AlpinismoAlta quota

Horbein Couloir, anche i valdostani tornano a casa

Un'immagine della spedizione valdostana alla Nord dell'Everest
Un'immagine della spedizione valdostana alla Nord dell'Everest (Photo everesthornbein2010.blogspot.com)

LHASA, Tibet — “Ce l’abbiamo messa tutta, abbiamo pazientato, ma, per quest’anno nessuno salirà più sulla cima dell’Everest. La stagione autunnale ha lasciato il posto alla rigide temperature invernali e il nostro osservato speciale, l’Hornbein, è completamente ghiacciato”. Con queste parole la spedizione valdostana dice addio alla parete nord dell’Everest e si prepara a far rientro in Italia.

Il trio di guide di Courmayeur, composto dal capo spedizione Edmond Joyeusaz, Francesco Civra Dano e Gianluca Marra, era partito il 31 agosto alla volta del campo base tibetano dell’Everest, con l’obiettivo di provare non solo la salita dall’Hornbein Couloir in stile alpino, ma anche la discesa con gli sci, che in caso di successo sarebbe stata una prima assoluta. I valdostani inoltre intendevano ripulire la morena dai materiali abbandonati in decenni di tentativi di scalata.

Intorno al 20 settembre Marra, 27 anni aspirante guida alpina, si era sentito male e aveva deciso di scendere a quote più basse. I suoi due compagni invece hanno continuato ad aspettare che le condizioni meteorologiche volgessero al meglio per compiere il loro tentativo di salita. Intanto una settimana dopo gli alpinisti baschi Alberto Zerain e Carlos Arrieta “Txingu”, unica altra spedizione alla nord dell’Everest, ritornavano al campo base dopo essere sfuggiti di poco a due valanghe, cadute sulla via dei Giapponesi. Per loro quindi, niente da fare.

Nella prima settimana di ottobre, Joyeusaz e Civra Dano hanno rivolto le loro attenzioni ad alcune vette minori e vicine, compiendo alcune discese con gli sci. Domenica infine, a distanza di una decina di giorni dalla scadenza del permesso, i valdostani hanno annunciato la resa sul blog della loro spedizione.

“Ci vorrebbe una nevicata di neve umida affinché la neve possa attecchire sul quel ghiaccio – scrive Joyeusaz -, cosa assai improbabile, per non dire impossibile di questa stagione viste le temperature. Su quel ghiaccio le lamine dei nostri sci non fanno sufficientemente presa e la discesa diventerebbe un suicidio. Mi è stato detto: ‘ma perché non salite dalla via normale?’. La salita dalla via normale non l’abbiamo presa in considerazione perché siamo venuti con lo scopo di sciare sull’Everest. La via normale oltre ad essere in questo momento anch’essa pericolosa per le valanghe, non si addice alla discesa con gli sci, troppi i tratti rocciosi in cui dovremmo togliere gli sci.

“Dall’Horbein Couloir con i ramponi potremmo anche salirci – continua Joyeusaz -, con notevoli rischi valanghe nella parte alta, ma poi, per la discesa cosa dovremmo inventarci? L’Hornbein con i ramponi ai piedi senza corde fisse in discesa, sarebbe una follia. Insomma, contro la montagna se non ci sono le condizioni diventa veramente un azzardo, che come professionisti della montagna non ci possiamo permette. Chi va in montagna accetta un certo fattore di rischio, fa parte del gioco e dell’avventura, ci sono condizioni intermedie in cui è lecito prendersi dei rischi, ma qui, i rischi sono troppo alti ed evidenti, ignorarli significherebbe non essere nel pieno delle proprie facoltà”.

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