“Diciamo sì alla vita!” La rinuncia di Alex Txikon all’Annapurna
Il fuoriclasse basco non ce l’ha fatta. Un crepaccio che si è aperto al campo III, inghiottendo un deposito di materiale, ha costretto la spedizione (che include il milanese Mattia Conte) al rientro
Alex Txikon, Mattia Conte e il loro fortissimo team di Sherpa hanno rinunciato all’Annapurna. Ad annunciarlo, l’11 gennaio, è stato il fuoriclasse basco sui social. “Ciao, siamo di ritorno al campo-base!” ha scritto Alex Txikon su Facebook, “forse dovremmo essere al campo-base, ma per qualche motivo non siamo lì. Dopo aver parlato e meditato tutta la mattina, abbiamo deciso di dire sì alla vita, lasciando alle spalle la nostra intenzione di continuare a provarci”, ha aggiunto due giorni dopo, il 13 gennaio, quando il team era già in marcia verso Pokhara.
La giornata chiave è stata l’11 gennaio, giovedì. Dopo essere saliti velocemente (due ore e mezza!) dal campo I al campo II il giorno prima, e aver sopportato una notte con il termometro intorno ai -25°, gli alpinisti sono ripartiti per il campo III, 6400 metri, che hanno raggiunto nonostante il forte vento.
Qui però hanno trovato un disastro. Una spaccatura che si era aperta nel ghiaccio aveva inghiottito il deposito di materiale (2.000 metri di corda, picchetti, chiodi da ghiaccio, gas, tre tende…) che era stato lasciato nella rotazione precedente. Accanto al crepaccio restava solo qualche rotolo di corda. Proseguire verso l’alto in quelle condizioni era impossibile.
“La montagna è così… E così com’è l’Annapurna, senza precipitazioni e basse temperature, praticamente non esiste un posto sicuro. Quello che è successo è che la zona dove si trovava il deposito – un terreno complesso, un insieme di seracchi che potevano somigliare a una seraccata – ha ceduto, formando una grande spaccatura e tutto è andato perduto” ha commentato Alex Txikon dopo il ritorno al campo-base.
“Sicuramente non saremo stati abbastanza intelligenti o efficaci sull’Annapurna. Ci siamo battuti, io solo ho commesso un errore ma tutti ce ne siamo andati. Penso che restare sarebbe sconsiderato date le condizioni molto impegnative e rischiose della montagna. L’Annapurna è in continua trasformazione, e c’è una minaccia ovunque passiamo. Non posso più permettermi di esporre al rischio i miei compagni”, ha aggiunto l’alpinista basco dopo la decisione di rinunciare.
“Un ringraziamento speciale a tutti i miei compagni, Chhepal, Magkpa, Ang-gyalu, Mayla, MigTemba, Lakpa, Tashi, Moeses, Mattia, Eneko, Andrés, lo staff di 7summits, abbiamo sofferto ma ce la siamo anche goduta, voi che ci avete seguito, sponsor, collaboratori, follower e amici. Thanks, grazie mille, eskerrik asko, gracias, dhan’yavāda”, è la conclusione.
Ricordiamo che la spedizione era iniziata nei primi giorni di dicembre, con un tentativo di salita ai 6059 metri del Chulu Far East, una bella cima di neve e ghiaccio nei pressi del Thorong La, respinto da raffiche di vento a 75-80 chilometri all’ora.
Ma il vero obiettivo, quello di acclimatarsi alla quota, era stato raggiunto.
Il team (Alex Txikon, Mattia Conte, il fotografo Andrés Navamuel e gli Sherpa Chhepal, Ang Gyalu, Pasang Nurbu, Magkpa, Mig Temba, Lakhpa e Pemba) ha raggiunto il campo-base dell’Annapurna il 22 dicembre, in modo da far rientrare la spedizione nell’inverno astronomico. L’indomani è stato raggiunto il campo I (5150 metri), il giorno di Natale, il team ha installato il campo II (5600 metri).
La seconda rotazione in quota è iniziata il 30 dicembre, e ha portato all’installazione del campo III a 6400 metri. “Ora torniamo al campo-base, è tempo di riposare per poter affrontare la prossima rotazione nei prossimi giorni, se il tempo lo permetterà” spiega Alex Txikon sul suo sito e sui social. Pensava al freddo, alle bufere e al vento. Invece, a fermare lui e i suoi compagni di avventura, è stato un crepaccio che si è aperto all’improvviso.
Questa spedizione era già parsa strana al tempo del suo annuncio sia per tempistica dedicata che per obiettivo scelto e questa è la conclusione attesa/scontata. Però, se piace a loro, va bene così.