News

Antonio Montani e il CAI rispondono a Francesco Saladini sul K2

Abbiamo ospitato nei giorni scorsi gli interventi di Francesco Saladini a favore di Achille Compagnoni e della sua versione su quel che è accaduto sul K2. Oggi pubblichiamo volentieri la risposta del Presidente generale del CAI

Gentile Francesco Saladini,

ho atteso a risponderle perché ho voluto rileggere con attenzione la cosiddetta relazione dei “tre saggi”. Ad esito della rilettura, posso affermare di non aver trovato nessuna condanna nei confronti di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli.

Anzi, devo dire che mi ha fatto piacere rileggere in più passaggi come una errata valutazione di collocazione temporale o spaziale da parte dei protagonisti si potesse attribuire alla oggettiva situazione di stress e fatica fisica data dalle particolari condizioni ambientali. Così come in più passaggi ho visto ribadire l’eccezionalità delle azioni portate a termine da tutti i protagonisti della spedizione.

Per questo motivo rilevo davvero incomprensibile la sua richiesta di “annullamento della condanna” per il semplice fatto che non vi è stata e non vi è alcuna condanna.

Sul fatto, poi, che i “tre saggi” non abbiano eseguito ulteriori indagini ascoltando i protagonisti, il perché è ben spiegato dagli stessi estensori nella relazione.

Per questi motivi e d’accordo con il Comitato Centrale le comunico che il CAI non intende tornare sull’argomento perché non ritiene di poter portare nessun contributo originale alla storia.

Ciò non toglie che Lei, come qualsiasi altro ricercatore, abbia il diritto di approfondire, ricercare, confutare e proporre modifiche alla versione ormai storicizzata che, come tale, non ha la pretesa di rappresentare la verità assoluta, ma appunto solo quella storica.

Mi consenta in conclusione di esprimere il mio parere personale, cioè che la spedizione al K2 del 1954 è stata un successo solo perché si è stati in grado di fare un grande lavoro di squadra. Questo credo andrebbe messo davanti ad ogni altra considerazione.

 

Con un cordiale saluto

Antonio Montani

Tags

Articoli correlati

2 Commenti

  1. Di seguito il testo della email con la quale ieri 1.2.2024 ho risposto a quella del Presidente generale CAI ora riportata da Montagna TV:
    Al Presidente generale del CAI Architetto Antonio Montani
    Signor Presidente,
    la mia richiesta del 10 gennaio scorso riguarda espressamente la condanna “di cui alla delibera del suo (del CAI) Consiglio Nazionale 22.5.2004 ed al libro del 2007 ‘K2 una storia finita”.
    Intestato al Club alpino, questo libro fornì infatti alla relazione dei ‘tre saggi’, e non per caso o per errore ma per acquietare Walter Bonatti, questa interpretazione autentica del Suo predecessore Annibale Salsa:
    “I punti salienti di tale verità storico-critica che ora viene acquisita dal CAi a rettifica ed integrazione della Versione Ufficiale della spedizione italiana al K2 1954, si possono così in breve compendiare:
    . il campo IX venne arbitrariamente spostato da Compagnoni e Lacedelli da un punto programmato ad un altro punto posto assai più in alto e difficilmente raggiingibile da Bonatti-Mahdi, incaricati di portare a quella quota le risorse d’ossigeno per la salita finale;
    . vi fu inspiegabile carenza di comunicazioni tra Compagnoni-Lacedelli e Bonatti-Mahdi i quali si trovarono costretti, pertanto, a bivaccare di notte nella tempesta a circa 8150 metri d’altitudine, a gravissimo rischio di sopravvivenza;
    . la salita di Compagnoni-Lacedelli alla cima del K2 avvenne con l’uso dell’ossigeno sino in vetta (contrariamente a quanto dagli stessi affermato);
    . a Bonatti-Mahdi va riconosciuto un ruolo risolutivo e imprescindibile nella riuscita dell’impresa.
    Sono, questi, alcuni inequivocabili punti fermi della nuova Versione Ufficiale della salita al K2 compiuta dalla spedizione italiana nel 1954.
    Il Club Alpino Italiano ritiene che tale nuova verità storica venga assunta quale atto della memoria storica di un avvenimento di così grande importanza nella storia della cultura, non solo alpinistica.”
    Evitando ogni facile polemica, insistendo peraltro nella decisa contestazione dell’operato dei ‘tre saggi’ e riservandomi come sempre di dar pubblico conto dell’eventuale Suo riscontro come della sua mancanza ,
    Le chiedo, poiché Lei sostiene che non vi fu condanna, di confermarmi entro il 29 febbraio corrente nella Sua qualità di Presidente generale quanto ho sostenuto sin qui contro la nuova “Versione ufficiale” e cioé che Compagnoni non decise ‘arbitrariamente’ di porre il nono campo sulla dorsale percorsa da Wiessner ma lo fece perché s’era deciso o egli aveva in buona fede capito che il piano del 29 luglio gli imponeva di salire il più in alto possibile, che non c’è nessuna prova che l’ossigeno supplementare fu fruito da Compagnoni e Lacedelli sino in vetta e dnque che essi abbiano mentito sul punto, che la carenza di comunicazioni tra Bonatti e Lacedelli nella sera avanzata del 30 luglio non fu voluta dal secondo o comunque non da Compagnoni.
    Dovrò altrimenti dare credito all’irritante sensazione, che ho provato leggendo la Sua lettera, d’essere stato di nuovo preso in giro, con le preannunciate conseguenze del caso.
    Francesco Saladini , Sezione CAI di Ascoli Piceno

  2. Aggiungo al mio precedente commento che il riferimento del presidente Montani alla relazione dei’Ttre saggi’ del 2004 come a un documento che si limita a esaltare lo spirito di squadra non è esatto.
    Nelle conclusioni di quella relazione si legge Infatti per quanto riguarda la questione della fine dell’ossigeno supplementare che esso fu fruito da Compagnoni e Lacedelli “per dieciore, fino all’arrivo in vetta al K2 o nelleimmediate vicinanze “, affermazione alla quale consegue logicamente che quella contraria dei due uomini della cima è una menzogna.
    Per quanto riguarda poi il contenuto del ‘piano ‘del 29 luglio lper l’assalto finale alla vetta, le conclusioni della relazione dei ”Tre saggi’ indicano una “mancata osservanza delle intese sul luogo programmato per il campo IX, spostato in altro luogo”, cui necessariamente consegue che Compagnoni prese la decisione di porlo sulla dorsale wiesner in violazione di quelle ‘intese’ e dunque arbitrariamente, proprio come afferma il presidente salsa nel libro del 2007.
    Dunque la condanna di Compagnoni e Lacedelli da parte del Club alpino è esplicita non solo nell’interpretazione di salsa ma, prima ancora, nella relazione dei ‘Tre saggi’.
    È a questa chiara ed esplicita condanna che mi sono opposto proponendo da ultimo, il 10 gennaio scorso, una soluzione, quella d’un malinteso nella stesura del piano del 29 luglio, che non solo è provata dal diario di Gallotti , dal silenzio di Bonatti sino al 1961 e dalla fermezza di Bonatti e Compagnoni nel sostenere sino alla morte le loro opposte versioni, ma permette di salvare l’onore di Compagnoni e lacedelli, e di far tornarre a splendere l’impresa del 1954 che ha dato all’Italia il suo solo Ottomila, senza togliere nulla alla grandezza di Bonatti e della sua impresa nel trasporto delle bombole con l’ossigeno supplementare sino alla cordata di punta.
    Mi riesce difficile capire perché i vertici del Club Alpino non vogliano cogliere questa occasione e mi auguro, in considerazione della mia età e del fatto che la mia prima domanda di riabilitazione risale al gennaio di due anni fa, un loro rapido ripensamento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close