Alpinismo

Manaslu: campi distrutti ma aria di vetta

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KATHMANDU, Nepal — Campo due distrutto da un’enorme slavina. Parete carica di neve e rumore di valanghe dappertutto. Ma finalmente c’è aria di vetta sul Manaslu, dove il cielo è terso da quattro giorni. La coda del monsone, che ha portato eccezionali nevicate sulle montagne nepalesi e costretto all’immobilità decine di alpinisti, sembra finalmente aver abbandonato la zona. Le spedizioni si sono mosse verso l’alto: Nives Meroi ha raggiunto quota 6.250, gli spagnoli di Edurne Pasaban hanno montato campo due a 6.800 metri. E c’è chi si prepara a tentare la vetta entro il fine settimana.

Il sole è apparso sabato sui cieli himalayani. Ed è rimasto. Le spedizioni hanno potuto mettere il naso fuori dalle tende e spingersi ai campi alti, per verificare le condizioni della parete e dei campi che avevano montato lassù. Ma soprattutto, hanno iniziato a programmare i tentativi di vetta, alcuni dei quali vogliono sfruttare la corrente finestra di bel tempo che dovrebbe durare fino a questo fine settimana.
 
"Domenica abbiamo dormito a campo 1 – racconta la Pasaban -. Lunedì siamo riusciti finalmente a salire a 6.800 metri, dove abbiamo sistemato campo due, un po’ più in alto delle altre spedizioni. Ci abbiamo messo diverse ore ad aprire la traccia, la neve è ancora molta e il pericolo valanghe ancora presente. Abbiamo passato la notte lassù e poi siamo tornati al campo base".
  
Gli spagnoli non hanno ancora fissato la data del tentativo di vetta, ma a quanto pare non bisognerà attendere molto. "Venerdì eravamo demoralizzati e qualcuno voleva andare a casa – racconta ancora la Pasaban – ma il sole ha migliorato il nostro umore e la salita fino al due ci ha galvanizzato. Presto tenteremo la vetta. Speriamo che la fortuna ci assista!".
 
Incursione in alta quota anche per Nives Meroi, che con Romano Benet e Luca Vuerich è salita fino a 6.200 metri circa. "Siamo saliti fino ai 5650 metri della metropoli del campo 1 – racconta la Meroi -. Abbiamo montato la tenda in uno dei pochi spiazzi liberi; il giorno dopo siamo saliti fino a 6250 metri e abbiamo montato una tenda sul bordo di un crepaccio. I campi e la via erano affollati prevalentemente da sherpa carichi e indaffarati a riattrezzare la via ed i campi persi sotto le recenti nevicate".
 
La situazione, per le numerose spedizioni commerciali, non è infatti delle più rosee. Gli sherpa, saliti in avanscoperta per verificare le condizioni dei campi e della via, si sono trovati di fronte un vero disastro. Campo due era completamente distrutto da un’enorme valanga e i materiali lasciati lassù andati persi. Le valanghe avevano portato via anche le corde fisse e le scale che avevano messo tra campo 1 e campo 2. Dovranno riattrezzare tutto, ma sono agli sgoccioli con i tempi e non è chiaro se riusciranno a preparare tutto in tempo per tentare la vetta.
 
I primi a farlo saranno gli alpinisti della spedizione serba, che hanno programmato il loro tentativo per venerdì mattina. "Abbiamo passato giorni interi a prepararci – racconta Dragan Jacimovic, il capospedizione -. Abbiamo controllato le maschere d’ossigeno, asciugato i sacchi a pelo. I ragazzi saltavano di gioia all’idea che la scalata stesse finalmente per
avere inizio".
 
Con loro proveranno a raggiungere la cima i messicani di Yuri Contreras, che oggi dovrebbero installare campo 3 a 7450 metri. "Tenteremo la vetta venerdì senza ossigeno – ha dichiarato Contreras – anche se abbiamo portato su delle bombole per casi di emergenza. Davanti, ad aprire la traccia, ci saranno i serbi che salgono l’ossigeno".
 
 
Sara Sottocornola

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