo che esiste solo sulla carta, ma ad un insieme di regole condivise, bisogna che la riflessione parta dal basso. Che i primi a credere nella necessità dell’aiuto reciproco, nella consapevolezza del rischio, siano proprio quelli che l’alpinismo lo amano e lo vivono.
 

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