Itinerari

Scoprire la Val Rosandra, a due passi da Trieste

Nell’antichità e nel Medioevo passavano da qui importanti vie commerciali, nel dopoguerra il confine con la Jugoslavia era a pochi passi. Oggi si cammina piacevolmente, ammirando le rocce, le architetture storiche e gli arrampicatori in parete

Una delle valli più belle e famose del Carso incide l’altopiano poco a est di Trieste e sale tra le aspre pareti calcaree del Monte Stena e del Monte Carso. Percorsa per secoli da una via di comunicazione importante tra la costa e la Slovenia, la Val Rosandra è diventata nel primo Novecento una meta apprezzata dagli arrampicatori. 

Resa celebre dal triestino Emilio Comici, tra i campioni dell’alpinismo dolomitico, la valle ha visto nascere nel 1932 il rifugio Mario Premuda il più basso d’Italia tra i punti di appoggio del CAI. Anche oggi gli alpinisti e gli escursionisti triestini frequentano la Val Rosandra con passione.
Mentre decine di cordate affrontano pareti e torrioni, centinaia di camminatori s’incamminano sulla mulattiera di fondovalle e sui sentieri che s’inerpicano verso il Cippo Comici e il Monte Carso. Una rete di itinerari segnati rende le escursioni facili anche per chi arriva da lontano.

La popolazione del settore italiano del Carso è in buona parte di lingua e cultura slovena. Oggi in Val Rosandra, che in sloveno si chiama Dolina Glinščice, i segnavia bianco-rossi delle sezioni del CAI si affiancano ai cartelli della Via Alpina e ai segnavia bianco-azzurri della Vertikala, l’itinerario che taglia il Carso da nord a sud. 

L’itinerario: l’anello della Val Rosandra

Partenza: Bagnoli della Rosandra/Boljunec (TS)
Dislivello: + 300 m                
Tempo: 2.45 ore a/r
Difficoltà: E
Periodo consigliato: tutto l’anno, d’estate non nelle ore più calde 

Dalla piazza di Bagnoli, una strada chiusa alle auto traversa Bagnoli Superiore, lascia in basso e a sinistra il rifugio Premuda, costeggia un acquedotto romano e raggiunge uno slargo all’inizio del Sentiero dell’Amicizia (cartelli della Riserva naturale, 90 m, 0.15 ore). 

Si prosegue su un viottolo a mezza costa indicato dai segnavia bianco-rossi numero 1, da quelli bianco-azzurri della Vertikala e dai cartelli della Via Alpina. Si costeggiano delle rocce, ci si affaccia sulle pozze formate dal torrente e si inizia a salire nel bosco lasciando a destra un sentiero per il Monte Carso. Più avanti, una panoramica salita a mezza costa porta al bivio da cui si sale a destra a tornanti (segnavia 13) fino alla chiesa di Santa Maria in Siariis (Sveti Marija na Pečah in sloveno, 234 m, 0.30 ore), normalmente chiusa a chiave. 

Gli escursionisti che non temono i terreni ripidi possono proseguire seguendo lo stesso segnavia. Il sentiero sale per ghiaie, poi prosegue sulle rocce del Crinale fino al Cippo Comici (343 m, 0.45 ore a/r), che ricorda il grande alpinista triestino. Il percorso è facile, ma il Cippo sorge su un aereo poggio calcareo, dove occorre fare attenzione.

Si torna al viottolo di fondovalle e lo si segue affacciandosi dall’alto su una cascata che è tra i simboli della Val Rosandra. Due gradinate e un passaggio esposto precedono una selletta dominata da una grande placca calcarea. Si scende nel bosco, si traversa un ponte e si raggiungono una stradina e poi le case di Bottazzo (Botač, 184 m, 0.30 ore).
Oltre un ponticello sono la vecchia sbarra dipinta in bianco, rosso e blu che segnala il confine con la Slovenia e il vecchio posto di frontiera jugoslavo. Il Sentiero dell’Amicizia, da qui, sale in direzione del paese sloveno di Beka.  

Si riparte per la stradina di accesso al villaggio, oggi pista ciclopedonale, che sale offrendo ampi panorami sulla Val Rosandra, oltre la quale appare l’Adriatico. Ben visibile, da qui, anche Santa Maria in Siaris. Si raggiunge (283 m) il tracciato della vecchia ferrovia Trieste-Pola, e lo si segue a sinistra traversando due gallerie e costeggiando altre pareti frequentate dai climber. 

Dopo circa 1 km, a un bivio (258 m, 0.45 ore), si lasciano a destra la ferrovia e la stradina per Hrvati e si scende a mezza costa seguendo i segnavia 15. Dopo aver aggirato i resti di un castello si raggiungono le case di Moccò (Zabrežec), ci si tiene a sinistra a un bivio e si torna in fondovalle a poca distanza dal rifugio Premuda (82 m). Sulla strada si torna al punto di partenza (0.45 ore).      

Duemila anni di storia 

La Val Rosandra offre da millenni all’uomo una via di comunicazione tra Trieste e il suo porto da un lato, e Lubiana, l’entroterra e la Dalmazia dall’altro. Percorsa da un’antica mulattiera, ha visto sorgere nel I secolo dopo Cristo un acquedotto romano. Nel Duecento la valle era attraversata dalla “Strada dei Carsi”, utilizzata dalle carovane provenienti dalla Carniola, dalla Carinzia e dalla Stiria che portavano a Trieste lana, sale e pellami, e tornavano con olio e vino. Nei pressi di Moccò sorgeva un castello, mentre un altro torrione è stato smantellato nel Trecento per far posto alla elegante chiesa di Santa Maria in Siaris. Nel Rinascimento la “Strada dei Carsi” perse via via importanza. Nel 1887, sui pendii che dominano da nord la Val Rosandra, fu costruita la ferrovia da Trieste a Pola, smantellata dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Come tutto il Carso triestino, la Val Rosandra, Dolina Glinščice in sloveno, è stata rivendicata nel secondo dopoguerra dalla Jugoslavia di Tito, ed è tornata definitivamente all’Italia solo con il trattato di Osimo. Il confine (oggi con la Slovenia) taglia la valle accanto all’abitato di Botazzo. Per decenni, uno sconfinamento non autorizzato, anche lungo i sentieri segnati, poteva portare all’arresto da parte dei gendarmi jugoslavi. Oggi i divieti e i controlli sono un ricordo del passato. 

Come arrivare

L’abitato di Bagnoli della Rosandra (Boljunec, 71 m) si raggiunge in auto da Trieste o dall’autostrada che collega la città con Udine. Si può arrivare anche con i mezzi pubblici.

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