Scienza e tecnologia

Monte Washington: quando il vento toccò i 370 Km/h

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NEW YORK, Usa — Con l’arrivo dell’autunno, in tutta Italia si registra un abbassamento generale delle temperature e un’accentuata nuvolosità. Il caldo estivo sembra essere del tutto passato. Spazzato via dal vento autunnale. Ma a chi si lamenta delle basse temperature, diciamo che le folate fredde che si registrano sulle vette in questi giorni non sono nulla rispetto a quelle del 12 aprile 1934, quando sul Monte Washington (1971 metri d’altezza nel New Hampshire, Stati Uniti) le raffiche toccarono le 231 miglia orarie: ben 370 chilometri l’ora.    

Secondo quanto riporta il sito www.meteogiornale.it si tratta della velocità del vento più alta mai registrata da una stazione di superficie. Quel giorno, racconta il sito, lo staff dell’osservatorio -composto da Salvatore Pagliuca, Alex McKenzie, Wendell Stephenson e un paio di ospiti – stava completando il suo secondo inverno trascorso interamente sulla montagna.
 
L’installazione era stata costruita solo 2 anni prima e progettata per resistere a venti fino a 300 miglia orarie. Due giorni prima del "fattaccio", i meteorologi registrarono una debole perturbazione frontale situata sui Grandi Laghi occidentali che si stava lentamente avvicinando al New England. Un altro "serbatoio" d’energia al largo della costa del North Carolina. E infine, una vasta fascia di alta pressione che si estendeva dal Canada e l’Atlantico settentrionale.
 
Sulla vetta di Mount Washington il 10 aprile non accadde nulla di significativo. Sui registri dell’osservatorio – racconta sempre il sito – è scritto: "Un giorno perfetto, senza nubi e calmo".
 
Le cose cominciarono a cambiare il giorno dopo. Quando la fascia di alta pressione si estese sull’Oceano, costringendo il serbatoio di energia allo spostamento verso nord-ovest, congiungendo questa perturbazione con il sistema nuvoloso che si stava sviluppando sui Grandi Laghi.
 
L’11 aprile Pagliuca, Stephenson, McKenzie e  i soci si svegliarono con uno splendido sole, racconta sempre il meteogiornale.  La stufa a carbone dell’ufficio teneva il freddo fuori dalla stanza. "Mentre godevamo una bella veduta sull’Oceano Atlantico, faticavamo a renderci conto che nelle successive 48 ore avremmo dovuto passare attraverso una delle peggiori tempeste nella storia di tutti gli osservatori", annotò poi Pagliuca sul libro dell’osservatorio.
 
Il cielo quasi sereno lasciò presto il posto alle nubi. Verso sera la nebbia oscurò la sommità e congelò, fino a formare uno strato di ghiaccio. I gatti dell’osservatorio si accucciarono tutti intorno alla stufa, il posto più caldo.
 
Intanto le condizioni meteo si facevano sempre pìù anomale. Le differenze di pressione stavano per scatenare il più violento vento della storia. Già prima della mezzanotte, le raffiche erano rinforzate sensibilmente, raggiungendo le 136 miglia orarie, ben oltre la velocità da uragano.
 
Alcuni scienziati rimasero svegli quella notte. A controllare quel che stava accadendo. "Non c’è alcun dubbio che un super-uragano sia in pieno sviluppo": queste parole scritte da Pagliuca la mattina di giovedì 12 aprile 1934.
 
Dopo aver ceduto a un breve sonnellino, Stephenson si svegliò alle 4 del mattino. Sebbene intontito, controllò il registratore. Il vento era fortissimo ma lo strumento segnava "solo" 105 miglia orarie: era ghiacciato.
 
Stephenson si scosse, prese una mazza di legno e mise la testa fuori dalla porta. Il vento era così violento che fu sbattuto a terra appena aperta la porta. Lottò per farsi strada verso la scala. Gli cadde accidentalmente la mazza e sparì nella nebbia verso la Tip Top House. All’interno, dette qualche colpetto al registratore e cominciò a contare i "clic" del ricevitore telegrafico: il vento raggiungeva le 150 miglia orarie (oltre 240 km/h).
 
Tutti i tasselli indicavano un evento meteorologico straordinario. Ancora Pagliuca scrive "Ho interrotto le altre attività e mi sono concentrato sulle osservazioni. Ognuno nella casa è mobilitato come durante un attacco bellico e aveva un preciso compito da svolgere. Gli strumenti erano controllati continuamente, in particolare l’anemometro".
 
Il vento si fece più violento. Fra le 12 e le 13 gli strumenti registrarono più volte 220 miglia orarie (oltre 320 chilometri l’ora).
 
Poi alle 13 e 21, lassù su quell’osservatorio in alta quota, fu registrato il valore record: vento da sudest a 231 miglia orarie, 372 km/h. Il più alto mai registrato sulla superficie terrestre.
 
I vento proseguì fortissimo per tutto il pomeriggio. Poi la tempesta iniziò lentamente a muoversi verso nord e il vento cominciò a calare. Durò solo un giorno. Cadde un po’ di neve e vi fu una tremenda gelata. Ma tutto era finito.
 
L’anemometro usato per registrare il record era stato progettato appositamente per la stazione di Mount Washington. Costruito a Cambridge, Massachussets, era stato testato nella gelleria del vento dell’MIT di Boston.
 
Dopo la misura del vento record, l’anemometro subì una serie di test dal National Weather Bureau. Funzionava perfettamente e la storica misura di 231 miglia orarie fu confermata nella sua validità.

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