Alpinismo

Simone Moro e il Lhotse, ritorno al futuro

immagineBERGAMO — Ancora il Lhotse. Ancora una spedizione sotto agli 8.516 metri della quarta montagna più alta della terra. Come nel 1994, quando il suo tentativo fu respinto, e il ’97, quando invece fu vittoria, ma soltanto a metà.

Quelli del ’94 sul gigante himalayano erano i suoi primi passi in alta quota. E la rinuncia definitiva avvenne a pochi metri dalla vetta, in mezzo a una bufera, dopo 17 ore di scalata continua.

Quello del 1997 era invece un ambizioso progetto di concatenamento. La salita del Lhotse, la ridiscesa fino agli 8.000 metri del colle sud, e il tentativo all’Everest. Con lui il suo compagno storico, Anatoli Bukreev che, a causa dei problemi legati al mal di montagna, fu costretto a ridiscendere subito dopo la prima fase del concatenamento. E il progetto rimase incompiuto.

Un grande traguardo però era stato tagliato. Dalla spedizione di Hans Kammerlander e di Reinhold Messner del 1986 più nessun italiano aveva toccato quella cima.

Reduce dalla vittoriosa "prima invernale" allo Shisha Pangma, e al tentativo fallito al Batura 2, sarà dunque la parete ovest del Lhotse la sua ennesima nuova sfida. 

 
Massimiliano Meroni

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