Storia dell'alpinismo

Morto Michel Darbellay, primo a salire in solitaria la nord dell’Eiger

A sinistra l'Eiger e la nota parete nord, a destra il Mönch (Photo courtesy of Wikimedia Commons)
A sinistra l’Eiger e la nota parete nord, a destra il Mönch (Photo courtesy of Wikimedia Commons)

MARTIGNY, Svizzera — É morto lo scorso 11 giugno, a 79 anni, l’alpinista svizzero Michel Darbellay. Guida alpina e maestro di sci, è conosciuto per le salite compiute negli anni sessanta, tra cui spicca la prima in solitaria della mitica parete nord dell’Eiger e la prima invernale della via Cassin, sulla parete nord-est del pizzo Badile, con alpinisti svizzeri e italiani.

Michel Darbellay nasce nel 1934 a Orsières, cittadina del Canton Vallese in cui si trova l’unica porzione delle Alpi del Monte Bianco non appartenente nè alla Francia nè all’Italia. É quindi naturale per lui e la sua famiglia andare spesso in alta quota a sciare e passeggiare. Michel si dimostra però più dotato dei fratelli e inizia così il suo percorso per diventare guida alpina e maestro di sci. All’inizio degli anni sessanta si fa conoscere nel mondo dell’alpinismo per la velocità delle sue salite su alcune delle cime più note delle Alpi: nel 1960 completa in 12 ore la Via Bonatti al Petit Dru, l’anno successivo tocca alla Via Ratti-Vitali sull’Aiguille Noire de Peuterey completata in 6 ore e mezza, mentre nel 1962 giunge in 6 ore sulle vetta del Cervino, dopo aver affrontato con Christophe Vouilloz la Via Schmid lungo il versante nord.

Il 1963 è però l’anno in cui il suo nome è conosciuto in tutto il mondo. Il 1° agosto Darbellay esce di casa con la scusa di andare a cogliere albicocche, ma alle prime ore del mattino del giorno successivo inizia la sua salita lungo una delle pareti più difficili dell’epoca: la nord dell’Eiger. L’alpinista svizzero sceglie di seguire la via Heckmair, la prima aperta sulla parete, e poco dopo le 15 raggiunge il nevaio noto come “ragno bianco”. La sicurezza però è la sua priorità e tra le “fessure finali” dopo il “ragno” decide di bivaccare per la notte. Alle 6 del mattino riprende la salita e due ore dopo raggiunge i 3970 metri della vetta, diventando il primo a salire in solitaria la nota e temibile parete dell’Oberland bernese. Tantissimi i tentativi falliti in precedenza, l’ultimo, proprio pochi giorni prima del successo di Darbellay, da parte di Walter Bonatti il quale deve rinunciare a causa della frattura di una costola riportata dopo esser stato colpito da una scarica di sassi.

La seconda impresa per cui è noto è la prima invernale compiuta in stile himalayano lungo la via Cassin, sulla parete nord-est del pizzo Badile. La salita si svolge tra il 21 dicembre 1967 e il 2 gennaio 1968 da Darbellay, gli svizzeri Camille Bournissen e Daniel Triollet e un gruppo di alpinisti italiani conosciuti sul posto: Paolo Armando, Gianni Calcagno ed Alessandro Gogna. Quest’ultimo, sul suo blog, ha ricordato Darbellay dopo la sua scomparsa, includendo anche l’esperienza che avevano condiviso “In effetti, noi al Badile lo adoravamo. La sua modestia ci stregava, era di una semplicità sconcertante. Quando andava davanti il suo stile sul misto s’imponeva evidente. Ben lungi dalla piolet-traction di là da venire, salì il camino finale, intasato di ghiaccio, in modo impeccabile, alternandosi con Gianni Calcagno, che non gli era da meno.”

Michel Darbellay nel 2013 (Photo courtesy of www.jungfrauzeitung.ch)
Michel Darbellay nel 2013 (Photo courtesy of www.jungfrauzeitung.ch)

Accanto a queste importanti conquiste, ci sono molte altre salite e prime ascese nella zona di casa, la Val Ferret svizzera. L’alpinista elvetico partecipa anche a quattro spedizioni internazionali. Nel 1964 parte per l’Himalaya con il britannico Lord Shaftesbury e altre due guide svizzere. Darbellay e il suo team tentano la prima sulla ovest del Dorje Lhakpa (6966 metri), rinunciando a 6300 metri, e la prima ascesa del Ganchempo (6387 metri), fermandosi a 200 metri dalla vetta. Nel 1965 è in Africa per affrontare il Kilimangiaro e le montagne del Kenya, mentre nel 1967 è la volta della Groenlandia. La spedizione è nuovamente di Lord Shaftesbury e il team, composto dall’alpinista, guide svizzere e membri del Cai, compie cinque prime salite nell’arcipelago di Upernavik nella baia di Baffin. Nel 1968 raggiunge la vetta del McKinley, salendo lungo la West Buttress.

Negli anni settanta la sua attività alpinistica si riduce, prediligendo il lavoro di guida e la realizzazione del Camping des Glaciers a La Fouly, frazione di Orsières, dove trascorrerà il resto della vita con la moglie e i due figli. Negli ultimi tempi per Darbellay è iniziata una dura battaglia contro una grave malattia che, purtroppo, non è riuscito a sconfiggere.

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