Storia dell'alpinismo

Gli anni dell’attrazione fatale per le grandi pareti (1870-1900)

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Pur andando sempre alla ricerca della via più facile e non disdegnando lunghi traversi e deviazioni, l’attenzione dei migliori alpinisti di fine Ottocento si rivolge verso alcune grandi pareti vergini, soprattutto glaciali nelle Alpi Occidentali e rocciose in Dolomiti.

 

In questo periodo, il carattere sportivo e, per usare un termine caro ai nostri antenati, “accademico” dell’alpinismo si accentua sempre più. Tra le polemiche dei conservatori non ci si accontenta più di salire le normali al semplice scopo di raggiungere la vetta e gustare il panorama, ma ci si rivolge ai versanti ed alle pareti vergini.

 
Cadono anche le ultime cime che per la loro difficoltà non erano state salite nel periodo precedente (1878, Dru, Burgener e Dent; 1881, Grepon, Burgener e Mummery, 1887, Torre Winkler, Winkler; 1899, Campanile Basso, Ampferer & Berger).
 
Vi é un rapido progresso di natura tecnica su roccia che porta le difficoltà intorno all’attuale IV/IV+ in granito ed al V- in Dolomiti.
 
Protagonisti assoluti di questo periodo, sono alcune guide alpine, savoiarde, aostane, svizzere (Charlet-Stratton, Burgener, Rey, Klucker) oppure di area dolomitica (Dimai, Bettega, etc.) che, pur svolgendo un’attività esclusivamente professionale, sono ormai spesso anche i propositori delle salite e ricoprono nella cordate un ruolo di primo piano.
 
Ha però inizio anche la fase dei “senza guide”, momento fondamentale dell’alpinismo moderno che trova in Mummery un vero precursore.
 
Oltre a quelle già elencate, le principali salite sono quelle di Dimai (in Tofana, Civetta e Catinaccio – nella foto -), di Bettega (in Marmolada), di Zurbriggen, di Mummery, di Innerkofler.
 
 
Ermanno Filippi
 
 
 
Testo di Ermanno Filippi – Istruttore di Alpinismo CAI. Tratto da "Brevi cenni di storia dell’Alpinismo", dispensa della Scuola di Alpinismo del CAI Bolzano
Nell’immagine: Chamonix, la statua di bronzo che commemora la nascita dell’alpinismo (Jacques Balmat indica a De Saussure la strada per raggiungere la vetta del Monte Bianco).

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