In cammino alla scoperta dei “prati a larici” della Val Fiscalina
Ai piedi delle Dolomiti di Sesto, in Alto Adige, si possono osservare i caratteristici pascoli che fin dal Medioevo l’uomo ha arricchito con i larici, strategicamente disposti, soprattutto a beneficio delle mandrie durante l’estate
Dal parcheggio della stazione bassa della cabinovia di Croda Rossa a Bagni di Moso, chiusa in questo periodo, inizia un piacevole sentiero che conduce nel cuore della Val Fiscalina al cospetto dei giganti di pietra delle Dolomiti di Sesto. Già dopo aver lasciato l’auto, il panorama che ci si presenta giustificherebbe i chilometri percorsi per essere arrivati a Moso. Intorno a noi a 360° possiamo vedere montagne di ogni altezza e tipologia, dai verdi e ampi crinali della Cresta Carnica fino alle frastagliate vette delle Dolomiti di Sesto.
L’itinerario
Partenza: Sesto (BZ), parcheggio della cabinovia di Croda Rossa
Dislivello: + 200 m
Tempo di percorrenza: 5/6 ore (a/r)
Difficoltà: E
Dal parcheggio di Bagni di Moso si attraversa il ponte sul ruscello sulla sinistra orografica della valle all’altezza del Mühlenhof e si continua a camminare lungo il sentiero che sale leggermente e che si trova davanti a noi. Stiamo attraversando un “prato a larici” (in tedesco Lärchenwiesen), uno degli elementi caratteristici del paesaggio tradizionale dell’Alto Adige.
Dopo circa 500 metri si incontra un sentiero poco conosciuto dove si procede spesso senza incontrare alcuna persona. Si sta camminando tra i “prati a larice” di Bad Moos, che in questa stagione donano colori meravigliosi sia sulle fronde degli alberi, sia a terra per il soffice manto formato dagli aghi che cadono.
Raggiunto un primo incrocio, si procede a sinistra su un pendio dalle pendenze moderate. Ci concediamo una prima pausa approfittando dei radi larici e alle nostre spalle si erge la Cresta Carnica con il Monte Elmo facilmente riconoscibile per la piccola costruzione sulla sua sommità. Lasciando scorrere lo sguardo verso est, oltre tutte le cime della dorsale montuosa, in lontananza sulla destra si intravede la sommità di Col Quaternà. Imponenti davanti a noi si iniziano a scorgere le strutture rocciose di Croda Rossa di Sesto e Cima Undici. Si prosegue senza lasciare la traccia principale che sale dolcemente verso l’Alta Val Fiscalina. Il sentiero si snoda lungo le pendici dei Monti Casella e più avanti di Punta dei Tre Scarperi, vetta più alta delle Dolomiti di Sesto che si mostrerà alla vista una volta raggiunto Piano Fiscalino (circa un chilometro dal bivio).
Si raggiunge e supera il parcheggio alto della valle.Da questo punto appare la grande conca detritica di Lavinia Bianca sovrastata dal Gruppo dei Tre Scarperi. Quindi si supera la sbarra che segna l’inizio della grande piana detritica, che una volta attraversata ci porterà al Rifugio Fondo Valle. Si consiglia di proseguire lungo il sentiero che costeggia l’alveo in secca di Rio Fiscalino che permette di ammirare meglio il panorama.
Ora la vista spazia a 360 gradi e permette di apprezzare una delle valli più note delle Dolomiti. Sul fondo della valle si staglia Cima Una e alla sua destra la lunga dorsale delle Crode Fiscaline, in lontananza si riesce a vedere la punta alta di Croda dei Toni e al centro La Lista che, come uno spartiacque, divide in due la valle.
Ora possiamo scegliere se proseguire inoltrandoci verso Val Sassovecchio, che sale alla Tre Cime di Lavaredo, oppure tornare a valle seguendo lo stesso percorso della salita. I panorami appariranno in modo diverso e potrà sembrare di aver percorso un sentiero diverso.
Cosa sono i prati a larici
I cosiddetti prati a larici non sono di origine naturale in senso stretto, bensì il risultato di secoli di interazione tra l’uomo e l’ambiente alpino. Già nel Medioevo si lasciavano alberi isolati o in piccoli gruppi scegliendo i più robusti in modo che in estate offrissero ombra al bestiame, protezione dal vento e legname utile. Ininverno, inoltre, senza il carico della neve sui rami questi alberi non rischiavano di cadere. Con il tempo, queste zone “semiaperte” si sono stabilizzate come ecosistemi misti prato-bosco, mantenuti grazie al pascolo e allo sfalcio regolare e sono diventati ecosistemi stabili che testimoniano come l’intervento dell’uomo possa essere una forma di tutela per la natura.
Da vedere
Merita una visita il museo Rudolf Stolz, a Sesto, che espone schizzi e bozzetti dei numerosi affreschi, oltre a studi, acquerelli e lavori di grafica del pittore sudtirolese Rudolf Stolz nonché dipinti del fratello Albert Stolz e che ospita ogni anno mostre temporanee con opere di artisti prevalentemente di area tirolese.
Interessante anche la chiesa parrocchiale di Sesto, dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Dell’originale edificio di fine del Duecento non è rimasta traccia L’edificio attuale fu costruito nel 1824 in forme classicistiche. Danneggiata nel corso della Grande Guerra, fu ricostruita tra 1921 e 1923. Di gusto moderatamente neobarocco all’esterno, la chiesa offre all’interno due pale d’altare del veneziano Cosroe Drusi. Gli affreschi sono di Albert Stolz.
Come arrivare
Dal Veneto si raggiunge prima Auronzo poi si seguono le indicazioni per Padola e Montecroce Comelico. Terminata la discesa verso Sesto e appena entrati a Moso si trova a sinistra il bivio che porta in Val Fiscalina. Dopo meno di un chilometro c’è il parcheggio della cabinovia.
Dall’Alto Adige seguire le indicazioni per San Candido poi quelle per Sesto. Dopo aver superato il cento abitato si raggiunge Moso e, prima di iniziare la salita verso Montecroce Comelico, si trovano sulla destra le indicazioni per la Val Fiscalina.
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