AlpinismoAlta quota

A Rieti incontro con il team della spedizione K2014.it al Kanchenzonga sud e Zemu Peak

Un momento della spedizione K2014.it
Un momento della spedizione K2014.it

RIETI — Hanno perlustrato aree del Massiccio del Kanchenzonga dove non è stato mai messo piede umano, salito cime vertiginose e colli di oltre 6.000 metri dell’Himalaya indiano, mappato nuovi ghiacciai, documentato con foto e descrizioni l’inospitale e impenetrabile “foresta verticale”, caratterizzata da continui saliscendi, torrenti e gole da oltrepassare o aggirare.

Sabato 21 giugno i sette alpinisti del team rientrati il 31 maggio dalla spedizione internazionale K2014.it per i 150 anni del CAI saranno a Rieti (auditorium Varrone, ore 21, ingresso libero) per raccontare la loro esperienza.

Alcuni sono guide esperte, gran parte provengono dal Vicentino e possiedono una notevole esperienza di alpinismo esplorativo, sia nell’arco alpino sia in ambito extraeuropeo. Insieme rappresentano cinque generazioni che hanno saputo trovare e mantenere, anche in condizioni difficili e di pericolo, un ottimo affiatamento di gruppo. Il team è formato dal capo spedizione Alberto Peruffo del CAI di Montecchio Maggiore (Vicenza), Francesco Canale (Centro Addestramento Alpino Alta Montagna), Cesar Rosales Chinchay (Guide Don Bosco Perù), Enrico Ferri (tecnico Soccorso Alpino, CAI Rieti), Davide Ferro (Gestore Rifugio Campogrosso), Anindya Mukherjee (Himalayan Club, India) e Andrea Tonin (CAI Valdagno).

La loro impresa alpinistica ed esplorativa in uno dei luoghi più remoti e sconosciuti dell’Himalaya Orientale, nel Sikkim settentrionale, ha centrato molti degli obiettivi prefissati (geografici, culturali e finanche diplomatici), e forse altri per loro ancora più importanti, come riveleranno nel primo resoconto. Il pubblico potrà scoprire con occhi nuovi, grazie soprattutto al racconto del team e alle foto scattate da Enrico Ferri, mondi di natura vergine tra montagne e ghiacci grandiosi dell’Himalaya indiano, geografie che ai più non è dato fare esperienza, se non addirittura solo immaginarle.

Intanto il team, che è rimasto per quasi un mese e mezzo in Himalaya in competo isolamento, sta pensando di realizzare un libro, un cortometraggio e una mostra su questa esperienza di alpinismo “con altri occhi” dal titolo “ZEMU EXPLORATORY EXPEDITION. Nuove frontiere dell’esplorazione in Himalaya”.“Nonostante l’inaccessibilità della Cresta Zemu da Sud -racconta Alberto Peruffo – abbiamo salito 7 cime vergini e raggiunto 7 colli di alta quota (3 mai raggiunti prima), esplorando 3 ghiacciai, 2 dei quali integralmente, mai toccati da piede umano, attraversando una foresta tropicale impenetrabile e molto pericolosa, che ci isolava dal mondo”.

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