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Incidenti in montagna e soccorsi a pagamento: lettera aperta di un maestro di sci abruzzese

[:it]PIETRACAMELA, Teramo – ”Grazie, non abbiamo bisogno di aiuto. Se la mia compagna non si riprende chiamerò l’elicottero per farci riportare al parcheggio. Tanto è gratis, e potremo vedere il Gran Sasso dall’alto”. Questo si sono sentiti rispondere due soccorritori dal compagno di una donna che durante un’escursione è stata colta da una crisi di panico. Un episodio sconcertante, e forse non tanto raro, che ha spinto Paolo De Luca, maestro di sci e accompagnatore di media montagna di Pietracamela (Te), ad inviarci le sue riflessioni sul tema degli incidenti in montagna e del soccorso alpino a pagamento. Ecco il racconto per intero di quell’episodio e la sua lettera aperta, pervenuta in questi giorni nella nostra redazione.

“In una bella giornata di sole, ero con un mio amico medico sulla cresta Ovest che dalla cima più elevata del massiccio montuoso del Gran Sasso d’Italia – spiega De Luca -, la vetta occidentale del Corno Grande (2912 m s.l.m.), scende alla Sella del Brecciaio (2506 m s.l.m.) quando, in un punto molto esposto e difficile, abbiamo incontrato una coppia. Lei in evidente difficoltà, con una decadenza fisica significativa piangeva e per la paura non voleva più andare avanti né tornare indietro. Ci siamo subito fermati per prestare aiuto immediato. Il signore che era con Lei ci disse: ”Grazie, non abbiamo bisogno di nulla; tra poco, se la mia compagna non riprende a salire, chiamerò l’elicottero per farla venire a prendere e farla portare al piazzale dove abbiamo l’auto parcheggiata. Tanto è tutto gratis… così approfittiamo per fare un bel giro e vedere il Gran Sasso dall’alto”. Questo episodio dimostra non solo la scarsa preparazione di qualcuno che si avventura in montagna, ma anche il poco valore etico nel considerare il lavoro del Soccorso Alpino e la spesa che ricade comunque su tutta la comunità.
“Purtroppo si parla sempre più spesso di incidenti in montagna. E’ un fenomeno in crescita perché è aumentato il numero di coloro che desiderano praticare escursioni ed arrampicate sia in inverno che in estate, affascinati dalle alte quote e dai paesaggi spettacolari. Nella maggior parte dei casi gli incidenti sono da ricondurre a superficialità e scarsa preparazione: molte tragedie si potrebbero evitare se gli escursionisti e gli alpinisti facessero più attenzione alle indispensabili norme di sicurezza; l’esperienza, invece, ha dimostrato che spesso la difficoltà deriva da una sopravalutazione delle proprie capacità e da una scarsa valutazione del percorso che si vuole intraprendere e dei relativi rischi”.

“Quali sono le precauzioni da adottare per evitare incidenti in montagna? Preliminare a qualsiasi attività in montagna, è la consultazione dei bollettini meteo, tenendo tra l’altro presente che in montagna le condizioni del tempo possono cambiare in pochi minuti, come ad esempio accade sulla catena montuosa del Gran Sasso d’Italia data la sua particolare vicinanza ai due mari. Come già accennato, fondamentale è scegliere l’itinerario in base alla propria preparazione fisica e tecnica. Abbigliamento ed equipaggiamento devono essere adeguati alla difficoltà ed alla durata dell’escursione. Nello zaino non deve mai mancare l’occorrente per le situazioni di emergenza: telo termico, lampada frontale, Kit di primo soccorso, telefonino cellulare – Gps , pala, sonda, Artva (apparecchio di ricerca dei travolti in valanga); utile per il corretto funzionamento degli strumenti elettronici è il controllo periodico delle batterie per verificare la carica residua e l’utilizzo di tipi ad alta capacità. E’ preferibile non avventurarsi da soli.
Consigli a parte, da più fronti si invoca una legge in grado di arginare l’impennata di incidenti in montagna. Attualmente, infatti, non esiste una normativa con regole specifiche per la sicurezza dello sciatore-alpinista, dell’alpinista, dell’escursionista e più precisamente per gli sport di avventura. A mio avviso, innanzitutto si potrebbe modificare la Legge 363/2003 sulle norme di sicurezza e di prevenzione infortuni per lo sci di discesa e fondo estendendola anche allo sci alpinismo, all’escursionismo, all’alpinismo. Così come nell’attuale Legge si stabiliscono precise regole sulle piste da sci, anche nel caso di escursioni e arrampicate in montagna è necessario fissare regole più stringenti. Una soluzione potrebbe essere quella di stipulare una polizza assicurativa per le attività sportive: credo ci siano formule che coprono escursioni impegnative e probabilmente anche vie ferrate (sicuramente non arrampicate di alto livello). Nella maggior parte dei Paesi europei è prevista un’assicurazione per questo genere di attività: con circa 20-30 euro l’anno si è coperti in caso di infortunio”.

“Penso che bisognerebbe far pagare per intero al cittadino le operazioni di salvataggio in montagna. Infatti, le operazioni di soccorso alpino, oltre ad impegnare mezzi e decine di uomini, mettendone a rischio la vita, in Italia sono un costo imputato per intero alla collettività perché gestito dal Servizio sanitario nazionale. La persona soccorsa, quindi, non paga nulla. Per riflettere, basti pensare che un minuto di volo di un elicottero medicalizzato può arrivare a costare anche 200 euro; cifre inferiori, ma di tutto rispetto, per le operazioni di soccorso con elicottero non medicalizzato o a piedi. In Austria ed in Slovenia, che dal confine Italiano distano pochi chilometri in linea d’aria, il costo del soccorso è a totale carico del cittadino in emergenza. In questo modo si cerca di responsabilizzare coloro che decidono di avventurarsi in montagna senza una preliminare valutazione del percorso e delle proprie capacità. E’ solo in questo modo che gli incidenti potranno diminuire e tante vite umane potranno essere risparmiate; il tutto accompagnato, ovviamente, da un risparmio di soldi pubblici che potrebbero essere investiti nell’acquisto di nuove apparecchiature elettromedicali da destinare agli ospedali.
Sono convinto di questa proposta. Mi sembra logico che i costi di soccorso alpino siano addebitati a chi ne beneficia. Andare in montagna è una scelta che comporta un margine di rischio; chi poi imprudentemente si mette in condizione di pericolo deve accettarne le conseguenze, anche economiche. Il paragone con altri tipi di soccorso (incidenti stradali ecc.) non regge; tempi, costi e difficoltà di intervento sono sicuramente inferiori e meno problematici.
La mia non è una voce isolata: a favore della proposta si sono recentemente schierati diversi esperti del settore come Lara Magoni (ex sciatrice alpina, ex dirigente FISI, Consigliere della Regione Lombardia), Danilo Barbisotti (Presidente CNSAS Lombardia – Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico), Reinhold Messner, Giampiero Di Federico, Pasquale Iannetti, i vertici del CAI, il Touring Club Italiano. Tutti concordano sul deterrente di tipo economico quale strumento per disincentivare i comportamenti negligenti e sull’importanza di diffondere la cultura della prevenzione del rischio”.
Chi dovrebbe valutare i soccorsi? “I reparti specializzati del Corpo Forestale dello Stato, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Esercito (Alpini) hanno la preparazione giuridico – operativa per permettere ai propri uomini di poter ricostruire esattamente qualsiasi evento legato ad infortuni ad alta quota, utilizzando come parametro di riferimento le linee guida del C.A.I. sulle regole di comportamento in montagna. Infatti ogni corpo ha una propria squadra di soccorso alpino pronta a collaborare, con quella del C.N.S.A.S del Club Alpino Italiano la quale, ai sensi di una Legge di protezione civile, ha il compito di provvedere alla vigilanza e prevenzione degli infortuni nelle attività alpinistiche escursionistiche e speleologiche nonché al soccorso degli infortunati, dei pericolanti e al recupero dei caduti ad opera di tecnici di soccorso alpino inquadrati come “volontari” e quindi senza alcuna retribuzione economica”.

In Abruzzo, dove opero, le operazioni di soccorso alpino sono completamente gratuite. Ma in altre regioni no.
In Trentino Alto Adige, Val d’Aosta e Veneto, regioni ad alta vocazione montanara, i governanti hanno deciso di porre fine alla gratuità completa degli interventi di soccorso alpino facendo pagare al cittadino in emergenza una sorta di ticket per ogni chiamata invece dell’intero salvataggio. Ecco quanto:
Trentino Alto Adige: ticket 30,00 euro per il ferito grave (in caso di ricovero ospedaliero o in presenza di un referto medico che attesti la gravità dell’emergenza sanitaria); ticket di 110,00 euro per il ferito lieve e ticket di 750,00 euro per persona illesa.
Valle d’Aosta: gratuito in caso di emergenza sanitaria; ticket di 800,00 euro per intervento inappropriato a mezzo elicottero (rilevato dall’equipaggio intervenuto – es. alpinista bloccato in parete o escursionista con attrezzatura inadeguata) e ticket di 100,00 euro + 74,80 euro/min (costo al minuto di volo con aeromobile AB412 o 137,00 con aeromobile AW139) per chiamate totalmente immotivate ( rilevate dall’equipaggio intervenuto).
Veneto: 25,00 euro/min fino ad un massimo di 500,00 euro per il ferito grave (con ricovero ospedaliero o accertamenti in Pronto Soccorso di un ospedale pubblico); 90,00 euro/min fino ad un massimo di 7.500,00 euro per ferito lieve o persona illesa.
Questo ticket sembra aver funzionato bene perché le autorità e gli esperti del settore hanno registrato una effettiva diminuzione delle richieste di intervento. In Lombardia, dopo l’introduzione dell’ARTVA obbligatorio su tutti i territori innevati fuoripista, il soccorso in montagna è a pagamento sull’intera Regione con l’introduzione, anche qui, di un ticket. In Piemonte il tema è al centro di un dibattito da tempo, ma sinora nulla di fatto. Gli introiti ovviamente non vanno nelle tasche del Soccorso Alpino ma in quelle del sistema sanitario nazionale.
Il Cnsas percepisce finanziamenti pubblici per i soccorsi in montagna per circa 10 milioni di euro l’anno tra Stato ed enti autarchici locali quali Regioni, Province, Comuni. A questo punto, un aspetto da risolvere è quello di stabilire se l’organizzazione CNSAS formata da volontari è opportuno riceva finanziamenti pubblici invece di utilizzare squadre di professionisti altamente specializzati già esistenti nel Corpo Forestale dello Stato (Soccorso Alpino Forestale), Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza (Soccorso Alpino Guardia di Finanza), Vigili del Fuoco (Speleo Alpino Fluviale), Esercito (Alpini) a cui eventualmente destinare quelle somme aumentando l’efficacia dei soccorsi. A tal proposito è da dire che la tempestività negli interventi è maggiore da parte dei professionisti visto che i volontari devono lasciare il lavoro e non sono in continua attesa e disponibilità per le emergenze.

Paolo De Luca

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11 Commenti

  1. Credo che la montagna sia innanzi tutto liberta’. E’ assolutamente assurdo vincolare l’attivita’ in montagna alla sottoscizione di un’assicurazione. Se vado in montagna devo conoscere i miei limiti e non superarli.. fare un’assicurazione e’ come permettere alle persone di pagare per la propria incompetenza, e va nella direzione opposta dell’assunzione di responsabilita’. D’accordo invece sul soccorso a pagamento, ma solo nei casi di infortuni per incompetenza. Se mi viene un infarto in montagna perche’ devo pagare il soccorso??

  2. Come fare a distinguere l’incompetenza dall’imprevisto? se scivolo, chi mi dice che non è dovuto a mia colpa o a un caso fortuito? con l’attuale legge lombarda, rischio di dover pagare l’elisoccorso anche per una caduta o un qualsiasi infortunio..basta che venga dichiarato che sono scivolato per mia imperizia!.e chi va in montagna, sa bene che il rischio zero non esiste! risultato? si allontana la gente dalla pratica degli sport di montagna, per la paura di pagare in caso succeda qualcosa! Oltretutto..soccorsi gratuiti per i motociclisti che sfrecciano a 200 allora e si schiantano sui guardrail, mentre a pagamento per i poveri escursionisti…solo io vedo accanimento contro la montagna??

  3. Ritengo che sia incivile far pagare un ticket a chi si sia infortunato o smarrito (bosco o parete che sia). La velocità di intervento – in montagna come in mare – non è questione di denaro ma di vita.

  4. Ma quale assicurazione? Ma si rende conto che le compagnie assicuratrici saranno le prime a *non* voler stipulare polizze con l’escursionista generico? Gia’ ci sono problemi con quelle per i soci CAI e qui si viene a parlare di assicurazioni per il gitante della domenica? Per favore, cerchiamo di essere seri.
    Posso essere d’accordo sul pagamento totale o parziale del costo dell’intervento di soccorso, questo si. Ma pretendere di regolamentare con una legge l’andare in montagna è pura follia. Di leggi ne abbiamo anche troppe in questo disgraziato paese per doverne aggiungere altre inutili. Investiamo sulla formazione e sui corsi, questo è doveroso.

    1. non posso essere daccordo sui corsi … non ci sono più soldi per i corsi … non siamo un paese ricco …. i corsi il più delle volte sono fatti da amici dei soliti noti … è meglio dare i soldi ai disoccupati

  5. Ticket si / ticket no . Ma di cosa stiamo parlando ? Viene richiesto un ticket quando va a fuoco una casa ed intervengono i pompieri? Oppure quando quando arrivano i Carabinieri per una lite ? O forse l’ambulanza che arriva per un incidente stradale chiede di essere pagata per portare via il ferito? O forse quando le unità di crisi pagano riscatti per garantire la vita di cittadini italiani sequestrati all’estero? La verità è che paghiamo profumatamente il nostro stato con tasse, imposte e gabelle varie e DOBBIAMO PRETENDERE assistenza. SEMPRE ED OVUNQUE. Voglio poi fare l’avvocato del diavolo: al riguardo del racconto del Maestro De Luca bisogna, con tutto il rispetto, vedere quanto c’è di vero. Come operatore del settore magari avrebbe un ritorno diretto se gli escursionisti fossero obbligati ad assumere una guida. Può anche capitare di incontare personaggi privi di scrupoli(e qui mi riferisco agli escursionisti) ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio….

  6. Avrei alcune domande da porre al sig. De Luca o a chiunque voglia rispondere.
    1) Perché utilizzare un elicottero HEMS per recuperi considerati NON SANITARI ?
    2) Come si può chiedere una compartecipazione/ticket a favore del servizio sanitario per un intervento già considerato non sanitario?
    3) Perché tutte le missioni di recupero NON SANITARIE non sono affidate agli enti di Stato ( Sagf,Forestale,VVF..ecc..ecc..) costituiti con i contributi di ogni contribuente?
    4) Come si può chiedere un contributo/ticket ad un infortunato o ad un disperso dopo che si legge questo:
    http://www.laprovinciadisondrio.it/stories/Cronaca/lanzada-sei-ore-di-lavoro-per-salvare-il-cane-sul-fondo-della-diga_1114859_11/

    http://www.valsassinanews.com/index.php?page=articolo&id=18489

    http://www.intornotirano.it/cronaca/recupero-mucca-ferita-monte-gavia-foto/

    http://247.libero.it/rfocus/18140377/0/cervo-in-difficolt-salvato-dai-pompieri/

    Anticipatamente ringrazio per le risposte Carlo Rossini

  7. In Austria l’elicottero del Soccorso Alpino Medico è a pagamento, ma quello del Soccorso Alpino della Polizia è Gratis. Controsenso perchè un incidente che necessiti di cure mediche non è sempre imputabile all’imprudenza, una crisi di panico invece sì. Fonte diretta di una Guida Alpina e poliziotto del soccorso alpino austriaco + Fonte diretta di un ex collega tedesco alla cui ragazza è venuta la tremarella su una via ferrata e non ha dovuto tirar fuori 1 euro per la corsa. Documentarsi bene prima di scrivere!

  8. E’ ignobile che nel nostro paese si cerchi di guadagnare su tutto…Per mia fortuna vado in montagna in Slovenia ( paese povero dove le tasse sono al 20% ) e là fanno così:
    http://www.grzs.si/ftp/publikacije/Introduction%20of%20GRZS.pdf
    e riporto il secondo capoverso:Mountain Rescue Association of Slovenia….MRAS cercherà di salvare chiunque gratuitamente, con o senza assicurazione. Chiunque con la assicurazione di base ha il diritto di ricevere il servizio di soccorso gratuito in elicottero in caso di un infortunio o di malattie.Per raggiungere il servizio di soccorso in Slovenia, è necessario comporre il numero di telefono di emergenza 112. Se hai bisogno di aiuto o sei in difficoltà, chiama il 112 senza esitazione!

  9. Il caso citato sembra offrire a proposito lo spunto per giustificare azioni restrittive. Come è poi andata a finire, la signora dopo il momento di crisi si è ripresa e magari, prudentement, ha fatto ritorno a valle. Forse si trattava di persone sgarbate o forse sisono sentite un poco rimproverate ed hanno reagito in malo modo con una risposta sgarbata? Chissa? In montagna occorre buon senso, prudenza e come dicevano una volta ” alla Montagna non si da del tu ” tutte cose che una legge non fa entrare nella testa delle persone. La legge però può vuotare le tasche di una persona ed allora giù a comprare gadget e a stipulare una costosa polizza o magari anche per una semplice escursione classificata E andare a prendere qualcuno che ti accompagni altrimenti…. forse è proprio li il problema. Fare escusioni in montagna è ancora un momento di ” libertà ” rispetto alle tante cose di ogni giorno ove occorre sempre cautelasi con un’assicurazione, affidarsi a un consulente etc.

  10. Il comportamento scriteriato di pochi non deve servire come alibi per invocare misure restrittive, leggi e altri balzelli quali polizze assicurative etc che sicuramente non fanno bene al turismo montano. Insegnamo piuttosto il senso del limite e la prudenza la quale non deve mai essere lasciata a casa. Meglio rinunciare ad una vetta piuttosto che rischiare.

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