AlpinismoAlta quota

Da Polenza e l'alpinismo: pensieri dalla Piramide

Agostino Da Polenza, spedizione Share Everest 2011
Agostino Da Polenza, spedizione Share Everest 2011

LOBUCHE, Piramide — Nevica fitto, come d’inverno a falde larghe che s’appoggiano sui pendii della bruna morena glaciale di fronte alla “piramide”. Sembra d’ essere in una baita delle nostre Alpi e la sensazione é irreale se non pensi che comunque qui sei a 5000 metri di quota, che se esci e giri lo sguardo a nord incroci le forme arrotondate  dei ghiacciai e delle rocce del Pumori – ginocchio, nella lingua Sherpa – e piú a oriente quelle gotiche del Nutpse. Montagne di oltre settemila metri, cortigiane del possente ma timido Everest.

Nevica e nel caldo del lodge-piramide, la parte abitativa e decisamente confortevole del laboratorio EvK2CNR, mentre ci servono  il breakfast  e stiamo scorrendo i siti di montagna sull’iPad, mi vien da pensare che non tutto é perduto, e che forse il buon senso in alpinismo sta prevalendo sulla barbarie.

Pensieri dalla Piramide
Pensieri dalla Piramide

Un’invincibile ottimismo a lungo termine mi perseguita e spesso aiuta. Ma stavolta credo che il segnale sia forte, l’alba di un rinata civiltà dell’alpinismo stà facendosi largo, come il sole che sorge dietro la grande spalla dell’Everest. Per primo illumina ( lmeno questo si vede al campo base all’alba guardando fuori dalla propria tenda gelata  e con mezzo busto ancora nel tepore del socco a pelo) la cima del Pumori che riversa la sua luce riflessa sul ghiacciaio del Khumbu.

Poi i raggi caldi colpiscono le gialle tende e tutto diventa piú piacevole , vivibile, umano. Scusate il preambolo similpoetico ma credo dipenda da questa atmosfera nevosa e quasi natalizia. Vengo al dunque affermando che nei giorni scorsi sono successi tre fatti importanti riportati puntualmente anche  da Montagna Tv.

La “vittoriosa” e catastrofica spedizione spagnola al Lhotse dei giorni scorsi , della quale facevano parte alpinisti di assoluta fama e esperienza – Juanito Oiarzabal, Carlos Soria, Juanjo Garra, Carlos Pauner, Javier Perez,   Manolo Gonzales Roberto Rodriguez, Isabel Garcia, Miguel Angel Perrez – ma incomprensibilmente distratti dal proprio ego e individuale ambizione, alcuni estranei in quel momento anche  a ogni buon senso e  buona regola dell’ alpinismo e anche di civiltà é il primo dai  fatti.

Il secondo  riguarda la mobilitazione generale delle squadre di alpinisti, che, forse per la prima volta nella storia dell’Himalaysmo , hanno interrotto le loro attività  sportive e per altri di accompagnamento di clienti , quindi commerciali, per prodigarsi  in favore  degli sventurati e incoscienti alpinisti del Lhotse, é un segnale importante e positivo. 48 ore di lavoro duro, da parte di decine di uomini senza  distinzione tra sherpa e occidentali o altri, e con il rischio della propria incolumità, rimettendoci in attrezzature e possibilità di perseguire i propri obbiettivi. Alla fine ce l’hanno fatta a portare a casa tutti, magari malconci ma vivi.

Non vedevo una cosa cosí da anni. Ed é stato un  bel vedere che mi ha riempito di speranza. Sì!  Una nuova civiltà dell’alpinismo puó iniziare. Una civiltà che  preveda , come scrivemmo piú di vent’anni fa come report di in un convegno sulla sicurezza in Himalaya a cui parteciparono anche Cassin e Kurt Diemberger ma anche Sergio Martini e Fausto De Stefani, Soro Dorotei, che in caso di incidente a un alpinista , le spedizioni , sportive o commerciali che siano si fermino per prestare soccorso. Non é quasi mai accaduto in modo corale.

Di questa inversione di tendenza dobbiamo ringraziare intanto Edurne Pasaban, ci voleva forse una donna per dare il via a questa nuova virtuosa stagione dell’himalaismo, ma poi anche i leader delle spedizioni a cominciare da Russell Brice di Himex, Willy Benegas di Patagonian Brothers Expedition, Ang Jambu della IMG.

Aggiungo oggi che  ci vogliono regole che prevedono da parte dei ministeri del turismo locali che  rilasciano i permessi di salita, che  vengano comminate alle spedizioni che non si fermino immediatamente appresa la notizia dell’incidente e  non si comportano con eguale spirito di solidarietà, pesanti sanzioni economiche nell’ ordine delle centinaia di migliaia di Euro, che tolgano loro la voglia di negare aiuto o mezzi senza ragione fondatissima.

Contraltare  alla buona notizia: il 22 scorso muore alle 23,30 Joëlle Brupbacher a quota 7400metri sul Makalu. Muore mentre al campo base ci sono parecchie spedizioni , con alpinisti capaci e di fama. L’elenco si legge sulle notizie date da Montagna.tv il 27 maggio.

I fatti raccontano che l’alpinista svizzera in discesa dopo aver salito la vetta, rientrata a campo 3 aveva bisogno di ossigeno e non era in grado di muoversi. Due spagnoli ricevuta la notizia al campo 2 dove si travavano in discesa dalla vetta, scendono velocemente al base per chiedere aiuto. Uno sherpa esperto  si offre di andare a campo 3 con l’ossigeno necessario ma, un certo Robert della  spedizione “commerciale” (Jagged  Globe) nega il permesso. A quel punto il cuoco nepalese della spedizione spagnola senza esperienza a conoscenza del percorso parte in soccorso, ma si ferma tra campo 2 e campo 3 dove lascia l’ossigeno, essendo senza acclimatazione. Dagli spagnoli scesi al base viene reiterata la richiesta di aiuto  alla spedizione commerciale ma di nuovo il leader  nega ogni aiuto.

Gli spagnoli reduci dalla vetta si rivolgono alle altre spedizioni e solo dopo la mezzanotte in tre si decidono a  salire. Ma é troppo tardi e non raggiungono nemmeno Joëlle che muore prima della loro partenza dal base. L’inciviltà alpinistica  perpetrata da chi si definisce sul proprio sito ” leader mondiali nella organizzazione di spedizioni escursioni e corsi” che ha come valori la “qualità e responsabilità”  ė servita. Ma non basta guardare i siti di questi signori,  c’é invece da augurarsi di non incontrarli mai sulle montagne dell’Himalaya.

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2 Commenti

  1. Ma neppure su alcuna altra montagna! Qualcuno rischia la vita per aiutare gente al limite dell’incoscenza, altri impediscono di aiutare in un caso di non probabile cedimento fisico. Chi chiede di far accettare l'”Alpinismo” fra i beni di eredita’ culturale dell’Unesco deve confrontarsi anche con questi atteggiamenti. AT

  2. Ma non vi sembra che questo Sig.Da Polenza soffra un pò la sindrome da protagonismo?
    E’ sempre dappertutto come il prezzemolo.
    Adesso anche i “pensieri dalla Piramide”!!!!

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