Sport

Rozov: base jump dal Cerro Torre

EL CHALTEN, Patagonia — Un volo d’angelo dal Cerro Torre, sorretto da due alucce che collegano le braccia al torso e poi dal paracadute. Questa la nuova, spettacolare, impresa compiuta nei giorni scorsi dal base jumper russo Valery Rozov, in Patagonia.

Rozov si è lanciato dallo spigolo sudest del Cerro Torre, praticamente a un quarto della celebre via del Compressore aperta da Cesare Maestri. Voleva farlo dalla cima, ma il maltempo in arrivo e il caldo che scioglieva i ghiacci sulla montagna hanno impedito a lui e ai compagni di raggiungerla.

"Siamo arrivati poco sotto il traverso della Via del Compressore – racconta Rozov – e da lì mi sono buttato verso l’Adela Glacier: era l’unico punto da cui era possibile saltare".

Ottanta, lunghi, secondi di volo su oltre mille metri di parete. Poi un improvviso arresto, un paio di saliscendi nel vuoto e il respiro che viene a mancare. Ma alla fine, tutto è andato bene e Rozov è atterrato nel punto previsto.

"Ho aperto il paracadute un po’ prima del previsto per atterrare più lentamente – racconta Rozov – ma sono incappato in una raffica di vento che mi ha tenuto sospeso a duecento metri da terra per qualche secondo, facendomi andare su e giù. Per fortuna, poi sono riuscito ad atterrare".

Si tratta in assoluto della prima esperienza di questo tipo sulla celebre guglia patagonica. L’unico altro base jump segnalato nella zona è quello di Dean Potter, che si è lanciato dalla vetta di El Mocho, cima poco distante dal Torre.

Ma presto, potremmo avere notizia di un salto ancor più spettacolare, direttamente dalla vetta dell’Urlo di Pietra. Rozov e compagni, infatti, si sono tutt’altro che arresi. Restano in Patagonia, nella speranza che una finestra di bel tempo gli consenta di salire in cima.

Un anno fa, Rozov si era lanciato dalla Torre Centrale del Paine, sempre in Patagonia. Ma la sua carriera di base jumper vanta “voli estremi” da parecchie montagne, tra cui la Punta Croz sulla Nord delle Grandes Jorasses (4.110 metri) e l’Amin Brakk (5850 metri) in Karakorum, considerata da molti la parete più difficile del mondo, dove prima di lanciarsi ha aperto una via nuova.

Per la cronaca, la sigla base sta per Buildings (edifici), Antenna (torri non abitate), Span (ponti, archi) and Earth (sporgenze naturali): i quattro tipi di piattaforme usate per questo tipo di salti, che hanno in comune il lancio da un punto fisso con il paracadute.

Guarda gli altri salti di Rozov (parte 1)
Guarda gli altri salti di Rozov (parte 2)

Sara Sottocornola

Foto courtesy Mountain.ru

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close