Alpinismo

Busca: è doping, fa andar più forte

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AOSTA — "La differenza di prestazione tra un alpinista prendere ossigeno e uno che non lo prende è esattamente quella che corre tra un centometrista che si dopa e uno che non si dopa: il primo può andar più forte. Eticamente, usare l’ossigeno è come "giustificare" le scorciatoie come il doping". Alex Busca, 38 anni, ha scalato 3 ottomila tra cui l’Everest senza ossigeno nel 2004, restando sulla cima per due ore effettuando rilevazioni scientifiche. Ecco la sua testimonianza.

Busca, qual è la sua opinione sull’utilizzo dell’ossigeno nelle scalate in alta quota?
L’ossigeno non dovrebbe essere usato. Ogni alpinista dovrebbe andare fin dove è in grado di andare con il suo fisico. Se non ce la fa, vuoi dire che la natura è più forte di lui ed è meglio che resti più in basso.
 
Ritiene che considerarlo "doping" sia esagerato o corretto?
Non c’è dubbio che la differenza di prestazione tra un alpinista prendere ossigeno e uno che non lo prende è esattamente come quella che corre tra un centometrista che si dopa e uno che non si dopa: il primo può andar più forte. In alta quota, con l’ossigeno si può essere più veloci, avere meno freddo, risolvere meglio un mucchio di problemi. Forse dal punto di vista medico fa più male non usare l’ossigeno, ma sono scelte soprattutto personali ed etiche: io non salirei mai un ottomila con l’ossigeno: se ce la faccio ce la faccio, se no sto giù. Dal punto di vista etico, usare l’ossigeno è come doparsi, sicuramente, anche se dal punto di vista medico probabilmente no, perché non è una sostanza che fa male all’organismo. Infatti per altri sport è diverso: per esempio chi vola e sale in alta quota usa l’ossigeno, e fa bene, ma perché deve essere sempre al cento per cento delle sue capacità fisiche e psicologiche.
 
La fiamma olimpica di Pechino 2008, com’è ormai noto, passerà sulla cima dell’Everest. Con ogni probabilità verrà portata su con ampio uso di bombole di ossigeno. Cosa ne pensa?
Sicuramente non è una bella immagine: portare una fiaccola olimpica – che è simbolo di uno sport bello, naturale e puro – in cima all’Everest con l’ossigeno è come dire agli atleti: dopatevi che andate più forte. Sarebbe proprio brutto.
 
Molti dicono che usare l’ossigeno sarà indispensabile per minimizzare i rischi…
Con la spedizione K2 2004 siamo stati quasi tre ore sulla cima dell’Everest a maneggiare il georadar per le misurazioni scientifiche, senza ossigeno, e avendo fatto la salita senza ossigeno. Portare su la fiaccola è possibile anche senza ossigeno, tanto più che non pesa come un georadar. Quello pesava in totale otto chili, contando anche il gps: sono tanti da portarsi in giro lassù. Nel 2004 l’hanno portato gli sherpa, mentre noi abbiamo lavorato sulla cima. Se fossi io ad avere l’incarico di portare su la fiaccola olimpica lo farei assolutamente senza ossigeno, se ci riesco così bene, altrimenti pace.
 
Le possibilità di successo, però, così sarebbero inferiori…
E’ chiaro che le possibilità di riuscita per una salita senza ossigeno sono minori ma secondo me bisogna guardare innanzitutto lo stile, e lanciare un messaggio forte perché lo sport venga liberato da tutte le porcherie come il doping, che ancora ci sono. Usare l’ossigeno è come "giustificare", in un certo senso, le scorciatoie come il doping. Comunque sono convinto che mettendo insieme un bel gruppo di forti alpinisti, la fiaccola andrebbe sicuramente su, in cima. Se uno sta male la prende un altro, dandosi il cambio e creando un bel gioco di squadra. Farlo usando l’ossigeno, ripeto, sarebbe veramente brutto.
 
Si parla anche di inferiore lucidità a causa dell’alta quota. E’ così?
Quando sono salito sull’Everest stavo bene, sulla cima ero lucido. Ho parlato col base, abbiamo preso istruzioni per montare il palo con i prismi e fare le misure col teodolite. Non ricordo di aver avuto grossi problemi, l’unica cosa di cui mi sono accorto è stato il diverso scorrere del tempo. Ad un certo punto dal base ci hanno detto: "ragazzi sono già due ore e mezza che siete lassù iniziate a scendere". Per me poteva essere passata al massimo un’ora. Forse era perché eravamo impegnati, ma eravamo lucidi. Tant’è che io, Karl Unterkircher e Mario Merelli siamo scesi fino all’avanzato. E’ segno che stavamo bene.
 
Alex Busca è maresciallo del corpo degli Alpini e membro del Gruppo di alta montagna della Scuola Militare Alpina di Aosta. E’ istruttore nazionale delle guide alpine, di alpinismo, sci e scialpinismo.
 

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