Itinerari

Tutta la magia del Sass dla Crusc, in Val Badia: sacro, profano e sentieri in discesa

Un santuario del 1400 a oltre 2000 metri di quota, l’ospizio-rifugio con il Kaiserschmarren più buono delle Dolomiti, percorsi panoramici per tornare a valle senza fatica

Sasso Santa Croce, Sass dla Crusc in ladino. È una montagna imponente, che si fa notare con la sua parete verticale di 900 metri e che per la sua bellezza è sempre presente nelle cartoline della Val Badia. Quando sulle vette non si saliva perché incutevano timore, il Sass dla Crusc probabilmente faceva più paura di altre cime.

Una leggenda racconta che vi abitasse un drago terribile, che divorava bestiame e umani che osavano avvicinarsi. Lo uccise Francësch Wilhelm de Brach, detto il Gran Bracun, un nobile della valle vissuto nel Cinquecento, che doveva essere un tipo coraggioso, tanto da sfidare la montagna e affrontare il mostro. Con buona pace del drago defunto, oggi i pascoli ai piedi del Sass dla Crusc sono una tranquilla meta adatta anche alle famiglie.

Da Pedraces, frazione del comune di Badia, una seggiovia porta a quota 1840 m, dove si può prendere la cabinovia La Crusc 2 fino alla chiesetta e al rifugio Santa Croce (2045 m). Da qui, lasciamo agli alpinisti il piacere di sfidare le pareti che si parano di fronte agli occhi. E che pareti! I primi a scalare quella repulsiva muraglia furono, nel 1968, Reinhold e Günther Messner, che aprirono la una via sul Pilastro di Mezzo del Sass dla Crusc. Loro attribuirono alla linea appena superata il VI grado. Hans Mariacher, dopo aver ripetuto quasi integralmente quella via nel 1978, affermò che si trattava di un VII+. E se lo dice lui, c’è davvero da credergli.

Gli itinerari 

A Badia passando dai prati dell’Armentara

Partenza: Rifugio Santa Croce (2045 m)
Arrivo: Badia (1324 m)
Dislivello: 721 m (in discesa)
Tempo: 3 ore
Difficoltà: E

Dal rifugio, si imbocca il sentiero 15 passando in prossimità della Grotta della neve, un’interessante formazione naturale creata da un ruscello che scende da Cima Dieci e che si forma con lo scioglimento della neve a primavera. Sotto la massa di ghiaccio, c’è una cavità piena di aria fredda, sotto la quale è possibile entrare a piedi. Dopo la grotta, si inizia la discesa lungo i prati dell’Armentara, dove è possibile osservare una grande varietà di flora spontanea, fra cui spiccano arnica, genziana, gigli. Il paesaggio è costellato di piccoli masi, dove si teneva una volta il fieno. Scendendo lungo il sentiero 15 A si costeggia il bosco di cirmolo, abeti e larici e si giunge alla baita Ranch da Andrè (1855 m). Anche da qui, la vista sulle Dolomiti del Parco naturale Fanes-Senes-Braies, in particolare Gardenaccia, è notevole. Si prosegue poi per Badia, fra boschi e prati.

A La Villa passando dal lago Lee

Partenza: Rifugio Santa Croce (2045 m)
Arrivo: La Villa (1433 m)
Dislivello: 612 m (in discesa)
Tempo: 1.30 ore
Difficoltà: E

Dalla chiesa di Santa Croce a sinistra si diparte il sentiero n.13, da seguire nel bosco fino a un bivio. Qui si gira a destra sul sentiero 7B per Oies, mentre all’incrocio successivo si svolta sul 7A che conduce al lago Lee (Lech dla Le). È un piccolo specchio alpino color smeraldo dove sostare per vedere il Sasso di Santa Croce riflesso nelle acque. C’è anche un sentiero tematico sugli animali del bosco che piace ai bambini. Da qui si prosegue verso la malga Pasciandù (1828 m) passando per larici e pascoli, e si inizia l’ultimo tratto di discesa che porta a La Villa.

Il santuario ai piedi della parete

La vera sorpresa è trovare un santuario ai piedi della parete. Consacrata nel 1484, la chiesa sorge probabilmente in un antico luogo di culto pagano, dove il conte Volkhold della Pusteria si era ritirato a vivere in solitudine dopo un pellegrinaggio in Terra Santa, facendo erigere una cappella. In seguito, la costruzione originaria era stata ampliata, diventando meta di pellegrinaggio popolare. Nel 1718, viene eretto un edificio vicino alla chiesa per ospitare il sacrestano e i pellegrini. Poi, Giuseppe II d’Austria, il figlio di Maria Teresa, decide di ridimensionare il potere della Chiesa cattolica nell’Impero, di cui anche la Val Badia faceva parte. Chissà perché, qui si traduce nella sconsacrazione della chiesa di Santa Croce, trasformata in stalla. Ma alla gente del posto questa decisione imperiale non è gradita. «Il padrino di mio nonno intorno al 1839 inizia il restauro e la fa riaprire come chiesa», racconta Erwin Irsara, terza generazione dei gestori del rifugio insieme alla moglie e alla figlia Karin. La storia della famiglia Irsara è strettamente legata a questo luogo. Dapprima sacrestani e gestori del rifugio che accoglieva pellegrini dalla Val Pusteria, dalla Val Gardena e da Cortina, oggi offrono ospitalità e buona cucina ai turisti. «Mi occupo del rifugio da quando avevo 11 anni. Nel 1958, alla morte di mio padre, ho affiancato mia madre». In oltre 65 anni, Erwin Irsara ha visto evolversi il turismo in questa terra. «Una volta la gente veniva solo ad agosto. Poi negli anni Sessanta le seggiovie hanno fatto esplodere le presenze». Nel 2025, la seggiovia La Crusc 1 sarà sostituita da una cabinovia di ultima generazione.

Per cogliere lo spirito religioso e di festa della valle, due date importanti sono la festa di Sant’Anna il 26 luglio e di San Bartolomeo il 24 agosto. In queste date, si tengono importanti celebrazioni religiose presso la chiesa di Santa Croce.

Il Kaiserschmarren più buono delle Dolomiti

Al rifugio Santa Croce, oltre alla tradizionale polenta con formaggio e funghi – si gusta il tipico Kaiserschmarren, un dolce di origine austriaca. Quello servito dalla famiglia Irsara è definito il più buono delle Dolomiti. Si tratta di una frittata dolce spezzettata, coperta di zucchero a velo e accompagnata da marmellata di mirtilli. All’origine, ci sarebbe un errore del cuoco dell’imperatore, che aveva chiesto una crêpe dolce. Ma lo chef a causa di un attimo di distrazione la bruciò e nel girarla la ruppe. Per rimediare al disastro, la coprì di zucchero a velo e vi abbinò la marmellata. 

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