Itinerari

Val Tramontina: due percorsi facili tra montagne selvagge

Nel cuore del Parco delle Dolomiti Friulane due itinerari, immersi nella natura selvaggia, alla scoperta di pozze color smeraldo e antiche calcinaie

La Val Tramontina si trova a ridosso dell’area alpina più selvaggia del Friuli Venezia Giulia, quella del gruppo Caserine Cornaget, nel cuore del Parco delle Dolomiti Friulane. Gli itinerari escursionistici di quest’area sono spesso selvaggi e isolati, con alcune eccezioni, tuttavia, che permettono anche alle famiglie di approcciarsi a luoghi ameni e ricchi di tracce di cultura di montagna. Se si cerca anche adeguato refrigerio ai primi caldi estivi, quelli qui proposti fanno proprio al caso.

Tutta la Val Tramontina, oggi considerata “lontana”, selvaggia e fittamente vegetata è stata per secoli popolata e sfruttata con piccole e faticose attività economiche come il pascolo, la monticazione (alpeggio) di malghe, la produzione di materiali per l’edilizia, la produzione e conservazione del cibo etc. Erano presenti inoltre insediamenti ramificati e capillari fin dentro i più ristretti solchi vallivi, oggi purtroppo abbandonati o addirittura scomparsi. L’intera vallata è punto di riferimento, data la vicinanza territoriale, per gli escursionisti della provincia di Pordenone e dalla pianura del pordenonese si collega alla Carnia, verso la Valle del Tagliamento, attraverso l’impervio e stretto valico carrozzabile di Passo Rest, frequentato anche dai motociclisti.

Nell’ultimo comune abitato della valle, Tramonti di Sopra, si dipartono due percorsi molto semplici e con dislivello davvero minimo – duecento metri – che si inoltrano nel Canale del Meduna, all’interno del quale scorre l’omonimo torrente, nel cuore del Parco delle Dolomiti Friulane. Grazie alla presenza di suggestive piscine naturali nel solco vallivo del canale del Meduna ci si può immergere in acqua al rientro dalla camminata.

Tra le fornaci per la calce della Val Tramontina

(Dislivello 200 m, difficoltà T, ore 4)

Il Percorso delle calcinaie, facilmente percorribile per tutto l’anno, è il primo dei due itinerari. Conduce attraverso i resti di manufatti in pietra che erano uno dei perni delle attività economiche di questa valle alpina, la quale oggi risente dei problemi di spopolamento che affliggono tante aree di montagna.

Le calcinaie sono vere e proprie fornaci naturali. Manufatti in pietra dalle dimensioni variabili tra i due-tre metri di altezza e altrettanti di diametro, spesso accostate a pendii ripidi o a pareti rocciose nelle quali si produceva la calce, utilizzata per la costruzione delle case o come merce di scambio. All’interno venivano inseriti i sassi bianchi ricchi di carbonato di calcio, di cui la valle è disseminata.

Il percorso è ad anello e inizia a sud del paese presso l’area picnic sul greto del Meduna. È ben segnalato da indicazioni e cartellonistica e alterna tratti attraverso il bosco a scorci panoramici, piccoli raggruppamenti di case, un mulino, un ponticello e una scalinata in pietra immersi nella natura. Si conclude rientrando a Tramonti davanti alla chiesa della Madonna della Salute.

Le pozze smeraldine e il Lago del Ciul

(Dislivello 200 m, difficoltà E, ore 2:30)

L’altro percorso parte proprio dalla chiesetta della Madonna della Salute e lungo la stradina inizialmente asfaltata si addentra seguendo la sinistra orografica del Torrente Meduna. Dopo due chilometri si raggiunge l’area delle piscine naturali, diventate famose negli ultimi anni come Pozze smeraldine, in realtà dai residenti sempre denominate pozze di Sant’Antonio, ma di fatto i giochi di luce restituiscono sfumature color smeraldo. È qui che al ritorno ci si potrà immergere per cercare un po’ di refrigerio dopo la camminata.

L’itinerario prosegue, sempre facilmente, lungo il sentiero con segnavia Cai 386 fino a raggiungere i caseggiati di Frassaneit di Sotto e Frassaneit di Sopra, abitati fin dal millecinquecento e realizzati in pietra con elementi architettonici di una certa sapienza e decoro, per quanto semplici. Frassaneit è il luogo dove ha avuto origine la pitina, la saporita polpetta di selvaggina ed erbe aromatiche contrassegnata come prodotto IGP.

Qui la vecchia scuola è stata ristrutturata e resa agibile dal’Ente Parco delle Dolomiti Friulane come ricovero d’appoggio, dotato di cuccette e stufa. L’itinerario prosegue sul sentiero con segnavia 398 (attenzione a non imboccare al bivio la prosecuzione che conduce alla Forca del Frascola) attraversando un tratto lungo una cengia aerea dalla quale ci si volta a osservare la cosiddetta “Aquila del Frascola”, spuntone roccioso che richiama la forma di un’aquila con le ali dischiuse. Si prosegue facilmente fino alla diga del Lago del Ciul, che alimenta l’impianto idroelettrico. Qui si può sostare ad ammirare i tanti riflessi delle acque del lago, circondati da una natura impervia e selvaggia.

Il rientro avviene per lo stesso percorso per poi andare ad assaggiare la pitina a Borgo Titol.

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