Storia dell'alpinismo

La storia di Muhammad Taqi, capo spedizione figlio del K2

Muhammad Taqi al campo base
Muhammad Taqi al campo base

CAMPO BASE DEL K2, Pakistan — Muhammad Taqi s/o Abdul Karim. La prima volta che vedo scritto il suo nome è con questa formula. S/o sta per son of, figlio di, perché da quelle parti è questo il modo per distinguere le persone che spesso portano nomi simili. Un piccolo particolare che racconta molto di quel dedalo di rapporti, parentele ancora significativo nei villaggi e paesi chiusi nelle valli del nord del Pakistan.

Mr Taqi è di Hushey, così come altri cinque degli otto pakistani membri della spedizione K2 60 years later. Un villaggio dove vivono 150 famiglie, ciascuna di circa 6-7 persone. Si trova a 3050 metri, ultimo avamposto abitato ai piedi del Masherbrum e pochissimi chilometri in linea d’aria dagli 8000 del Baltoro. Il villaggio pakistano più vicino alla grande montagna, il K2. Lo scorso anno Taqi ha incontrato Agostino Da Polenza al campo base dl Broad Peak dove poi ha gestito la agile spedizione pakistana che ha raggiunto la cima. Ha chiesto a Da Polenza e ad altri amici di EvK2CNR un aiuto per una spedizione al K2 e oggi si trova al campo base della montagna a coordinare una spedizione complessa che coinvolge 8 pakistani e 2 italiani, e che di fatto sta aprendo la via per tutte le altre spedizioni.

Lo scorso anno siete stati al Broad Peak, sei persone strette da forte amicizia. Quest’anno sei il capo spedizione di un progetto più grosso importante e visibile. Come sta andando?
Siamo qui da 12-13 giorni e abbiamo già fatto un bel lavoro fino a campo due. Si è un progetto complesso. Sono contento ad esempio del lavoro di pulizia fatto anche con gli amici italiani. Per noi si tratta di alpinismo ma anche di lavoro. Il grande impegno che mettiamo per fissare le corde ci consentirà un domani di avere un ritorno economico. Ora le condizioni del campo base sono molto migliori rispetto al passato. Tutto più pulito. Altra cosa che mi piace è che ci sono qui quelli del soccorso (si riferisce ad alcuni membri del Concordia Rescue team stanziati a Concordia) che si prendono cura dei portatori e della gente che non sta bene. Spero che se il progetto va a buon fine in futuro sarà più facile per noi trovare sponsor e supporter per poter andare avanti a lavorare sulle montagne…”

Muhammad Taqi
Muhammad Taqi

Quando sarà il momento di tentare la vetta quale sarà il tuo ruolo? Cosa deve fare per te un capo spedizione?
Il capo spedizione secondo me deve essere in grado di organizzare le cose, parlare con tutti per fare i migliori programmi. Non è necessario che sia forte sulla montagna. Io non sono un forte lassù e preferisco occuparmi del Base, organizzare le cose e lasciare ad altri più forti di me il lavoro duro in alta quota. Certo, mi sento responsabile per il gruppo. Sono sempre attaccato alla radio per capire quello che succede sulla montagna. E ad aspettare fuori dalla tenda chi rientra al campo.

Con gli italiani qual è il clima?
C’è un bellissimo feeling. Ci confrontiamo continuamente. … E poi hanno il satellitare, ogni tanto riusciamo a parlare a casa… è molto importante avere il loro supporto. Senza l’apporto degli italiani per noi questa spedizione non sarebbe stata possibile.

Ora state allestendo in modo molto professionale la via. Chiederete una tassa alle spedizioni commerciali che vorranno salire la montagna?
Si, la chiediamo. Penso che abbiamo fatto un grande lavoro fino ad ora. Praticamente da soli. È giusto che il nostro lavoro venga riconosciuto. Se qualcuno ci aiuterà più in alto ovviamente troveremo un accordo. In questi giorni sono arrivati alcuni sherpa Nepalesi e insieme a loro vedremo come proseguire insieme il lavoro in alta quota. Troveremo un accordo a una buona collaborazione.

Chi pensi abbia più possibilità tra i tuoi compagni di arrivare in vetta?
Meglio non fare nomi mi scrivono sia Michele, che mi aiuta nell’intervista, che Taqi concordi.

Va bene, ho capito, cambio argomento. Come vivi a Hushey? Servono le tue competenze alpinistiche?
A Hushey ho la mia famiglia, una moglie e un figlio. Quando non lavoro in montagna lavoro per il Governo, ‘road costruction’. Costruisco strade e certo le mie competenze alpinistiche sono molto importanti per quello che faccio. Gli incidenti sono frequenti, spesso dai ripidi pendii è necessario recuperare mezzi e mettere in sicurezza persone.

Qui sono le sei di pomeriggio ma là, al campo base del K2, sono già le nove di sera. Immagino il campo silenzioso, il telo di qualche tenda illuminato dall’interno dalla luce in movimento dei frontali, altre tende già completamente al buio sotto il profilo scuro della grande montagna. Sulla tastiera digito “un abbraccio” e ringrazio Taqi che ricambia. Skype si spegne.

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