L’acqua è uno degli elementi più mutevoli, in fotografia. In questa rubrica “Fotografare in Montagna”, ho parlato della fotografia di laghi e di come fotografare le cascate. Continuo con l’acqua, raccontando come si fotografa nel greto di un torrente, in pieno inverno. A differenza della fotografia di laghi, dove prevale l’elemento paesaggistico e delle immagini di grandi cascate di ampio respiro, per l’acqua di un torrente, ci si concentra maggiormente sui particolari.
Entrare nel torrente
Sembra banale da descrivere, ma la cosa più complicata è calarsi nel greto di un fiume e soprattutto in un torrente di montagna. In un greto tortuoso, in inverno, si scivola! Sì lo so, sembra la scoperta dell’acqua calda! In realtà è fredda, tra l’altro. C’è ghiaccio, a volte verglass infido e poco visibile. Insomma, si rischiano rovinose cadute, sia per il fotografo, sia per l’attrezzatura che non ha certo affinità con l’acqua, ma neanche con la superficie della dura roccia. Se c’è neve, sulle rive e sugli argini, calarsi è più semplice, rispetto a muoversi su rocce bagnate o gelate. Attenzione, però, perché sotto uno strato di neve che copre i massi, spesso, si nasconde una superficie ghiacciata.
Consiglio di portare i bastoncini da trekking e i ramponi e un abbigliamento adeguato per proteggersi dal freddo. Un po’ di sofferenza è necessaria. D’altronde se non fa freddo, non c’è il ghiaccio. Volete mettere, però, quanto è bella la melodia dell’acqua che scorre ravvicinata, una vera sinfonia che merita un po’ di sacrificio e un paio di guanti belli spessi.
Come trasportare l’attrezzatura?
Consiglio di porla in uno zaino. Muoversi con una borsa a tracolla, in precario equilibrio, rende gli spostamenti ancora più precari. Lo zaino, invece, da porre sempre correttamente in spalla, garantisce maggiore stabilità e facilita gli spostamenti. Consiglio anche di prestare attenzione ad appoggiarlo a terra o su una roccia. Io, spesso, lo tengo comunque in spalla, anche mentre sto fotografando. E’ la modalità più sicura, per evitare che scivoli in acqua. Non prendo neppure in considerazione il marsupio fotografico, legato alla cintura, che ha il grande potere di far calare i pantaloni, soprattutto se ci si ripone attrezzatura piuttosto pesante.
Quale attrezzatura?
Visto che parliamo di soggetti piccoli, di cascatelle e di parti di ghiaccio, suggerisco di portare focali da 70 a 200 o 300 mm. Meglio se comprese in uno zoom. Si può comporre meglio l’inquadratura e ci si deve muovere di meno, visto che non sempre è possibile spostarsi in un torrente ghiacciato. Anche cambiare spesso l’ottica può essere complicato: è necessario aprire lo zaino, spostare ottiche e riporle negli scomparti, magari anche con i guanti, o peggio, togliendoli ed esponendo le mani al gelo. Non dovrebbe mancare neanche un’ottica macro, per piccoli particolari, come gocce d’acqua o di ghiaccio. E poi, si sa…se lasci a casa l’obiettivo macro, sicuramente ti servirà! Indispensabile un buon treppiede, solido e robusto. Serve sia per utilizzare i tempi di posa lunghi, per l’effetto seta, sia per comporre l’inquadratura con la lentezza che induce alla concentrazione.
Individuare il soggetto
Rispetto alla fotografia di una grande cascata che è più che evidente e subito identificabile, per trovare la piccola cascatella o il minuscolo salto d’acqua che diventerà il soggetto della nostra immagine, serve attenzione e un po’ di pazienza. A volte è necessario muoversi nel torrente per diversi metri, In altri casi, invece, ci si trova in situazioni in cui c’è l’imbarazzo della scelta, tra ghiaccio, stalattiti, giochi d’acqua. Sicuramente vi sto parlando di una “fotografia lenta” che richiede tempo e tranquillità.
Condizioni di luce e ghiaccio effimero
In un torrente, sotto un masso, capita spesso di trovarsi all’ombra. La luce è poca e favorisce l’utilizzo di tempi di posa lunghi che creano l’effetto seta dell’acqua, ovviando alla staticità, una delle caratteristiche della fotografia. Se, invece, la cascatella è illuminata dalla luce solare, l’estetica del soggetto cambia molto e, spesso, si creano delle scie di luce sull’acqua e riflessi sul ghiaccio. Il sole, se è intenso, può anche sciogliere le stalattiti e le forme di ghiaccio. Infondo, il bello di questi soggetti è proprio che sono effimeri. A volte nascono di notte, per sciogliersi all’arrivo della luce, magari a mezzogiorno, per risorgere poi durante la notte. In ogni caso, con soggetti in luce o in ombra, si possono ottenere sempre foto interessanti.
Effetto seta: tecnica
Per ottenere la scia dell’acqua, è opportuno utilizzare dei tempi di posa lunghi. Quanto lunghi? Dipende dalla velocità dell’acqua e dall’altezza della cascatella. Più il salto d’acqua è corto e più è necessario utilizzare un tempo di posa lungo. In genere, per piccoli gradini d’acqua, intorno ai 30 cm o meno, possono servire tempi di posa, dai 1/15 a un secondo. Sono, ovviamente, valori indicativi. L’effetto seta è un tipo di “fotografia empirica”. E’ necessario sperimentare, anche perché l’effetto voluto e previsualizzato (chiedo scusa Ansel Adams) può essere diverso, a seconda dei gusti personali e del risultato che si vuole ottenere. Ecco le impostazioni di massima, per ottenere l’effetto seta:
- Iso bassi: per ottenere tempi di posa lungi e assenza di rumore digitale.
- Diaframma chiuso: f 11 o f 16, per ottenere profondità di campo estesa, visto che parliamo di soggetti piccoli.
- Tempo di posa lungo: a seconda dell’effetto desiderato, ma anche come conseguenza naturale dell’utilizzo di un diaframma chiuso.
- Filtro Polarizzatore: assolve al duplice compito di eliminare i riflessi (se c’è luce) e di aumentare il tempo di posa da 1 a 2 stop, a seconda della regolazione, accentuando l’effetto di mosso dell’acqua.
- Filtri ND: se non si riesce ad ottenere un tempo di posa sufficientemente lungo, per avere l’effetto desiderato, si possono utilizzare questi filtri, che aumentano i tempi di posa. Ne ho parlato anche qui, in Fotografare le Cascate
- Filtri tipologia: per questo tipo di immagini, nella maggior parte dei casi, è sufficiente un filtro ND 8, che toglie 3 stop. Volendo si può associare ad un polarizzatore togliendo così, in totale, 5 stop. Consiglio di proteggere le lenti, da schizzi d’acqua, con un filtro UV o con un filtro di protezione.
- Telecomando o autoscatto: visto che i tempi di posa sono spesso lungi, è opportuno usufruire di un telecomando, in modo da non dovere premere il pulsante di scatto della fotocamera, trasmettendo vibrazioni che potrebbero contribuire a originare il micromosso dell’immagine.
- Treppiede: solido e robusto, visto i tempi di posa lunghi.
- Altre nozioni: se volete, date uno sguardo a “Fotografare le Cascate”.