Il Rifugio Carlo Porta, dove ebbe inizio la storia alpinistica di Walter Bonatti
Collocata ai 1426 metri del Pian dei Resinelli (LC), la struttura del CAI Milano è da allora il punto di riferimento di generazioni di scalatori ed escursionisti. Che oggi possono anche contare sull’accoglienza di Iris Gherbesi
“A mitaa strada de quell gran viacc…” Non suona familiare? Si tratta della versione in dialetto milanese del noto verso Dantesco: “Nel mezzo del cammin di nostra vita…” del poeta ottocentesco Carlo Porta al quale è dedicato il rifugio ai piedi della Grigna Meridionale, a 1426 m.
Progettato dall’architetto Caminati e dall’ingegnere Mezzanotte su volere del CAI Milano, il Porta viene inaugurato il 22 ottobre 1911. E’ tra i primi rifugi-albergo, allo scopo di supportare le salite sulle montagne più care ai milanesi. Una clientela variegata: famiglie per bene, letterati, giornalisti e alpinisti come Walter Bonatti, Riccardo Cassin, Mary Varale, Emilio Comici, Antonia Pozzi e tanti altri. Non solo una struttura in stile liberty, ma cardine della storia dell’alpinismo lombardo: Bonatti, per esempio, compì le sue prime scalate tra le guglie che sovrastano il tetto del Rifugio.
Dal 1936 è diventato alla portata di tutti grazie alla strada che porta da Ballabio al Pian dei Resinelli, con i suoi 14 tornanti ben noti agli alpinisti senza soldi che la percorrevano in bici.
Lasciata l’auto al parcheggio si percorre via Carlo Mauri per poi addentrarsi nel bosco e sbucare sul bellissimo terrazzo di fronte al giallo edificio con verdi persiane. Sono solo venti minuti a piedi ma la porta aperta invoglia ad entrare per un saluto ed un caffè prima di ripartire.
Per dove? Mille sono gli itinerari per ogni gusto e stagione partendo dalle classiche Creste Cermenati e Sinigaglia che, belle ripide, sono la via più facile per la vetta della Grignetta (2184 m.) dove luccica il futuristico Bivacco Ferrario. Il panorama spazia dal Monviso al Monte Rosa, dal Pizzo Badile all’Ortles e, verso sud, sugli Appennini e la Pianura Padana, dove brilla la dorata Madonnina del Duomo di Milano.
In inverno i canali Caimi e Porta regalano una magica avventura con piccozza e ramponi che inizia all’alba e termina con il morbido calore del sole sulla schiena. E come non citare poi le salite su roccia più iconiche, dai Magnaghi alla Torre Costanza, dal giro dal Fungo alla Cresta Segantini che, partendo dal Rifugio Rosalba, regala 500 metri di cavalcata su roccia stupenda. Al rientro, con le gambe stanche e lo zaino che pare più pesante, la mente e il cuore godono della pace del bosco di faggi ed abeti che circonda il rifugio Porta.
Gestito fino agli anni ‘60 dalla famiglia Vassalli, il Porta passò di mano in mano fino a quelle di Iris Gherbesi nel maggio 2022.
Iris, cosa rappresenta per te il Rifugio Carlo Porta?
E’ arrivato in un momento della mia vita molto particolare… dopo 21 anni di gestione del Centro Della Montagna, in Val Masino, la proprietà ha deciso di fare dei lavori di ristrutturazione e ci ha dato lo sfratto, è stato un dolore immenso. Il Rifugio Porta per me e la mia famiglia è stato un “nuovo inizio”.
Senti di essere immersa nella storia?
Sì, si avverte questa sensazione, il rifugio trasuda storia alpinistica da ogni luogo.
Quali sono i punti di forza?
Lo scenario nel quale è immerso: è un luogo incantevole tra le guglie delle Grigne, il bosco Giulia e la splendida vista lago. È facilmente raggiungibile, a poco più di 15 minuti dal parcheggio ma allo stesso tempo gode del silenzio e del contatto con una natura forte. E’ un luogo che permette di estraniarsi e di ritrovarsi. Lo trovo ideale per praticare smart working, per partecipare a corsi e seminari di varie discipline (alpinismo, arrampicata, tai chi, yoga, team building…)
Chi ti aiuta nella gestione?
I miei figli e alcuni collaboratori.
Quando le porte sono aperte?
Apriamo da metà marzo a fine novembre, poi chiudiamo per ferie e riapriamo per le festività dal 26 dicembre all’8 gennaio. Segue una pausa di un paio di mesi.
Organizzate eventi ed altro?
Si, siamo nel circuito del “Sopra di me la Grigna” che coinvolge i rifugi della zona con concerti e teatro. Ospitiamo “La Sgrignettata” che è un evento sportivo molto partecipato, oltre a dare spazio a mostre e convegni.
Come sono stati questi primi anni?
Durante i primi due anni, con il CAI Milano, sono stati eseguiti importanti lavori di riqualificazione dell’edifico, il rifugio è diventato molto confortevole sia per noi che lo viviamo quotidianamente che per gli ospiti. I clienti tornano e questo è il riscontro più importante.
Quali progetti hai in mente in futuro?
La realizzazione di uno spazio dove poter ospitare attività ed eventi, per ridare prestigio a questo Rifugio fuori dall’ordinario.