Itinerari

Due spettacolari itinerari per salire al bivacco Stuparich, ai piedi dello Jôf di Montasio, in Friuli

Occorrono buone gambe e piede fermo per raggiungere lo storico bivacco della Val Saisera, nel Tarvisiano. Magnifico il panorama su alcune delle più belle pareti delle Alpi Giulie

Ai piedi del gigantesco versante settentrionale dello Jôf di Montasio, un solitario terrazzo naturale, rivestito da mughi e frequentato dagli stambecchi, ospita il bivacco che ricorda gli irredentisti triestini Carlo e Giani Stuparich, volontari nella Grande Guerra. L’ambiente è solitario e selvaggio, il colpo d’occhio sulle vette più alte del settore italiano delle Giulie è magnifico.

Il primo punto d’appoggio della zona è stato costruito nel 1930. L’attuale costruzione, inaugurata nel 1975 e di proprietà della Società Alpina delle Giulie di Trieste, nonostante le piccolissime dimensioni per qualche anno ha avuto addirittura un gestore.    

Tra il bivacco Stuparich e la grande parete si estende il ghiacciaio occidentale del Montasio, l’unico delle Alpi Giulie italiane a meritare ancora questo nome. Nonostante una quota media di soli 1910 metri sul mare, conserva una superficie di circa sette ettari, e un volume stimato in un milione di metri cubi. 

La sua resistenza al cambiamento climatico è dovuta all’esposizione a nord, all’abbondanza di precipitazioni, alla posizione all’ombra dello Jôf di Montasio, alle valanghe che scendono dall’alto e alla copertura di detrito della parte bassa. Secondo i calcoli dei glaciologi, però, nell’ultimo secolo il ghiacciaio ha perso il 75% del suo volume, e ben 40 metri di spessore.

Da Malga Saisera al bivacco Stuparich

Partenza e arrivo: Malborghetto-Valbruna (UD), loc. Malga Saisera (1002 m)
Dislivello: 620 m
Tempo: 3.30 ore a/r
Difficoltà: E/EE
Periodo consigliato: da giugno a ottobre

Da Valbruna, e quindi da Tarvisio, da Camporosso in Valcanale e dal casello di Malborghetto-Valbruna della A23, si segue la strada della Val Saisera superando il casello del pedaggio. Oltrepassate Malga Montasio, una caserma, una fonte e un ponte si raggiunge il posteggio di Malga Saisera (1002 m).

A piedi ci si incammina sulla strada sterrata (segnavia 616) che inizia nella parte bassa del posteggio, traversa in piano il bosco e continua sul vasto greto detritico del torrente Saisera. Più avanti si piega a destra, e si tocca un cartello che indica il bivacco Mazzeni. 

Subito dopo, sulla destra, inizia il sentiero (segnavia 639) per la Fossa di Carnizza e il bivacco. Si sale a destra di un valloncello, si supera una ripida rampa, ci si alza direttamente nella faggeta. Si raggiunge e si segue il greto, si sale un gradino sulla destra, e si raggiunge un bivio (1450 m, 1.15 ore) dove arriva da destra un sentiero dal rifugio Grego. Domina la zona lo Jôf di Montasio.

Si continua a destra del fosso, lo si traversa (segnavia 611), si sale obliquamente tra i larici, si entra in una serie di ripidi canalini, e si sale senza difficoltà fino a raggiungere (1590 m) un sentiero pianeggiante. 

Lo si segue a sinistra, si traversano delle placche di roccia chiara e si lascia a destra un tracciato per la ferrata Amalia e ciò che resta del ghiacciaio. Una discesa porta al bivacco Stuparich (1575 m, 0.45 ore), belvedere sullo Jôf Fuart e sulla parete del Montasio, davanti alla quale si staglia la Torre Palizza. La discesa richiede 1.30 ore.

Da Malga Saisera al rifugio Grego, allo Jôf di Sompodogna e al bivacco Stuparich

Partenza e arrivo: Malborghetto-Valbruna (UD), loc. Malga Saisera (1002 m)
Dislivello: 930 m
Tempo: 5.30 ore a/r
Difficoltà: EE
Periodo consigliato: da giugno a ottobre

Questo percorso, più lungo del precedente, raggiunge il bivacco Stuparich dopo aver toccato il panoramico rifugio Grego e scavalcato l’aereo Jôf di Sompdogna. Il percorso, faticoso nella salita alla vetta, supera dei tratti rocciosi circondati da mughi. Il panorama è magnifico.

Il posteggio di Malga Saisera (1002 m) si raggiunge come detto all’itinerario precedente. A piedi si segue la strada sterrata (segnavia 611) che inizia nella parte alta del posteggio, e sale con quattro rampe fino a ritrovare il sentiero diretto (stesso segnavia) che inizia dal piazzale. Dove la strada finisce, un viottolo porta al rifugio Fratelli Grego (1389 m, da 1 a 1.15 ore a seconda del percorso), in vista dello Jôf di Montasio. 

Si riparte su un sentiero (segnavia 651) che sale nel bosco, costeggia il Laghetto di Sompdogna e sale a un bivio con cartelli (1450 m). Qui si piega a sinistra (segnavia 610), per una ripida mulattiera della Grande Guerra. Si toccano delle caverne artificiali, si traversa una conca e si sale a una forcella dove ci si riaffaccia sul Montasio.

Si continua per dei ripidi e rocciosi tornanti tra i mughi, poi si sale a sinistra ai resti di un fortino della Grande Guerra, con una bella stufa d’epoca. Una crestina esposta porta sullo Jôf di Sompdogna (1869 m, 1.30 ore), ottimo belvedere.

Il sentiero scende sulla cresta opposta a quella di salita, tocca altre opere di guerra e porta a una sella (1780 m). Si scende a sinistra tra i mughi fino al sentiero che scende dal Foran de la Grava e a un bivio (1599 m, 0.45 ore) dove si va a destra verso il bivacco Stuparich. Il sentiero corre a mezza costa, lascia a sinistra (1590 m) l’itinerario precedente, traversa delle placche di roccia chiara e porta al bivacco (1575 m, 0.30 ore).

Si torna all’ultimo bivio, si piega a destra, e si scende (segnavia 611) per un ripido ma facile sentierino dal fondo roccioso. Una diagonale porta alla Fossa di Carnizza. Si piega a destra, si lascia a sinistra un tracciato per il rifugio Grego, e si continua nel fosso e poi nella faggeta a sinistra. Alla fine si sbuca sulle ghiaie della Val Saisera e si va a sinistra fino al punto di partenza (1.30 ore).

Dovresti sapere che

Dopo la camminata, vale la pena sostare nel suggestivo borgo di Valbruna, caro a Julius Kugy, che è ricordato da una strada, da una statua e dalla accogliente Casa Alpina del CAI. Anton Oitzinger, una delle guide preferite da Kugy, riposa nel piccolo cimitero accanto a uomini e donne di etnia italiana, tedesca e slovena. 

Basta alzare lo sguardo per vedere ancora una volta lo Jôf Fuart, lo Jôf di Montasio e i loro contrafforti del Nabois Grande, delle Cime delle Rondini, delle Cime di Riofreddo e della Cresta dei Draghi. Alberghi, bed&breakfast e un’ottima pasticceria consentono di prolungare la sosta. 

Chi erano i fratelli Stuparich?

Il bivacco ricorda due fratelli triestini, entrambi irredentisti. Le loro vicende, tra la Prima Guerra Mondiale e la persecuzione degli ebrei da parte di fascisti e nazisti, aprono una finestra dolorosa sulla storia dell’Europa del Novecento. Una storia che a Trieste, una città di frontiera, è stata particolarmente dolorosa.

Carlo Stuparich, nato nel 1894, promessa della letteratura italiana, nasce nella città che all’epoca appartiene all’Austria-Ungheria, e studia a Firenze insieme al fratello Giani (classe 1891) e all’amico Scipio Slataper. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruola volontario nei Granatieri di Sardegna.

Nel maggio 1916, sul Monte Cengio, sull’Altopiano di Asiago, dopo una sanguinosa battaglia Carlo si toglie la vita per non essere catturato e giustiziato in quanto traditore.

Giani, anche lui irredentista e volontario, viene catturato ma non viene scoperto, trascorre due anni in prigionia e torna alla vita civile nel 1918. Durante la Seconda Guerra Mondiale, perché ebreo, viene rinchiuso nel lager della Risiera di San Sabba.

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