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Togliere i chiodi dal Torre come abbattere il Muro di Berlino, il racconto di Kruk e Kennedy

Kruk e Kennedy sul Torre (Photo Hayden Kennedy - rockandice.com)
Kruk e Kennedy sul Torre (Photo Hayden Kennedy - rockandice.com)

EL CHALTEN, Argentina — Inizia con una citazione dell’alpinista americano Zach Smith il lungo report diffuso dal connazionale Hayden Kennedy e del canadese Jason Kruk, che il 15 gennaio scorso sono scesi dal Cerro Torre, dopo essere arrivati in cima, togliendo oltre cento chiodi lungo la parete sud est della via del Compressore. “Come società abbiamo rimosso altri errori, come il Muro di Berlino – recita la citazione -. La storia non si ferma. La storia sta accadendo proprio ora. Si spera che i chiodi diventino storia un giorno”. Lungi dall’essere sopita, la polemica sulla via di Maestri si arricchisce oggi di un nuovo capitolo: l’attesissimo racconto dei due scalatori, salutati da alcuni come “liberatori” e da altri come “distruttori”.

“Se siete abbastanza fortunati da intravedere il Cerro Torre in un raro giorno sereno, capirete perché molti lo considerano la montagna più bella e avvincente del mondo. Messner l’ha definito ‘un grido trasformato in pietra’. La contraddizione tra la sua grande bellezza e il suo aspetto intimidatorio farà girare la testa di ogni alpinista intraprendente che vorrà un giorno provare a scalarlo. A metà gennaio 2012, io e Hayden Kennedy e abbiamo completato la salita che definisce la nostra carriera collettiva. Ma la montagna e il nostro percorso sono stati traditi da una sfortunata controversia che l’avvolge come le nuvole sulla montagna”.

Sono queste le parole con cui comincia il racconto di Jason Kruk. Il canadese ripercorre l’inizio della sua stagione in Patagonia, poi la salita al Torre e infine giustifica le ragioni della schiodatura della Via del Compressore. Al di là delle definizioni meramente tecniche dello stile di salita, e senza voler entrare nel merito della scelta, sorprendono i toni assolutistici che non lasciano spazio ad alcun remoto dubbio di poter essere nel torto, né sembrano accettare la democratica valenza di opinioni differenti. Al di là di espressioni quasi panteistiche (che francamente vanno oltre la sensibilità moderna all’ambiente), sembra mancare una vera prospettiva del tempo e della storia e la pericolosa assunzione del presente come legge superiore non solo al passato ma anche al futuro, dal momento che non possiamo oggi sapere come ragioneranno gli uomini di domani.

Kruk e Kennedy si sono incontrati a El Chalten a dicembre. Non avevano piani precisi in mente se non quello di scalare il Cerro Torre nel loro “stile preferito – veloce, leggero e il più possibile in libera”. A distanza di pochi giorni dal loro arrivo in Patagonia, il tempo ha dato loro l’occasione di provare alcune salite e così i due hanno scalato l’Exocet (500m 6a WI5 MI3), sull’Aguja Standhardt. Circa una settimana dopo hanno salito la Punta Herron dallo Spigolo dei Bimbi (350m 6b MI5) così come la via Huber-Schnarf (200m 6b + MI3), arrivando in cima alla Torre Egger. Nella stessa tornata hanno scalato poi la via Chiaro di Luna sull’Aguja St. Exupery e aperto una nuova via sull’Aguja de l’S.

In pratica rimaneva solo il Cerro Torre, che Kruk aveva tentato di scalare l’anno prima insieme a  Chris Geisler con cui aveva aperto una variante alla Via del Compressore sempre sulla sud-est, volendo evitare di utilizzare i chiodi a pressione di Maestri. “La pubblicità alla fine era diventata troppa, spazzatura riciclata – dice Kruk in merito al suo tentativo dell’anno prima -. Alla fine mi sono stancato, l’idea di essere paragonato a qualcun altro mi infastidiva. I miei piani non sono mai stati quelli di promuovere la mia salita né di diffamare David Lama”.

Kruk e Kennedy quest’anno avrebbero voluto focalizzare le proprie energie su un’altra linea del Torre, sulla parete nord. Tuttavia il mese di gennaio è stato particolarmente caldo, tanto da rendere il versante poco sicuro e da spingere i due climber verso la parete sud est, quella della via del Compressore per l’appunto. La mattina del 15 hanno lasciato il campo base Niponino arrivando al Colle della Pazienza molto lentamente. Qui si sono riposati, hanno dormito in tenda e hanno mangiato, raccogliendo le energie per la giornata successiva. La mattina dopo alle 2.45 sono partiti e intorno alle 5 erano già alla variante Salvaterra-Mabboni. Da qui si sono spostati su un tiro della via del 2007 degli statunitensi Zach Smith e Josh Wharton e ancora sul percorso effettuato l’anno scorso dallo stesso Kruk e Geisler. Sono arrivati in cima in 13 ore, utilizzando chiodi e spit laddove l’hanno ritenuto necessario alla sicurezza, il che rende discutibile la definizione di “fair means”.

“Nel corso degli ultimi anni si è fatto un gran parlare circa la possibilità di togliere i chiodi della Via del Compressore – continua Kruk -. Indubbiamente, è molto più facile parlarne piuttosto che realmente farlo e affrontare le conseguenze. Dopo una lunga riflessione sulla vetta, sapevamo che bisognava cominciare da qualche parte, pur senza consenso. Le comunità infatti, sarebbe rimasta sempre troppo divisa tra i due poli opposti per raggiungere un’idea condivisa. In verità, durante la salita e nei giorni che la precedettero, Hayden ed io non abbiamo mai parlato di togliere i chiodi”.

“Fair means non significa salire senza usare spit – sostiene Kruk -. Un uso ragionevole degli spit è una pratica che è stata a lungo accettata su queste montagne. Su questo granito, spesso ripido e nudo, sarebbe folle non usare con parsimonia questo tipo di protezioni. Ci siamo agganciati a 4 spit della variante di Salvaterra, due di sosta e due di protezione. Questi spit sono stati collocati sul granito nudo, dove non era possibile proteggersi in altro modo. Più sopra abbiamo usato gli spit messi da Chris durante il nostro tentativo dell’anno scorso. Cinque anziché 400 ci sembra un buon lavoro. Abbiamo anche usato due delle soste originali di Maestri sulla headwall. Credeteci, sappiamo come fare un ancoraggio. Il fatto di aver deciso di lasciare questi  spit, significava che era stupido non usarli nella salita. Il nostro fine ultimo era rispettare la montagna”.

“Alla fine abbiamo tolto tutti i chiodi a pressione della Headwall e uno dei tiri più sotto – prosegue il canadese -. Ma la questione è perchè. L’azione di Maestri è stata una totale atrocità. Il suo uso dei chiodi e macchinari pesanti è stato un oltraggio, anche per il suo tempo. La parete sud est si poteva tentare by fair means anche negli anni ’70, lui ha rubato quella salita al futuro. Il Cerro Torre, una montagna così perfettamente verticale su ogni suo lato, è una cartolina di quello che l’alpinismo è. Non dovrebbero esserci vie facili verso la cima. Il fatto che ci fosse un’incensata ‘via ferrata’ che portava in vetta offendeva profondamente una comunità mondiale di devoti alpinisti. Se il Certo Torre fosse stato più accessibile, qualcun altro avrebbe tagliato i chiodi di Maestri molto tempo fa, riportando la montagna alla sua precedente grandezza. Chi ha commesso violenza contro il Torre? Maestri, mettendo i chiodi, o noi, togliendoli?”

“Finché la ferraglia è rimasta è stata la giustificazione per l’uso irragionevole dei chiodi da parte di altri – conclude Kruk -. Noi siamo parte della nuova generazione, un giovane gruppo di aspiranti alpinisti. Questa è una dichiarazione che altri giovani alpinisti avevano bisogno di sentire. Il nostro sentimento è stato confermato da 3 climber argentini che abbiamo incontrato sul ghiacciaio del Torre. I loro occhi brillavano mentre ci dicevano di quanto fossero ora ispirati a salire il Cerro Torre. Ad allenarsi di più, a fare meglio. Ad affrontare la sfida che è stata restituita alla montagna. Un gruppo di persone ha scalato la Via del Compressore e si è divertita, ma ora è cominciata una nuova era per il Cerro Torre. Qualche giorno dopo la nostra salita, due giovani e talentuosi alpinisti austriaci, David Lama e Peter Ortner, hanno salito in libera la loro variante sulla cresta sud-est. Questa notizia è stata di grande ispirazione per me e Hayden, nonché un’ulteriore prova che quei chiodi non erano necessari”.

Info: http://rockandice.com

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61 Commenti

    1. Bravo Brighelli, è evidente che non hai mai letto quello che Bonatti pensava degli spit e della via del compressore di Maestri.

        1. Cara Gianma, leggi quello che diceva Messner, Bonatti. Il BUFFONE è stato un altro!! Chi sono questi 2? La nuova generazione!

  1. Maestri e’ stato solo un mediocre rocciatore, e neanche “tra i piu’ bravi”ha aggiunto giustamente salvaterra tempo fa’,la piu’ grande bugia dell’ alpinismo(la vetta del 59)e’ molto piu’ grande di quasiasi sua scalata.Basta poco per sporcarsi la carriera,maestri l’ ha totalmente imbrattata la sua.

  2. bravi hanno fatto bene, toglierli con razionalità ha senso, non ha senso rendere facile tutto il difficile.
    Dove sta scritto che bisogna rendere tutto accessibile a tutti

  3. Quello che non mi è chiaro è se questi benedetti chiodi sono stati asportati comletamente o sono stati semplicemente resi inagibili?
    Qualcuno lo sa?

    1. I chiodi sono stati rimossi. Ho visto una foto dei cento e passa chiodi. Quello che neanche io ho capito è se sono stati rimossi completamente o se sono stati spaccati (sembravano particolarmente corti). Cmq prima di togliere chiodi potremmo preoccuparci di togliere le tonnellate di spazzatura lasciate da alpinisti sulle montagne di tutto il mondo.

  4. Questo non è progresso, assomiglia di più ad una dittatura. “Io la penso così per cui si fa così”. Alla fine stiamo salendo montagne mica seguendo una religione dove la fede è indiscutibile. Lo dico subito sono un vecchietto… ma veramente l’intransigenza di questi ragazzi mi spaventa dove è finita la tolleranza?

    1. Hai ragione Beppe. Nel male o nel bene quei chiodi fanno parte della storia e lì dovevano rimanere. Penso che Bonatti che era un “puro” delle ascensioni non si sarebbe mai permesso di togliere quei chiodi.

    2. Mi pare più prepotente chi decide di scalare una parete a tutti i costi, anche usando strumenti da cantiere… In ogni caso ognuno è libero di salire come crede, secondo l’etica che gli è propria. Tu sei libero di chiodare? Ok, io sono libero di schiodare!

      1. Il mio commento non voleva entrare nel merito della schiodatura. Sicuramente Maestri ha forzato la mano, ma a sua discolpa va ricordato che a quei tempi, con i mezzi artificiali, era in voga la “linea a goccia d’acqua” cioè su dirtti seguendo la linea di caduta di una ipotetica goccia d’acqua. Le montagne sono piene di “vie del compressore”. Vedi Roberto il punto che mi sgomenta è proprio quello che tu esponi: se lui ha fatto questo e io ne sono contrario allora ho il dirittto di cancellare quello che lui ha fatto. (Ripeto il mio discorso vuole essere generale). Mi vengono alla mente alcuni esempi simili:
        lo svizzero che segava le croci di vetta perchè non voleva simboli religiosi in montagna.
        Quelli che spaccavano i primi chiodi di una via così questa poteva essere percorsa solo da chi era veramente bravo.
        Quelli che hanno tagliato i cavi di una ferrata perchè contrari a questa…
        Ora prova a pensare se questa filosofia venisse applicata anche al resto della vita sociale

        Un ultimo ricordo del vecchietto.. guarda che le discussioni sulla schiodatura non è roba d’oggi. Cerca nelle varie riviste storiche le discussioni sulla “ripulitura” di vie classiche dove erano “fioriti chiodi” nei passaggi chiave per riportarle all’origine e cioè come le avevano lasciate gli apritori.

        1. Non sono giovanissimo neanche io e quindi so bene che le polemiche sulla pulizia delle vie non sono una novità e
          proprio perchè l’arrampicata “pulita” non è questione recente, lo stesso Maestri nel ’70 aveva diverse alternative alla decisione di attrezzare pesantemente la parete.
          Non sono un massimalista, non auspico schiodature sistematiche, ripeto che, in linea di principio, ognuno è libero di arrampicare come crede; eppure sono convinto che sia prerogativa irrinunciabile il lasciare meno segni possibile del nostro passaggio. Non è una faccenda di elitarismo (sale solo chi riesce) è una questione di rispetto verso l’ambiente e verso chi, dopo di noi, ha il diritto di cimentarsi su quei percorsi trovandoli in condizioni simili a quelle in cui li abbiamo saliti noi. Come vedi Beppe, anche il mio è un discorso generale che potrebbe essere esteso ai diversi ambiti della convivenza umana… Tu hai ragione, salire le montagne non dovrebbe essere una religione, dovrebbe rimanere uno splendido inutile gioco. Eppure i chiodi sulla via di Maestri, il compressore inchiodato alla parete, simboli “storici” intoccabili per alcuni, mi sanno tanto di mausoleo, di feticcio e quindi di religione.

          1. Vedi Roberto alla fine i due “vecchietti” si trovano d’accordo. Ti dico la verità, dei chiodi non è che me ne freghi molto. Quello che mi ha impressionato è stato il modo imperativo e assolutistico con cui è stata spiegata l’impresa, non ho trovato traccia di dubbi anzi sembrava quasi che l’intera umanità non aspettasse altro. M’impressiona ancora di più la “faziosità” con cui si stanno sostenendo le due, diverse, tesi nella discussione. Ma alla fine, se ci penso bene, non è altro che una replica di cosa succede nella vita quotidiana. Perciò tornerò a fare la cosa più bella e inutile che possa fare: SCALARE.
            Ciao e grazie per la gentilezza che hai usato nel rispondere.

    3. Che ragionamento!!!
      Allora perchè Maestri si è preso, ai sui tempi, l’intransigenza di forare tutta quella parete??
      Eticamente avrebbe dovuto evitare di mettere tutti quei chiodi a pressione e lasciare fare alle generazioni future, che come adesso, riescono a salire con minori mezzi artificiali.
      Anche Maestri allora è stato un dittatore, arrogandosi il diritto di modificare per sempre una parete!!
      Per lo meno questi ragazzi l’hanno riportata ad uno stato più naturale.

      1. Che ragionamento il tuo!!! Come puoi ragionare con l’etica di oggi, applicandola ad un evento avvenuto molti anni fa, in una epoca in cui l’artificiale era usato in modo diffuso dal mondo alpinistico? Con questo non voglio dire che il gesto di Maestri faccia parte di una fulgida pagina della storia alpinistica, anzi forse è uno dei gesti più assurdi ed egoistici che si ricordino; dico semplicemente che prima di esprimere giudizi forti e severi sarebbe meglio riflettere ed essere più tolleranti.
        Senza nessuna polemica.

      2. Vertical, nel tuo messaggio hai scritto: “lasciare fare alle generazioni future, che come adesso, riescono a salire con minori mezzi artificiali”. Ora supponi di essere nel 2050 e dove ora tu passi con diciamo 20 spit loro potrebbero passare “con le mani in tasca”. Cosa potrebbero dire dei puristi del 2010 che hanno “ferrato” le pareti ? Ognuno è figlio dei suoi tempi e delle sue capacità.

  5. Vi chiedo, che bisogno c’era di toglierli! Se uno vuole arrampicare nello stile più puro può semplicemente farlo senza utilizzare i chiodi.
    Oppure la necessità è rendere la parete per pochi e per gli sponsor di pochi.

  6. Ma scusa: anche se una parete è chiodata uno è liberissimo di salirci senza usarli quei benedetti chiodi, o no?
    Sarà mica un modo come un altro per far parlare di se?

  7. Quei chiodi erano ormai parte della storia dell’alpinismo. nel bene e nel male erano l’inchiostro col quale tale storia è stata scritta. Il simbolo di una fase, di un’epoca. Penso sia stato un atto di grossolana e superficiale presunzione rimuoverli. Ma chi si credono d’essere sti due?

  8. Anche lo stesso Maestri schiodò la sua via…e meno male che l’erosione lentamente cambia le pareti , così le polemiche spariranno…ci sarà spazio per nuove vie. Comunque non è opportuno fare confronti e ogni periodo storico ha avuto il suo alpinismo. Per me Maestri resta un Grande, che si è rotto di rispondere ai nevrotici alpinisti moderni col cronometro in mano, nutriti con cibi dietetici, palestrati e con scarpette slick, che i chiodi salvavita se li tengono comunque!

  9. come ho già scritto giorni addietro ritengo che il rispetto per le idee altrui debba essere assoluto, il grande cesare sosteneva la tecnica che ha usato sul torre valida per la sua mente e per il momento storico/ nopn ha fatto male a nessuno/ allora schiodiamo anche le vie chiodate dall’alto e poi percorse in sicurezza/ rispetto per tutte le idee è la base della convivenza/ non vi piacciono i chiodi di cesare? lasciali in loco e non usarli, chi sono questi? i giustizieri di cosa? del loro egoismo? come ho già scritto, provino a riportare a cesare i chiodi, se ne hanno il coraggio! e il compressore? dai…portiamolo a cesare a modonna di campiglio, magari funziona ancora! e per favore non citate gratuitamente il grande walter bonatti…! quelo che doveva dire l’ha già detto lui! ultima precisazione non è stato messner ad inventare il soprannome al cerro torre, esiste già da tempo tradotto dal dialetto parlato in argentina in quella zona!!!!! prima informatevi!

  10. Posso ipotizzare il prossimo passo : salire solo se provvisti di guanti per non corrodere la sacra roccia del Cerro Torre.Immagino che questa nuova orda di alpinisti post-puristi rifiuti assieme ai chiodi del passato anche l’uso dei moderni telefoni satellitari i radar per le accurate previsioni meteo,i tessuti sintetici e la comoda srada asfaltata che porta direttamente al Chalten.

  11. I punti di vista sono entrambi condivisibili.
    L’unica cosa che rimane è la colossale bugia di Maestri che ha portato alla chiodatura a pressione.
    Si faceva molta artificiale all’epoca ma la motivazione fu errata.

  12. non ho mai tolerato l´uso di spit sulle garndi pareti, non ho mai messo dei chiodi a pressione
    MA:
    ogniuno é libero di passare dove vuole evitando modi di progressione artificali. chredo che passando davanti a un monumento, se li piaccia o meno non ha il diritto di abatterlo. questa azione sa poco di “by fair means” sa piu di presenza mediale a tutti i costi e poca educazione

  13. Ho avuto la fortuna di salire la via del Compressore al Torre trent’ anni fa, facendone la decima ripetizione;
    rimarrà sempre una delle più belle salite da me realizzate.
    Ricordo perfettamente tutta la via ripetuta con scarponi di plastica ,ramponi spesso ai piedi e con le prime picche a “banana”.
    Adesso si arrampica molto più “leggeri” e con attrezzatura decisamente più adatta a performance di alto livello.
    Ritengo che la schiodatura di una via storica sia una grande vigliaccheria e che serva a poco. E come se si schiodasse l’Hasse brandler alla Lavaredo poiché è stata salita in free solo.
    Se qualcuno vuole dimostrare il proprio valore, apra la propria via.
    Vale anche il concetto opposto: Non bisogna chiodare itinerari storici riempiendoli di fix solo per farli ripetere a tutti.

  14. Un vergognoso atto di arroganza di stampo assolutamente talebano. Una crociata cominciata dal “custode” del Chaltèn Garibotti che ha ben pensato di stravolgere anche la toponimia.
    Maestri è stato un grande del nostro Alpinismo e una carriera come la sua non può ridursi al Torre.
    I due “fenomeni” puristi della libera mi pare abbiano sfruttato moooolto volentieri le soste con i chiodi a pressione del vecchio Cesare. Complimenti per la coerenza e la straordinaria elasticità nell’applicare l’etica. ” By fair means” un paio di balle.

    1. Ciao scusa Davide a me sembra una boiata quella che scrivi (e quello che scrivono in molti qui…quanti di voi sono stati in parete in vita loro???)…1) Già ai suoi tempi l’azione di Maestri fu fortissimamente criticata e vista come uno sfregio e un insulto alla comunità alpinistica internazionale.2) “Lo stile figlio dei tempi”…fino ad un certo punto! Guardate che lo strapiombo sotto le chiappette fà tremare le braccine sia che si vesta Montura che con il maglione di feltro, eh?? Quindi se tra 50 anni nascerà un ragazzino (come ha scritto qualcuno sopra) che avrà le palle per salire in maniera pulita una via che in qualche modo deturpa un ambiente grandioso come quello del Torre…beh, per me avrà tutto il diritto di ripulirla..stop!!

      1. giriamola al inverso
        tu hai aperto una via (non sò se l´hai mai fatto) in stile alpino senza l´uso dei spit e un altro c… fa una ripetizione e pianta dei spit. cosa gli dici???

  15. Fossi nelle aziende toglierei subito la sponsorizzazione a questi due padreterni.
    Se han voglia di pubblicizzarsi con queste trovate, GIUSTE O SBAGLIATE CHE SIANO, se le paghino di tasca loro.

  16. E se uno solo di quei chiodi salvasse una vita umana? Questi due “padreterni” lo hanno messo in conto? Ai tempi, la scelta di Maestri è stata giustamente criticabile e criticata, ma ormai quei chiodi c’erano, facevano parte della storia dell’alpinismo,storia nel bene e nel male, si intende, e lì dovevano restare.

  17. A mio parere Maestri ha sbagliato a chiodare in quel modo, piuttosto poteva rivolgersi ad altre vette, ma è necessario capire i tempi e gli obiettivi che si voleva raggiungere.
    Onestamente, parlare di “muro di Berlino”, di “ferite alla montagna” e altro è una esagerazione, anzi, direi una sciocchezza.
    I rifiuti abbandonati dalle spedizioni sono il vero “scandalo” che, nonostante le numerose campagne di raccolta, sono tutt’ora li a ricordare i tanti frequentatori di basse e alte vette.
    Qualche cetinaio di chiodi su una parete di roccia, facilmente aggirabili ed evitabili, non sono minimanente paragonabili alle (ad esempio) migliaia di bombole vuote ancora presenti sui ghiacciai dell’Himalaya e delle Ande.
    Suggerisco agli emeriti autori della “schiodatura” di attivarsi anche per riportare in valle i rifiuti lasciati da loro stessi e dagli altri alpinisti, anche da quelli “puri” (tutti lasciano rifiuti, anche i più attenti e virtuosi).

  18. Quello che stà succedendo ha dell’incredibile.Questi due molto probabilmente, come tutti, hanno imparato ad arrampicare su vie chiodate o spittate.Adesso che sono diventati bravi,schiodano per far vedere agli altri quanto sono bravi e puristi.Sono ridicoli,egoisti ed ipocriti.Il rispetto della montagna va rivolto anche verso quelle persone che la frequentano più o meno con capacità diverse.Chi sono loro per decidere chi e come deve essere salita una via.I chiodi c’erano, chiunque poteva salire senza adoperarli.Al mondo ci sono persone che lavorano e non hanno tutto il tempo che possono dedicare al proprio allenamento i professionisti,quindi preferiscono salire con qualche sicurezza in più.Purtroppo oggi è di moda il protagonismo sfrenato e arrogante , mentre qualcuno dice che questa è la nuova generazione!! Tanti auguri,ne avrete proprio bisogno !!

    1. Bene…bravo!! allora io che sono un umile lavoratore e padre di famiglia che và in montagna soltanto un mesetto all’anno aspetto con ansia una bella ferrata che mi faccia fare magari il Cervino o la Nord delle Jorasses, magari anche con qualche bel bivacchino sul percorso…sull’Everest ci sono già stato…20.000 Euro e vai in cima! Il purismo intransigente un conto…il togliere gli sgorbi dalle cattedrali della natura un altro!!

  19. A me basterebbe togliere le automobili dai marciapiedi. In quanto al Cerro Torre: parli solo chi è in grado di salirlo, senza accodarsi a opinioni di cui non si conosce il significato

    1. …e magari bisogna aver fatto la guerra per poter dire che è sbagliata o bisogna ammazzare qualcuno per avere la possibilità di affermare che è sbagliato farlo…
      Ma per piacere…se ognuno dovesse parlare solo in base a quello che ha fatto allora 3/4 delle relazioni umane sarebbero azzerate!

  20. Sono arrivati in cima in 13 ore, utilizzando chiodi e spit laddove l’hanno ritenuto necessario alla sicurezza, il che rende discutibile la definizione di “fair means”.
    Americani fino in fondo. ah ah ah

  21. Un tema toccato di striscio ( le croci sulle cime ) Sulle cime delle Apuane dove non ci son croci mi son sentito più libero.

    1. libero da che ? anche in Svizzera sono rare le cime con le croci ….. ma non mi sento particolarmente “libero”. Quello che non mi piace sono le grandi strutture messe in cima (grandi croci, antenne, costruzioni militari, …) ma che, come le piccole (ometti, croci, budda, pali, bivacchi, ….), mi permettono comunque di salire o di non salire “liberamente” (dipende solo da me ….)

    2. Sono stato io a “strisciarlo” ma era solo un esempio, non volevo innescare nulla. Stiamo buoni ragazzi …… comunque anche in questo caso io sarei per la tolleranza per quello che è stato fatto e per il futuro, avendo imparato, evitare.

  22. Se sono così bravi questi due perchè non hanno provato ad aprire una loro via, magari anche a spit, perché nò?! Perchè non ne avrebbe parlato nessuno…togliere quei chiodi invece ha provocato tutte queste discussioni a livello mondiale…è solo un modo per far parlare di sè,una scorciatoia per diventare famosi e magari trovare qualche sponsor…altro che puristi!

  23. conosco Maestri, un galantuomo in tutto !!!
    non si può dire lo stesso di questi 2 “alpinisti” il cui unico obiettivo sembra essere la notorietà (e $ derivabili)

      1. Se conosci lui e la sua storia saprai che forse (ma io ne dubito) potrebbe essere salito per notorietà nel ’59, ma non certo nel ’70!

        1. Lui non lo conosco, la sua storia un po’ si. Non amo mettere in croce nessuno, specialmente per questioni alpinistiche, soltanto non capisco perchè per alcuni Maestri sia irreprensibile mentre Kruk e Kennedy due scorretti furbacchioni. Sia la chiodatura che la recente schiodatura sono stati, in qualche maniera, gesti simbolici,provocatori, discutibili già nei presupposti . Vedere la malafede soltanto da una parte mi pare il solito atteggiamento fazioso all’italiana…

  24. Piccola contraddizione:Kruk e Kennedy hanno schiodato calandosi sulla via per cui o hanno utilizzato le soste di Maestri oppure ne hanno lasciate di nuove

    1. Rispetto alla contraddizione di Maestri che ha detto che nel 59 è salito al Torre e ci ha fatto fare una figura mondiale sul New York times non starei neppure lì a controllare

  25. E basta, due maroni avete fatto, l’unico che sene frega è lui, Maestri, un grande. lasciatelo in pace povero vecchio!

    1. Avesse almeno chiesto scusa della palla con cui si è fatto soldi e fama ma così devi sapere che a molti da fastidio quando uno frega il prossimo

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