Meridiani Montagne

Meridiani Montagne in edicola con il numero dedicato al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

Il numero 128 della rivista accompagna i lettori alla scoperta della vasta aera protetta appenninica che si distende su tre regioni. Un territorio che racconta storie importanti e dai grandiosi scenari naturali. Da scoprire pagina dopo pagina

Per l’anagrafe è il secondo Parco nazionale d’Italia, essendo stato inaugurato nel 1922 e riconosciuto ufficialmente l’anno seguente. I suoi confini, inizialmente solo in Abruzzo, sono poi stati gradualmente ampliati includendo alcuni settori di Lazio e Molise, fatto che nel 2002 ha portato alla superficie complessiva di 49680 ettari e all’attuale denominazione. Un piccolo grande mondo che vale la pena scoprire lentamente in tutte le sue sfaccettature, proprio come propone questo numero di Meridiani Montagne che inizia il suo cammino esplorando le dinamiche che hanno portato all’attuale equilibrio tra natura e antropizzazione viaggiando attraverso borghi, vallate ricchi di esempi virtuosi: qui l’ecoturismo non è affare di ieri. L’orso, animale simbolo del Parco, è naturalmente il protagonista dello spazio dedicato alla fauna, mentre le foreste, le vette anche oltre i 2000 metri di quota e perfino le pareti calcaree delle Gole del Sagittario tempio dell’arrampicata sportiva raccontano i diversi aspetti di un territorio solo in apparenza severo. Ampio è, come sempre, dedicato all’escursionismo con i servizi dedicati alla Via dei pastori e ai sentieri ricchi di reminiscenze storiche tracciati sul Monte Marrone lungo la Linea Gustav.

A introdurre il numero 128 di Meridiani Montagne è il direttore Paolo Paci

Un passo indietro (e uno avanti)

COVER Parco nazionale
COVER Parco nazionale

ll monte Gangkhar Puensum, dalla ragguardevole quota di 7570 metri, non è mai stato salito. Perché è sacro. D’altronde nel Bhutan, di cui il Gangkhar rappresenta la cima più alta, l’alpinismo è del tutto proibito.

Come questa, altre cime del pianeta sono off limits per gli scarponi profani degli alpinisti: in Himalaya il Machapuchare e il Kailash, nel New Mexico lo Shiprock Pinnacle, in Australia l’Uluru… Nel 2022, per il centenario del Parco nazionale Gran Paradiso, un comitato ha raccolto oltre mille adesioni di alpinisti, scrittori, scienziati, attorno al progetto di costituire anche sulle Alpi una montagna sacra: il Monveso di Forzo.

L’idea, controversa, ha suscitato entusiasmi e aspre critiche. Il teorico dell’ecologia profonda Guido Dalla Casa ha commentato: «Caro Monveso di Forzo, ora hai il compito di ricordarci che, come te, tutta la Terra è sacra». Ed Enrico Camanni, componente del comitato, ha approfondito il tema nel suo ultimo libro La montagna sacra, che consiglio a chiunque voglia riflettere sulla vera natura del nostro alpinismo.

Ma spunti di riflessione, sulla sacralità del pianeta di cui siamo ospiti, li trovate anche in questo numero dedicato al Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Qui, nel cuore d’Appennino, la “montagna sacra” si chiama Monte Petroso (2249 m), interdetta agli escursionisti perché sorge all’interno dell’area di protezione integrale. L’idea che non si possa uscire dai sentieri, o che un intero territorio sia proibito all’uomo, nasce con l’ecologismo americano, in Europa è messa in pratica dal Parco nazionale svizzero, mentre da noi suscita spesso insofferenza.

Perché? Davvero ci sentiamo ancora in diritto di toccare, modificare con la nostra presenza, ogni metro quadrato di nostra Madre Terra? Pensiamoci. Magari evitiamo, per una volta, di imboccare proprio tutti i sentieri. Scopriremo forse che il nostro passo indietro corrisponde in realtà a un passo avanti.

Sommario
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